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“In Guatemala viviamo una profonda regressione in materia di diritti umani”

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alasIl Guatemala ospita dal 4 al 10 dicembre la terza Assemblea di ALAS – America Latina Alternativa Sociale, la rete latinoamericana promossa da Libera.

Alla vigilia dell’ incontro abbiamo incontrato Iduvina Hernández, guatemalteca, difensora dei diritti umani, fondatrice dell’organizzazione SEDEM – Seguridad en Democracia, un’organizzazione composta da persone con una forte inclinazione democrática, interessate al controllo democrático dei servizi di sicurezza e di intelligence in Guatemala e partner storica della rete ALAS. Iduvina è stata reporter e caporedattrice dell’agenzia ACEN-SIAG, reporter e redattrice della rivista Crónica .

Oggigiorno cosa significa far parte di un’associazione come questa in Guatemala? Soprattutto per una donna attivista e giornalista come te?

Quando SEDEM ebbe inizio, nel 2000, l’esistenza di una organizzazione di tale natura e il fatto che la sua direzione fosse affidata ad una donna ( all’epoca non ero ancora io) era qualcosa di innovativo. Tra la società civile si parlava poco di come funzionasse l’intelligence e che ci fossero forme democratiche nell’esercitare il controllo e stabilire limiti con il fine di evitare abusi. E, il fatto che ciò fosse stato proposto da un’organizzazione guidata e composta da donne era ancora più strano. Quasi due decenni dopo, ci sono più organizzazioni dedicate allo studio delle politiche e degli organismi di sicurezza e ci sono anche molte più organizzazioni per i diritti umani guidate da donne. Tuttavia, in una società in cui predomina una struttura e un modo di pensare patriarcale, tutto ciò diventa una sfida costante con un continuo pericolo di essere aggredite per il semplice fatto di essere donna e quindi contestare lo stato delle cose. Ciò lo testimoniano le campagne di odio e diffamazione realizzate sulle reti social come twitter o facebook contro le donne attiviste.

Qual è, brevemente, il processo político e culturale che sta vivendo il Guatemala in questo particolare momento storico di grande cambiamento in Latino America?Qual è la voce dei cittadini e degli attivisti?

Viviamo un momento difficile, caratterizzato da una profonda regressione in materia di diritti umani. Nel nostro paese, grazie a un’iniziativa promossa dalla società civile, ebbe vita la Comisión Internacional Contra la Impunidad en Guatemala (CICIG). Il funzionamento della CICIG era concordato attraverso un accordo, firmato nel 2006, tra lo Stato del Guatemala e l’Onu. Durante questi 11 anni di vita, la CICIG lavorò per identificare, investigare e smantellare Forze Illegali e Organi Clandestini di Sicurezza ( meglio noti come squadroni della morte), in cui erano presenti membri delle forze armate o avevano relazioni con lo stato trasformandosi, dopo il conflitto armato interno, in strutture criminali che oltre ad aggredire gli attivisti sociali, rubavano i fondi pubblici. Durante il suo periodo di attività, la CICIG identificò gruppi che operavano anche all’interno della presidenza della repubblica; di fatto nel 2015 il presidente Otto Pérez Molina fu costretto a lasciare la presidenza e venne incarcerato con la maggior parte dei membri del suo gabinetto. L’attuale presidente Jimmy Morales, suo figlio e suo fratello, sembrano anch’essi coinvolti in reati di corruzione con questi gruppi. Per tal ragione Morales utilizzò il suo potere per espellere la CICIG dal Guatemala. Tutto questo ha comportato una persecuzione pubblica sulle reti social, la creazione di una commissione parlamentare che esprimeva giudizi pubblici contro la CICIG, contro il personale guatemalteco e internazionale che lavorò lì, contro i pubblici ministeri che la promossero, i giudici coinvolti e gli attivisti che la appoggiarono. È una persecuzione da ogni punto di vista, política ed económica,anche contro il Procuratore dei Diritti Umani (PHD) e i magistrati della Corte Costituzionale che oggi giorno sono i garanti della democrazia di fronte all’affiliazione di quasi tutto lo stato alle mafie. Siamo in una fase di totale regressione. Ma nonostante tutto, c’è un settore importante della società civile che resiste. Nella capitale mobilitiamo organizzazioni e collettivi che attraverso azioni creative o tradizionali esprimono il loro malcontento e cercano di frenare l’ascesa di un regime basato sul terrore. Inoltre utilizziamo tutti i mezzi legali disponibili per impedire il rafforzamento del progetto chiamato #PactoDeCorruptos. Siamo profondamente preoccupati per gli eventi che stanno avendo luogo nel continente. Nell’istmo centroamericano, Honduras e Nicaragua subiscono una terribile repressione da parte di governi corrotti come quello del Guatemala. Siamo indignati per quanto sta accadendo in Bolivia contro la popolazione, in Cile, Colombia, Venezuela e Haiti.

In questo senso, cosa significa fare rete con altre organizzazioni?

L’opportunità di aumentare le forze sociali, grazie alla rete ALAS, per affrontare il crescente mostro del fascismo che cerca di stabilirsi nel nostro continente. La possibilità di ampliare le nostre lotte, di offrire e contare sulla solidarietà di altre realtà. Inoltre significa la possibilità di scambiare informazioni sulle reti criminali che operano nel continente e che trascendono i confini con i loro meccanismi operativi. É fondamentale essere operativi in coordinamenti internazionali, al cui interno organizzazioni come LIBERA possono dar voce anche in Europa alle denunce e alle istanze che portiamo avanti. Si sente la forza della solidarietà internazionale.

Il Guatemala accoglierà la terza Assemblea della rete ALAS – America Latina Alternativa Sociale, grazie al sostegno di organizzazioni come SEDEM. Cosa rappresenta una rete come questa per organizzazioni come la tua?

L’opportunità di realizzare l’assemblea ALAS in Guatemala è per noi un onore molto grande e una sfida. Saremo le organizzazioni ospitanti di molte persone esemplari nel continente e ciò ci riempie di gioia e ci sprona. Far parte di ALAS ha rappresentato la possibilità di ampliare alleanze nel continente. Sappiamo che questo non è un processo che termina in un incontro. Ogni assemblea ALAS rafforza i legami che ci uniscono e credo che questa assemblea possa consolidare il lavoro già svolto.

Quali sono le possibilità e i rischi che questa rete potrebbe affrontare?

Le possibilità che abbiamo di fronte a noi sono direttamente legate alla possibilità di poter contare su una rete in tutto il continente che promuove un obiettivo strategico comune. Bisogna rafforzare le alleanze subregionali e identificare gli spazi di manovra e di azione comune, come ad esempio davanti al sistema interamericano dei diritti umani o alla revisione periodica universale in seno al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite. Questo dipende da quanto riusciremo a individuare obiettivi sul breve termine, comuni e strategici. Dipende anche da quanto siamo in grado di collaborare al di là degli incontri faccia a faccia. Credo che ci troviamo di fronte alla sfida di individuare la struttura funzionale più in linea con le azioni che proponiamo. L’intensa situazione che viviamo nel continente può essere un fattore che limita lo sforzo richiesto per costruire questa rete. Da qui l’importanza di trovare quell’obiettivo che ci permette di vederlo come un’opportunità per allargare i nostri orizzonti.

Cos’è per te la Rete ALAS in una frase.

La possibilità di poter volare da nord a sud nella lotta per la giustizia.

Una frase per i membri di Libera in Italia.

Grazie, grazie mille per questo esempio di lotta e per mostrarci che è possibile sconfiggere le mafie.

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