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“Corruzione sepolta”, nuovo dossier di R.I.G.A.

Redazione il . Emilia-Romagna, Informazione

Corruzione sepolta_Copertina“Corruzione sepolta. Bologna, tra dinamiche corruttive e strumenti anticorruzione” è il terzo dei dossier “R.I.G.A. – Report e Inchieste di Giornalismo Antimafia” che raccontano mafie e corruzione a Bologna. Un lavoro collettivo fatto da Libera Bologna e Libera Informazione.

Il dossier è stato presentato durante il Festival dell’Informazione Libera e dell’Impegno, venerdì 6 dicembre alle 18.30 nel Teatro del DamsLab.

“R.I.G.A. – Report e Inchieste di Giornalismo Antimafia – afferma Fiore Zaniboni, referente di Libera Bologna – è il frutto del lavoro che Libera Bologna svolge durante l’anno nel campo dell’Informazione. Una riga dopo l’altra, un lavoro quotidiano e costante di studio, approfondimento e inchiesta su quello che accade sul territorio. Un lavoro che crediamo sia fondamentale nel contrasto alla criminalità organizzata di stampo mafioso: per combattere le mafie è necessario conoscerle, ma è necessario, ancora prima, conoscere dove si infiltrano e radicano, i luoghi e le modalità”.

“Visto che neanche Bologna è esente da un radicamento mafioso – aggiunge Sofia Nardacchione, responsabile del settore Informazione di Libera Bologna – abbiamo ritenuto necessario iniziare a mettere nero su bianco quello che sappiamo, mettere insieme pezzi e unirli in dei dossier tematici che crediamo siano essenziali per buttare giù quei muri di indifferenza che spesso abbiamo incontrato nel nostro percorso. Questi dossier sono tanti tasselli che andranno a creare un quadro complessivo del fenomeno mafioso a Bologna, nella speranza che la consapevolezza di quello che accade nel capoluogo emiliano porti alla diffusione sempre più ampia di una coscienza e di una mentalità antimafiosa”.

Negli scorsi due lavori, disponibili sul sito www.liberabologna.it, Libera Bologna e Libera Informazione avevano approfondito il tema del narcotraffico e quello di caporalato e sfruttamento lavorativo. In questo nuovo lavoro, il tema è quello della corruzione: un fenomeno che è tanto pervasivo nella società odierna, quanto difficile da raccontare nelle sue pieghe più recondite.

Come afferma Lorenzo Frigerio, coordinatore della Fondazione Libera Informazione, un elemento per cui è difficile far emergere la corruzione è la “cifra oscura, vale a dire il numero reale dei reati che sfuggono del tutto alle statistiche giudiziarie, a fronte di quelli, in misura inferiore, che al contrario sono denunciati e, nella maggior parte dei casi, perseguiti penalmente. Nell’ambito della corruzione la cifra oscura ha un peso ben più rilevante di quanto accade per altri reati, perché purtroppo è molto elevata. Infatti, si tratta di un elemento costitutivo il reato stesso, in quanto corrotto e corruttore spesso sono gli unici a conoscenza del patto corruttivo che hanno stretto e quindi, se nessuno dei due parla, all’esterno nulla è destinato a trapelare, nonostante gli effetti del mercimonio della funzione pubblica possano essere divenuti ampiamente oggetto di critiche e di sospetti”.

I casi approfonditi, per quanto ridotti li si voglia considerare, aprono uno squarcio su scenari ben più ampi, che raccontano molto spesso una corruzione diffusa su più livelli, che gode di un alto grado di omertà, sulla convenienza, sull’abitudine.

Il caso principale illustrato nella presente pubblicazione è quello di “Mondo Sepolto”, che a gennaio del 2019 ha coinvolto le principali società funerarie di Bologna e i due principali ospedali, il Sant’Orsola e il Maggiore. Un caso che interessa uno spazio sensibile, quello della scomparsa di un proprio caro, e racconta un sistema che andava avanti da più di vent’anni, attraversando il comparto delle pompe funebri, a partire dalle camere mortuarie ai funerali veri e propri.

C’è poi il caso del Gruppo Fiori, che riguarda la corruzione nello smaltimento dei rottami delle autovetture e che va da Roma a Bologna, in particolare Crespellano, e che è venuto alla luce grazie a un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma.

C’è poi il racconto di un giudice della Commissione tributaria della Regione Emilia-Romagna, accusato di corruzione per esercizio della pubblica funzione e accesso abusivo a sistema informatico o telematico. Un caso che descrive la sottilezza del confine tra amicizia e corruzione, tra favori e reato.

Infine c’è il racconto di una “corruzione organizzata”, quella che emerge dal processo Black Monkey , il processo in cui in primo grado per la prima volta i giudici del Tribunale di Bologna hanno riconosciuto il reato di associazione mafiosa per il gruppo che si occupava di gioco d’azzardo legale e illegale. Reato che, poche settimane fa, non è stato riconosciuto dai giudici della Corte di Appello. Quello che emerge dal processo è, in ogni caso, l’utilizzo della corruzione come strumento delle associazioni criminali, per assoggettare il territorio.

Ultima parte del dossier, con approfondimenti e contributi di esperti è sull’ anticorruzione: sugli strumenti che ognuno ha contro i fenomeni corruttivi, sull’importanza del monitoraggio civico.

Scarica il dossier: Corruzione-Sepolta_RIGA

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