Favignana: atto di accusa della Procura di Trapani contro la Società elettrica
In alcune zone della costa di Favignana, la più grande delle tre isole delle Egadi, per i bagnanti d’estate era cosa divertente andare a fare il bagno nella zona denominata “acque calde”. Ma quel fenomeno non era naturale, ma provocato semmai da una forma di inquinamento.
Per mesi e mesi gli investigatori della sezione di polizia giudiziaria della Forestale hanno lavorato silenziosamente sull’isola. Un ambiente risultato all’apparenza incontaminato, perché la Forestale ha scoperto in un territorio che risulta essere Area marina protetta, una pericolosa fonte di inquinamento, rappresentato dalla centrale termoelettrica gestita dalla “Sea” – Società elettrica Favignana. L’isola di Favignana è risultata essere in pericolo.
Una indagine, completatasi anche con gli accertamenti svolti dalla Guardia di Finanza e con i risultati di una perizia tecnica, e che adesso approda al giudizio del Tribunale. Il procuratore aggiunto di Trapani, Maurizio Agnello, ha infatti firmato la richiesta di rinvio a giudizio per l’amministratore unico della società che gestisce la centrale, la Sea, Giuseppe Filippo Accardi, 77 anni, e per la stessa società rappresentata da Elisabetta Bonsignore, 58 anni. Il reato contestato è quello di inquinamento ambientale.
In sostanza la Procura contesta come dolosamente dal 2008 è stata omessa l’esecuzione di bonifiche e interventi necessarie dopo la fuoriuscita di gasolio da un serbatoio interrato. La magistratura ha ritenuto palliative le soluzioni adottate dalla Sea, che non ha rispettato l’ordinanza comunale con la quale era stato approvato uno specifico progetto di bonifica, tanto che l’inquinamento progressivamente si è esteso interessando le acque sotterranee e parte dell’ecosistema dell’isola. Danni incalcolabili.
L’udienza preliminare davanti al gip Brignone è fissata per il prossimo 26 febbraio. Sulla vicenda il deputato del Pd Carmelo Miceli ha presentato una interrogazione al Governo: “Per troppi anni il caso di inquinamento ambientale della centrale termoelettrica di Favignana è stato ignorato. Oggi il danno ambientale – rilevato a partire dal 1980 – è di dimensioni enormi. Ho presentato una interrogazione in Commissione, per capire se vi siano pericoli per la salute dei cittadini e i turisti che si recano a Favignana, dovuti ad anni di inquinamento. Non possiamo permettere che le nostre bellezze naturalistiche vegano trattate in questo modo. E’ vergognoso che nonostante tutti gli allarmi lanciati in questi anni, la Sea non abbia posto rimedio alla sede inquinante della centrale di Favignana. Ora speriamo almeno che chi ha sbagliato venga punito secondo la legge”.
Nel procedimento penale Legambiente Sicilia ha anticipato la costituzione come parte offesa. “I reati sono di una gravità inaudita – dice Gianfranco Zanna presidente di Legambiente Sicilia – da anni lottiamo contro questa centrale, nelle isole minori queste centrali a gasolio vanno chiuse e in particolare a Favignana dove semmai si deve lavorare per la creazione di un elettrodotto tra la costa trapanese e le Egadi”.
Nel recente periodo la Sea ha attivato alcune iniziative a favore della comunità dell’isola, attività che adesso risulta al quanto sospetta, forse condotta per prevenire le proteste che potranno sortire dall’esito della odierna indagine giudiziaria.
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