Il Dio di tutti e la Chiesa di Francesco
Non so se dentro di voi mai avete avvertito un forte desiderio di giustizia, sociale, economica, di speranza in un domani dove le disuguaglianze diminuiscano e dove anche ai poveri sempre più sia data la possibilità di un riscatto e di mettere a frutto i propri talenti.
E non so se pensando a questi sogni avete avvertito un fremito dentro, se vi si è scaldato il cuore e avete pensato che un po’ questi sogni dipendono anche da ciascuno di noi.
Ho sempre pensato che quelli sono i momenti in cui incontriamo Dio perché quel cuore che si scalda ed esce dall’io per trovare il senso della comunità per cui spendersi, è quel seme di divinità che vive dentro di noi e che riusciamo a far emergere.
È il nostro appuntamento con lui, lungo la strada del nostro cammino; è l’incontro con Gesù come avvenne per i discepoli di Emmaus. Da quel momento dipende da noi, dalla nostra libertà, dal nostro coraggio, dal nostro riconoscere Dio che ci parla.
Lui comunque continuerà a farsi sentire ogni volta che il nostro cuore si scalderà per spingerci alla vera vita, quella che ci porta fuori di casa e a stare sulla strada, vicino possibilmente a chi ogni giorno viene discriminato, umiliato, offeso, deriso, colpito nella sua dignità.
E sapete qual è stata per me la più grande rivoluzione della nostra storia contemporanea? Quella fatta da un papa come Ratzinger che aveva paura della modernità e che insieme a papa Giovanni Paolo II ha tenuto bloccato per decenni il processo inarrestabile del rapporto tra Chiesa e pensiero laico e scientifico sancito dal Concilio Vaticano II.
Alla fine, visto il degrado a cui questa chiusura stava portando la Chiesa stessa, si è arreso e ha con il suo gesto ha permesso l’inizio di un nuovo cammino (anche lui ha avuto il coraggio di rompere muri riconoscendo la sua impotenza a gestire questa fase della Chiesa). Lui rappresentante della Chiesa al di sopra di tutti, ha reso possibile che la Chiesa, come aveva stabilito oltre 50 anni fa il Concilio Vaticano II, riprendesse la sua strada di popolo in cammino con gli altri popoli.
Un popolo che non sta sopra agli altri ma con gli altri, con pari dignità, non più detentore dell’unica verità, ma di una parte di verità, con il grande scopo di far capire che Dio è amore.
Ratzinger ha compiuto un vero atto di amore verso tutti noi: ha permesso alla Chiesa l’inizio di un cammino nuovo, sfuggendo alla logica del potere temporale come era accaduto da Costantino in poi (per quasi 1700 anni) e tornando ad essere vicino all’umanità principalmente come voce di speranza e di gioia, di annuncio di salvezza, cosa che non aveva mai iniziato a fare se non nei primi secoli di vita.
Queste sono le rivoluzioni e un credente non può non affrontare quanto sta avvenendo.
Così è potuta apparire all’orizzonte la figura di Papa Francesco, che sta portando avanti il dialogo tra il mondo cattolico e quello delle altre chiese cristiane, parla con pari dignità con le altre chiese monoteiste, si apre al mondo delle altre religioni, dialoga con il grande mondo dei non credenti (leggete il bellissimo libro scritto da Eugenio Scalfari al riguardo), con quello scientifico e del pensiero filosofico, che si pone insieme ai giovani e agli scienziati come primo difensore della nostra casa comune il nostro pianeta (contro le forze della politica, della finanza e della grande impresa), proprio come deve fare un popolo di credenti che cammina insieme agli altri popoli.
C’è una grande novità che, per me, nel tempo cambierà la storia e credo anche la Chiesa.
Che Dio non è cattolico e direi che non è neanche cristiano, ma è l’unico Dio di tutti, che parla all’uomo e alla donna in cammino per qualunque strada del mondo, e parla con lingue, storie, modi diversi, che nessuno è depositario di chi è Dio e che nella sua misericordia fa della diversità non un limite, ma un infinito da cercare.
Che bello un Dio unico e di tutti, una grande contraddizione per noi cattolici e cristiani che ci vogliamo fare paladini dell’essere depositari dell’unica verità, mentre lentamente scopriamo che non è così e che Dio non vuole così
Non servirà a niente sventolare croci e rosari in pubblico, farne un emblema di superiorità, neanche per scopi politici, ma al tempo stesso quelle croce e rosari sono manifestazione di un Dio che a una parte del mondo parla così e ad altri popoli ha svelato altre cose. Per questo portiamole con noi, ma non come segno dell’unica verità.
Il Dio di tutti e i popoli che camminano insieme nel rispetto reciproco, nel riconoscimento delle proprie ricchezze e anche verità parziali (ma non per questo meno importanti), per me hanno una unica meta: l’amore e la salvezza della nostra vita.
E allora torniamo là dove Dio ci vuole, all’incontro personale con lui, a quello scaldarsi del cuore, a quel fremito per la ricerca di giustizia che ogni tanto ci prende, ci scuote, ci interroga; là dove Dio ci aspetta per svelarsi e farsi conoscere e dove ci invita a seguirlo, dovunque noi siamo, a qualunque latitudine perché a tutti, in tutte le religioni, in tutte le lingue, in tutte le filosofie, lui ha svelato che é amore e che un seme di quell’amore è dentro di noi e ci abita per tutta la vita.
Il messaggio della Visitazione del Pontormo ai potenti della Terra
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