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Commissione comunale antimafia a Milano? No, grazie!

Di Lorenzo Frigerio il . Lombardia

Ci sono volute
due votazioni, una prima, terminata in parità lo scorso lunedì 18
maggio e una seconda, tenutasi invece ieri pomeriggio, dall’esito
più scontato perché il Consiglio Comunale di Milano arrivasse ad approvare
la delibera di revoca della Commissione Comunale Antimafia, votata all’unanimità
lo scorso 5 marzo. A poco più di due mesi di vita e dopo solo un paio
di riunioni risoltesi in un nulla di fatto, proprio per l’assenza
dei consiglieri di maggioranza, l’aula di Palazzo Marino ha deliberato
di ritornare sui propri passi, cancellando con un colpo di spugna la
Commissione che avrebbe dovuto aiutare l’amministrazione comunale
nell’approfondire lo studio delle dinamiche delle infiltrazioni mafiose
in città e, successivamente, nell’avanzare proposte di intervento
politico e amministrativo al riguardo. La maggioranza ha quindi recepito
le perplessità del Prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi, espresse
nell’immediatezza del voto con una lettera inviata al Sindaco Letizia
Moratti: “non risulta ipotizzabile la costituzione di una commissione
consiliare di inchiesta antimafia”
. A seguire arrivarono al Comune
di Milano altri dinieghi ad una prima generale richiesta di partecipazione
rivolta a magistrati e forze dell’ordine, alcuni dei quali espressi
formalmente, altri informalmente, soprattutto dai vertici del Tribunale
di Milano.

In sostanza,
il punto critico discusso fin dall’inizio era la possibilità o meno
che le forze dell’ordine e i rappresentanti della magistratura potessero
riferire dell’esito di indagini in corso, per legge difettando la
Commissione di poteri di inchiesta. Ad onore del vero, tale pretesa
non era mai stata avanzata anche dai consiglieri più intransigenti.
I positivi precedenti, portati a supporto della necessità di istituire
una Commissione comunale antimafia, invece erano quelli di altre due
commissioni comunali: la prima, presieduta dal professor Carlo Smuraglia
che licenziò nel 1990 una relazione, peraltro mai pubblicata forse
vista la scomodità dei contenuti; la seconda, sulla corruzione nel
commercio, presieduta nel 1995 da Nando dalla Chiesa, che siedeva allora
tra i banchi di Palazzo Marino.

Preso atto
di queste difficoltà, peraltro già discusse all’inizio dell’iter
della delibera di costituzione, ma accantonate successivamente alla
votazione del 5 marzo, il centrodestra ha fatto ieri marcia indietro
provocando l’ira dei consiglieri di opposizione che, in segno di protesta,
hanno poi abbandonato l’aula facendo mancare il numero legale ed impedendo
la prosecuzione dei lavori del Consiglio Comunale. Hanno votato sì
alla proposta di revoca 29 consiglieri di maggioranza, mentre i voti
contrari sono stati 24 (tutta l’opposizione compreso l’ex esponente
della Lega Pagliarini, oggi passato al Gruppo misto), mentre il Presidente
del Consiglio Comunale Manfredi Palmeri si è astenuto, marcando la
sua diversità rispetto alla coalizione che governa Milano. Non più
tardi di qualche giorno fa, lo stesso Palmeri, intervenendo a Milano
alla commemorazione organizzata da Libera in ricordo di Giovanni Falcone,
aveva ribadito ad alcuni cittadini che lo incalzavano la sua contrarietà
alla decisione presa dal centrodestra; una contrarietà ribadita anche
in esito al voto di ieri in aula: “la Commissione era utile e legittima”.
Non dello stesso avviso, evidentemente, il capogruppo del PdL Giulio
Gallera: “Il centrosinistra voleva usare mafia e antimafia per
degli attacchi politici. Li abbiamo smascherati e saranno puniti dagli
elettori”
.

In esito alla
proclamazione del contestato voto, è scoppiata la bagarre in aula,
con uno scambio acceso di accuse reciproche. Pesante il giudizio del
capogruppo del PD Pierfrancesco Majorino che ha censurato la discutibile
concomitanza della chiusura della Commissione Antimafia con due avvenimenti
di diversa natura: “Dopo l’omicidio di Quarto Oggiaro, che sicuramente
segnala la presenza della criminalità
organizzata e a due giorni dalla commemorazione di Giovanni Falcone,
questo atto del Consiglio è un insulto”
. La successiva replica
di Gallera ha innalzato i toni dello scontro tra i diversi contendenti,
alla presenza di alcuni cittadini e dei cronisti che seguono quotidianamente
i lavori d’aula a Palazzo Marino: “Majorino cita persone in modo
inappropriato. Falcone ha fatto il magistrato a Palermo senza confondere
i ruoli. È mistificatorio, demagogico attribuire al Consiglio delle
responsabilità su ciò che succede fuori di qui”
. Per alcuni
minuti si è andati avanti con reciproche accuse, si sono sprecati i
“vergogna!”
rivolti all’indirizzo di questo o di quel consigliere
di parte avversa, si è smarrito alla fine il senso delle diverse posizioni
nel frastuono scatenatosi.

Il commento
più duro è arrivato dal consigliere della Lista Fo, Basilio Rizzo,
protagonista in Consiglio Comunale di battaglie epocali contro il malaffare,
fin dai tempi precedenti la stagione di Tangentopoli: “Evidentemente
ci sono forze fuori dal Consiglio che comandano su quelle dentro al
Consiglio. In Sicilia, Campania, Calabria brindano”
. Evidentemente
Rizzo si è riferito al fatto che le cosche avranno di che brindare
se solo si pensa alla quantità di denaro destinata ad arrivare in città
e regione, nell’imminenza del prossimo Expo 2015. Molti finanziamenti
destinati prevalentemente alle opere pubbliche necessarie, a partire
dalle infrastrutture e dall’indotto connesso, che le diverse mafie,
‘ndrangheta in testa, pensano di riuscire ad intercettare, infiltrandosi
nei gangli delle procedure amministrative collegate.

In serata,
il Sindaco Moratti, intervenendo alla puntata di “Anno Zero”
dedicata proprio all’Expo, sollecitata dal conduttore Michele Santoro
ha dichiarato di prendere atto del voto del Consiglio Comunale, ma che
non per questo i controlli antimafia verranno ridotti, anzi. Moratti
ha ricordato anche l’impegno preso dal Governo per tutelare gli investimenti
pubblici e privati in arrivo e per approntare tutti i meccanismi utili
al monitoraggio delle opere previste, ai fini di prevenire infiltrazioni
criminali. 

Dopo lo scontro
in Consiglio Comunale, le forze politiche si organizzano ora per dare
alla cittadinanza un segnale di continua attenzione alla questione delle
presenze mafiose in città, che segni la discontinuità con l’aria
di smobilitazione connessa invece alla decisione presa ieri a Palazzo
Marino. Le opzioni sono ovviamente diverse. Se il PdL annuncia quindi
un “grande convegno sulla mafia”, che serva a rilanciare
l’impegno della maggioranza nel contrasto alle cosche, volendo motivare
nei fatti l’impossibilità di utilizzare lo strumento consiliare a
suo tempo adottato, il PD viceversa lancia un appello alla mobilitazione
civile: serve un “comitato di volontari” che possa svolgere
con serietà il compito che era stato attribuito alla Commissione comunale,
ieri cancellata dal voto dell’aula.

“Questo
è un regalo fatto alle organizzazioni criminali,
è un chiaro segnale che a Milano non si può
e non si deve parlare di mafia”
è questo il commento lapidario
della referente di Libera  Milano, l’avvocato Ilaria Ramoni.

E le cosche?
Le cosche stanno a guardare…

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