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Cocaina, crolla il mercato mondiale

Di Alessandro De Pascale* il . Internazionale

Da New York il direttore dell’Ufficio droga e crimine dell’Onu racconta
come cambiano la produzione e i traffici degli stupefacenti. Tra
vecchie e nuove sostanze. —
Antonio Maria Costa dirige dal 2002
l’Ufficio droga e crimine delle Nazioni unite (Unodc). Lo abbiamo
raggiunto telefonicamente a New York per parlare, tra un’assemblea e
l’altra, del mercato mondiale degli stupefacenti, del fenomeno cocaina
e delle nuove droghe.

Un servizio della Bbc sostiene che il mercato mondiale della cocaina sta calando. È così?

Il
maggior fornitore di cocaina al mondo, la Colombia, sta registrando
forti cali delle coltivazioni. E anche se analizziamo il consumo, il
mercato nordamericano, che tradizionalmente presenta i volumi maggiori,
è in contrazione, del 24-25 per cento negli ultimi cinque anni. La
cocaina è stata sostituita, soprattutto tra i giovani, dalle altre
droghe e dall’alcool. Anche il mercato europeo ha smesso di crescere.
Soprattutto in Inghilterra, Spagna e Italia dove a partire dal 2000
c’era stata una crescita esponenziale.

L’associazione Libera
contesta i vostri dati. A loro dire, in Colombia, mancano all’appello
1.400 tonnellate di coca. Come risponde?

Sono consapevole di
questa accusa e ho anche accettato di incontrarli. Diverse metodologie
producono numeri diversi. Noi utilizziamo il sistema più potente al
mondo tra quelli disponibili: combiniamo le immagini satellitari con
una verifica sul campo da parte dei nostri agronomi che sono centinaia
in ogni Paese produttore. Verificano se la lettura del satellite
corrisponde alla situazione reale. Libera mi ha accusato, stupidamente,
di essere al servizio degli Stati Uniti riducendo le stime, per fargli
fare bella figura. Noi stimiamo tutta la produzione andina (Colombia,
Perù e Bolivia) in meno di 950 tonnellate l’anno circa. Gli utlimi dati
li presenterò a giugno assieme al presidente Uribe. Se invece delle 600
tonnellate che noi stimiamo solo in Colombia fossero 3.500,
significherebbe che l’intera area coltivabile del Paese sarebbe
ricoperta a tappeto da piante di coca. Sono dichiarazioni che mi
lasciano perplesso.

Quindi in definitiva il Plan Colombia è servito?

Un
momento. Noi parlavamo delle stime di coltivazione e produzione. Nel
2001, quando il presidente Uribe fu eletto la prima volta, erano
360mila gli ettari coltivati, oggi sono circa 80mila. C’è stata un
riduzione di oltre il 50 per cento. Il problema però è un altro. I
cocaleros hanno fatto di tutto per aumentare la produttività. Piantano
i semi non più a quattro metri ma a un metro di distanza l’uno
dall’altro. In secondo luogo non fanno più tre raccolti ogni anno ma
sei. In più ho visto una hacienda che aveva quattro diversi campi di
cocaina con differenti contenuti di idroclorido (la sostanza alcaloide
che porta dipendenza). Praticamente ci sono menti diaboliche che
lavorano come ingegneri biologici, cambiando i connotati della pianta,
per rendere le foglie più potenti. Questo contrasta la riduzione delle
coltivazioni: aumenta concentrazione e potenza della sostanza. Ma
soprattutto servono meno foglie ed ettari per produrre la stessa
quantità di cocaina.

Nei rapporti di polizia si parla spesso della cocaina sintetica. Potrebbe essere collegata al calo della produzione?

Questa
è una delle novità del mercato, anche se ancora in fase embrionale.
Oggi tutte le droghe sono sintetizzabili in laboratorio, incluse
cocaina, eroina e cannabis. Tuttavia il consumo delle droghe sintetiche
per eccellenza (mdma, lsd ecc.) si è stabilizzato in tutto il mondo. La
gente si è resa conto della loro pericolosità.

Passiamo alla purezza delle sostanze. È scesa?

La
purezza si è ridotta per quanto riguarda la cocaina ma continua a
rimanere alta. Da quattro anni l’Afghanistan produce il doppio del
volume di droga consumato nel mondo: 8.000 tonnellate a fronte delle
4.000 utilizzate. Quindi dal 2006 al 2008 ci sono 10.000 tonnellate
stoccate e il mercato è saturo: trabocca di oppio ed eroina, tanto che
i trafficanti non abbassano i prezzi ma aggiungono delle options che
offrono gratuitamente. Questo ha fatto la fortuna dell’eroina. Solo
nelle strade di Londra, in due anni, è raddoppiata: dal 24 al 50 per
cento. Parallelamente il calo delle morti per overdose, registrato
negli ultimi dieci anni, si è fermato perché di colpo i consumatori
hanno tra le mani prodotti molto più potenti. Motivo per cui ho scritto
ai ministri della Sanità dei Paesi consumatori. Ma solo tre mi hanno
risposto interessati. La questione della dipendenza non è per loro
rilevante. Il dramma della nostra organizzazione è che non riuscire a
svegliare i governi.

Torniamo alle droghe “naturali” ora sintetizzate. Come va il mercato del crack?

È
un prodotto devastante per l’individuo. In Italia però non abbiamo mai
avuto problemi con questa sostanza. Le formule sono poco note e il
crack si trova in misura molto ridotta. Da qualche mese è emerso però
il suo equivalente fatto con l’eroina: la “crystal eroin”, altra
sostanza particolarmente pericolosa. Viene realizzata soprattutto al
confine tra Afghanistan e Iran.

*da Terra 26 maggio 2009

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