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Social network e operatori della Polizia di Stato

Piero Innocenti il . L'analisi, SIcurezza

vit-sociUna circolare di alcuni giorni fa, a firma del Capo della Polizia avente come oggetto “Utilizzo dei social network e di applicazioni di messaggistica da parte degli operatori della Polizia di Stato”, è stata inviata a tutti i Questori e agli altri dirigenti degli uffici periferici e delle Specialità dell’Istituzione.

Vengono, così, riassunti alcuni principi e rammentate alcune norme giuridiche che impongono a tutti gli operatori della Polizia di Stato “equilibrio, cautela e attenzione” nell’utilzzo dei suddetti mezzi di comunicazione.

In effetti, da mesi, troppe le esternazioni da parte di poliziotti, anche via web, contenenti “opinioni e valutazioni, anche di taglio critico, specie in ordine ai fatti che interesano l’opinione pubblica” che potrebbero creare nocumento all’immagine dell’Amministrazione della pubblica sicurezza.

E giù, nell’articolata circolare (sette pagine, di cui due di indirizzi) a ricordare ai vertici periferici delle varie articolazioni della Polizia di Stato, punti direi “scontati” ma forse dimenticati come quello relativo al fatto che “l’attività di polizia impone il massimo riserbo su argomenti o notizie la cui divulgazione potrebbe recare pregiudizio alla sicurezza dello Stato, oltre che alla propria e a quella dei colleghi”.

Importanti anche gli altri due passaggi in cui si ricorda l’obbligo per un poliziotto “di mantenere, in servizio e fuori servizio, un comportamento idoneo a non creare disdoro o imbarazzo all’Amministrazione”. Insomma, lo status giuridico rivestito dagli appartenenti (tutti) alla Polizia di Stato “richiede un comportamento ineccepibile ed esemplare anche nella partecipazione a discussioni sui social forum on line”. Quindi il “richiamo”, opportuno, alla massima prudenza in quello che viene indicato come “universo on line” “dove l’indiscriminato accesso rischierebbe di rendere di domini pubblico notizie che per loro natura dovrebbero essere circoscritte ad un numero limitato in virtù delle peculiari funzioni”.

A me pare che queste accentuate esternazioni da parte di poliziotti attraverso social network e whattsapp “dal contenuto inappropriato e, in taluni casi, con profili di natura penale e/o disciplinare” siano anche da ricollegarsi a quell’uso disinvolto e spesso inopportuno che ne hanno fatto anche uomini di Governo ed in particolare lo stesso ex ministro dell’interno Salvini nel passato Governo. E’ noto, infatti, il suo continuo, quotidiano utilizzo di tali strumenti di comunicazione quando era titolare del Viminale e in quanto Autorità Nazionale di pubblica sicurezza tenuto ad assumere quell’equilibrio, ponderatezza e riserbo che oggi il Capo della Polizia, giustamente, richiede a tutti gli appartenenti alla Polizia di Stato.

Di esempi negativi e di esternazioni non sempre in linea con i doveri di un Ministro e derivanti, in primis, dal giuramento prestato innanzi al Presidente della Repubblica ce ne sono stati e non abbiamo sentito particolari prese di posizione, a parte qualche giornalista e un paio di magistrati (ricordo il disappunto del Procuratore della Repubblica di Torino su alcuni particolari dati da Salvini mentre era in corso un’operazione di polizia con l’arresto di nigeriani).

In passato, in realtà, ci sono stati altri esempi di scarsa ponderazione nei tempi e modi di esternazioni anche da parte di altri due Ministri dell’Interno, Maroni e Alfano, che oltretutto si “attribuivano” i meriti di importanti operazioni di polizia giudiziaria condotte da poliziotti e carabinieri sotto il coordinamento dei magistrati.

Doveri e responsabilità, allora, dovrebbero essere richiamati a tutti i dipendenti pubblici, quindi anche ai Ministri, ricordando anche quell’art.3 del Regolamento  sul codice di comportamento (DPR 16 aprile 2013, n.62, secondo cui “il dipendente non usa a fini privati le informazioni di cui dispone per ragioni d’ufficio, evita situazioni e comportamenti che possano ostacolare il corretto adempimento dei compiti e nuocere agli interessi o all’immagine della pubblica amministrazione”.

La rassicurante Ministro dell’Interno

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