Roma non è Gotham City, ma la criminalità cresce…
L’omicidio del giovane Luca Sacchi avvenuto a Roma, nel quartiere Appio Latino, alcuni giorni fa e l’ipotesi di una cessione di droga dietro la rapina ad opera dei due aggressori, entrambi ventunenni, prontamente arrestati dalle forze di polizia anche grazie al coraggio di una mamma che ha denunciato il figlio, è l’ennesimo episodio di violenze collegate al mondo del narcotraffico.
Una emergenza, quella del consumo e spaccio di stupefacenti, che è, da tempo, sotto gli occhi di tutti e sulla quale ci sono state (ci sono) troppe disattenzioni e silenzi. Una emergenza che la vediamo solo quando succedono fatti che nella capitale assumono una rilevanza mediatica maggiore ma che, in realtà, sono frequenti anche in altre città.
Si pensi, solo per fare due esempi di questo mese, al ferimento a pistolettate di uno spacciatore a Lecco e all’accoltellamento di un giovane, conseguente ad una rissa tra spacciatori tunisini, a Reggio Emilia.
E’ vero che c’è una sorta di “sdoganamento culturale delle droghe” come lo ha definito il Capo della Polizia in un recente incontro nella comunità di San Patrignano, ma c’è anche un problema di legislazione inadeguata sugli stupefacenti che è la causa indiretta della diffusione delle droghe e di spacciatori appartenenti a varie categorie sociali, anche di “insospettabili”.
Certo, “Roma non è Gotham City nelle mani del crimine” come ha dichiarato lo stesso Capo della Polizia tornato a più frequenti dichiarazioni pubbliche dopo la pausa dovuta alla ingombrante presenza dell’ormai ex Ministro dell’Interno Salvini. Ma le rassicuranti parole del prefetto Gabrielli che fa riferimento alla “città immaginaria” non possono far dimenticare la presenza criminale, davvero ingombrante e pericolosa, che si registra a Roma da alcuni anni e che è stata messa ben in evidenza nelle recenti indagini di polizia e carabinieri, alcune già sfociate in importanti processi con severe condanne, per non parlare dei tanti sodalizi mafiosi e paramafiosi e altri gruppi criminali citati nei vari rapporti annuali sulle mafie nel Lazio.
Una situazione di criminalità, intendiamoci, che è preoccupante anche in altre città dove lo spaccio ed il traffico di stupefacenti continuano ad essere le attività privilegiate dai malviventi (e non solo).
Per rendersene conto è sufficiente dare un’occhiata alla rassegna stampa che viene pubblicata ogni giorno sul sito della Polizia di Stato. Il mese di ottobre, poi, è stato ancora un mese “stupefacente” in tema di spaccio e di repressione da parte delle forze di sicurezza.
A partire dalle piantagioni e serre di varie dimensioni localizzate in diverse città ma, in particolare, nelle province di Foggia, Cagliari, Nuoro, alle “signore dello spaccio” che, a Torino, vendevano droghe anche ai minorenni (accertate oltre mille cessioni), allo spaccio di shaboo a Como, alle aggressioni e ferimenti di agenti di polizia a Milano e a Bologna che avevano fermato alcuni pusher per i dovuti controlli. Ed ancora: i 93kg di marijuana trovati dalla polizia a Pergine (Trento) nella casa di un perito elettronico, disoccupato, con tutto l’occorrente per la produzione (i 25mila euro in contanti sequestrati in casa sono la conferma che l’attività era redditizia).
Spaccio che continua in casa, anche stando ai “domiciliari”, come accertato a Spoleto dalla polizia che nella casa di un “sorvegliato speciale” ha trovato una quarantina di bustine di cocaina,a Taranto dove pure i poliziotti hanno arrestato un ventiquattrenne che, sempre ai “domiciliari”, vendeva hashish a buon mercato.
Spacciatori anche insospettabili come accennato ed è il caso di un avvocato catanzarese denunciato per la detenzione di alcuni grammi di cocaina e di marijuana, di giovanissimi, dodici anni, trovati con la marijuana dentro le scuole a Macerata, nelle province di Palermo, di Brescia, di Genova,di Ancona, di una tredicenne che a Primavalle (Roma) era entrata a pieno titolo nel giro di una banda di pusher arrestati (31 misure cautelari) dai carabinieri, solo per citare alcune delle zone dove sono stati più frequenti i controlli. Metamfetamine, infine, date alle prostitute bulgare da uno sfruttatore e dalla sua amica ( arrestati dalla polizia locale) a Mestre, per aumentare le loro “resistenza in strada”.
Sono davvero troppi i fatti di cronaca che riguardano le droghe (e solo a Roma, quest’anno, alla data del 9 ottobre scorso, già intercettate circa 2,3ton di stupefacenti) e tante persone, non solo criminali, che approfittano per trarne consistenti profitti.
Un ottobre nerissimo
Non abbiamo, forse, ancora toccato il livello di emergenza criminale nazionale ma, di certo, in diverse zone del nostro Paese la situazione è diventata particolarmente preoccupante.
Scrivo questo con il timore di contribuire ad alimentare quel senso di insicurezza e di paura che ho cercato, spesso, di contrastare soprattutto quando veniva strumentalmente utilizzato, nelle campagne elettorali e non solo, da alcuni esponenti politici della destra alla ricerca di consensi elettorali.
Serve, tuttavia, una riflessione sul tema e mi limito ad esporre, sinteticamente, solo alcuni degli episodi delittuosi verificatisi in questo mese di ottobre “nerissimo” in varie città italiane (notizie ricavate dalla rassegna stampa della Polizia di Stato) in modo che ciascuno possa farsi un’opinione di come vanno le cose.
Così, a Roma dove un’anziana viene sequestrata e rapinata in casa (5 ottobre); a Pistoia con un ottantenne rapinato e picchiato (6 ottobre); a Taranto con un uomo rapinato in strada con il coltello alla gola (8 ottobre); a Perugia dove ancora un’anziana viene droga e rapinata (10 ott.); la stessa sorte che tocca ancora ad una donna a Roma (12 ottobre). Due giorni prima, a Lecce, due malviventi esplodono alcune pistolettate per rapinare un’auto ed ancora colpi di arma da fuoco per una rapina a Latina (12 ottobre).
Non si fermano le sparatorie e così, a Napoli, viene gambizzato un panettiere al mercato (12 ottobre); a Matera, in un regolamento di conti, due feriti in pieno centro (12 ottobre); a Messina alcuni colpi di pistola vengono esplosi da due persone a bordo di uno scooter ed altri da un balcone (12 ottobre); a Bologna, raffiche di kalashnikov dopo l’assalto al bancomat (15 ottobre).
La seconda metà del mese non è stata migliore.
A Prato viene arrestato un quindicenne rapinatore che aveva picchiato un ragazzino per rubargli l’iphone (18 ottobre); a Spoleto ancora una brutta rapina di un’anziana che viene anche narcotizzata; a Borgo Valsugana esplode nottetempo il bancomat (20 ottobre); a Pisa una donna viene aggredita in casa da banditi incappucciati che la picchiano e la legano con il guinzaglio (20 ottobre); a Viterbo due giovani rapinano in strada un uomo picchiandolo brutalmente (20 ottobre).
E mentre a Latina un uomo viene accoltellato e picchiato in piazza (21 ottobre), si torna a sparare in strada, tra le auto in transito, a Roma, nella zona dell’Eur (22 ottobre), per rapinare un supermercato sempre nella capitale e nella stessa giornata, a Napoli, in ospedale, dove restano feriti gravemente due uomini; a Reggio Calabria con un imprenditore assassinato a colpi di arma da fuoco (22 ottobre). Infine, un raid intimidatorio a Roma con almeno sette colpi di pistola sparati nella notte del 24 ottobre in via Fonseca.
Il mese volge al termine ed altri gravi fatti criminali si verificheranno mentre, timidamente, si chiede l‘intervento dell’esercito per presidiare alcune zone (vedi Udine, dopo un grave episodio di violenza sessuale in danno di una giovane).
Personalmente sono sempre stato contrario a militarizzare l’ordine pubblico nelle città ma, forse, sempre nel contesto di un sistema di gestione della sicurezza pubblica affidato alle autorità (civili) di pubblica sicurezza, si potrebbe migliorare in alcune zone la vigilanza predisponendo adeguati e visibili servizi di perlustrazione e di controllo stradale con l’ausilio di militari attribuendo loro la qualifica di agenti di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria limitata al periodo di servizio su strada.
Un esperimento per verificare, a distanza di qualche mese e con dati alla mano, la ricaduta sul piano della sicurezza pubblica.
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