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La responsabilità del mondo dello sport

Pierluigi Ermini il . Giovani

SportDurante questo fine settimana è ripreso il campionato di calcio di serie A e nei prossimi giorni via via torneranno sui vari campi e palazzetti sportivi tutte le attività nelle varie discipline, con milioni di giovani che torneranno a correre, a sfidarsi, a far notare il loro talento a tantissime persone che amano lo sport.

Proprio lo sport ha la capacità di unire e di far vivere emozioni uniche in tutti noi ed è dunque uno spazio della nostra vita che va salvaguardato proprio per i valori che riesce a trasmettere.

Coloro che più di tutti dovrebbero avere a cuore la tutela dello sport e dei suoi valori sono proprio coloro che vivono lo sport come professione.

Proprio loro, beniamini e punti di riferimento per tanti bambini, giovanissimi e giovani che premono per le loro prodezze devono sentire forte questo senso di responsabilità.

Per esempio, in una società come la nostra dove il gioco cosiddetto lecito sta diventando per tante persone una vera dipendenza con un peso sociale enorme, i grandi uomini di sport dovrebbero, in questa fase dove ancora la legge sul divieto di pubblicità non è pienamente in vigore, astenersi dal prendere parte a questi spot.

In questo caso purtroppo invece anche negli ultimi anni si è assistito a campioni del mondo calcistico che hanno messo a disposizione delle società che gestiscono il gioco, la loro voce e il loro volto. E ancora peggio si è assistito alla stessa nazionale italiana che ha accolto come uno dei suoi sponsor una di queste società.

Oppure i campioni dello sport dovrebbero essere i primi a rifiutarsi di prendere qualsiasi sostanza che anche minimente possa avere elementi legati al doping, contribuendo a diffondere nei ragazzi la cultura  di uno sport pulito.

Invece ogni anno si assiste a sportivi che cedono alla tentazione del doping e della ricerca di una vittoria scorretta che mina nelle fondamenta il leale confronto sportivo che dovrebbe essere un confronto basato sul talento, sul rispetto dell’avversario, sulla costanza degli allenamenti, sulla intelligenza.

È anche nei pochi casi in cui sta per avvenire una resurrezione sportiva, come nel caso di Alex Schwazer, é lo sport stesso al suo interno che sembra non accettare che un campione che si è dopato, possa tornare a vincere pulito, arrivando fino ai giochi più loschi e illeciti per far morire sportivamente chi era riuscito a riscattarsi.

Poi sono necessari anche gesti importanti legati alla solidarietà che spingano al riconoscimento della dignità di ogni persona.

Campione di solidarietà é certamente Leo Messi, ambasciatore dell’Unicef, che anche recentemente ha compiuto uno splendido gesto dedicato alla lotta per migliorare la qualità della vita dei bambini affetti da malattie finanziando delle ricerche, missione che porta avanti insieme alla sua fondazione,.

Oppure il gesto del cestista spagnolo Marc Gasol giocatore della Nba, per molti il campionato più bello del  mondo, che nel 2018 ha operato come volontario per prestare soccorso in mare con la nave della Ong Open Arms.

Federazioni, società e atleti devono sentire forte il richiamo a quei valori che lo sport ha insiti in sé, non tradirli, ma rendendoli concreti con gesti chiari e non contraddittori.

Lo devono a quei milioni di ragazzi che ogni giorno sui campi cercano di imitarli nelle gesta atletiche e tecniche, ma che vedono in loro anche un esempio da seguire.

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