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E’ necessario svuotare i pozzi d’odio per riprendere temi cardine per il Paese

Giuseppe Giulietti il . Informazione, Istituzioni

parlamento2Non sappiamo se  e quando si farà il nuovo governo.

Come sempre impazza il totonomine, ma vorremmo sentire parlare di più e meglio dei temi che dovranno essere affrontati.

In primo luogo sarà necessario svuotare i pozzi dell’odio, ripristinare il rispetto delle istituzioni, contrastare il dileggio per la Costituzione e per il rispetto dei diritti umani, politici e civili.

Questi sono stati mesi di imbarbarimento della vita quotidiana, sono stati sdoganati comportamenti razzisti, assalti contro ogni forma di differenza e diversità, persino il sentimento religioso è stato calpestato e i suoi simboli più cari, a cominciare dal rosario, ridotti a strumenti per acchiappare qualche voto in più.

Persino chi, solo oggi, ha preso le distanze, e in primis il presidente Conte, ha coperto questi atteggiamenti, ha consentito la caccia al migrante, ha votato a favore di provvedimenti anticostituzionali.

Chi ha invocato il pugno duro contro i naufraghi, non ha mosso un dito contro i trafficanti d’armi, contro le transazioni mafiose, contro la strage sul lavoro, contro il caporalato e lo sfruttamento dei poveri, di ogni nazionalità e colore della pelle.

Per quanto riguarda la libertà di informazione, come ha scritto su questo sito Vincenzo Vita, sono stati traditi tutti gli impegni declamati con grande enfasi: dal conflitto di interessi alla riforma della Rai, dalle normative antitrust all’abrogazione delle “Querele bavaglio”.

In compenso sono stati tagliati i fondi all’editoria, colpite le voci delle differenze, a partire dall’Avvenire e dal Manifesto, minacciata l’abrogazione dell’Ordine dei giornalisti e il commissariamento dell’Inpgi.

Nulla di simile si era mai visto neppure nei tempi più bui della cosiddetta prima repubblica o della stagione berlusconiana.

Il governo che verrà affronterà  questi temi?

Farà finalmente risalire l’Italia nelle graduatorie internazionali in materia di libertà di informazione?

Sarà il caso di tenere accesi tutti i riflettori, perché le premesse non sono incoraggianti e la questione, per l’ennesima volta, rischia di essere archiviata o, peggio, delegata di nuovo a chi è stato il responsabile di queste scelte sciagurate; basti pensare al tentativo, poi fallito, di far chiudere Radio Radicale.

Al di là delle formule di governo e dell’emergenza da affrontare, resta il grande tema della  costruzione di una nuova alleanza civile, culturale, sociale, politica tra quanti preferiscono i ponti ai muri.

Non si tratta di uno slogan, ma di una scelta di campo per l’oggi e, ancor più, per il futuro.

Non si tratta di contrapporre l’Europa al sovranismo, quanto di unire chi ancora crede nei valori della solidarietà, dell’inclusione, dell’accoglienza, della ridistribuzione delle risorse, della salvaguardia dell’ambiente, del rispetto delle differenze e delle diversità.

Questi valori, per altro, sono, anche, al centro della riflessione del Papa, rappresentano l’essenza della dichiarazione di fratellanza di Abu Dhabi, sottoscritta da cattolici, cristiani, musulmani, ebrei, animano, inoltre, la generosa attività di centinaia di associazioni civiche, composte da credenti e non credenti.

Questi temi, da inverare e da attualizzare, sono anche  al centro delle dichiarazioni universali dei diritti, del trattato europeo di  Nizza, e della nostra Costituzione, e sono la via da maestra da imboccare e percorrere senza più incertezza.

Non casualmente, nel mirino degli amici di Steve Bannon, ci sono oggi donne e uomini apparentemente distanti, ma unite dal desiderio di aprire le braccia e di contrastare il rancore e l’egoismo sociale: il presidente Mattarella, Papa Francesco, gesuiti come Padre Spadaro, direttore di Civiltà cattolica, scrittrici come Michela Murgia, artiste come Luciana Litizzetto, intellettuali come Roberto Saviano, attori come Richard Gere, musiciste come Fiorella Mannoia, Paola Turci, Emma Marrone, ed ancora Gino Strada, i volontari della Caritas, la chiesa valdese, chi salva la vita ai naufraghi e ai disperati, e persino chi osa esporre gli striscioni pro Costituzione.

Chiunque abbia un sentimento “universale e universalista”, diventa così un bersaglio, un nemico da abbattere, nel nome delle piccole patrie recintate dall’antico  filo spianato; dove il popolo, come la storia insegna, ha il solo compito di servire gli oligarchi di turno.

I costruttori di ponti hanno oggi il compito di superare  antiche divisioni, persistenti egoismi, gelosie di sigla, per dar vita, paese per paese, comunità per comunità, periferia per periferia, ad una alleanza capace di indicare la strada per il futuro e di sottrarre, anche sentimentalmente, il “popolo” ai populisti, sbarrando la strada agli avventurieri e agli avventuristi.

Per rubare lo slogan al movimento delle donne: se non ora, quando?

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