Il grande insegnamento che ci lascia Mario Cerciello Rega
L’uccisione del giovane carabiniere Mario Cerciello Rega è stata l’ennesima occasione di divisione dell’opinione pubblica italiana, a dimostrazione di quanto malato sia il nostro paese in questo preciso periodo storico.
Un tempo in cui, nell’era dei social, la paura fomenta l’odio, dando adito a un sentimento di irrazionalità che neanche negli anni di piombo l’Italia aveva vissuto.
In quegli anni, i più delicati per la nostra democrazia, dal dopoguerra in poi, anzi fu proprio la rinnovata fiducia in valori comuni, la riflessione costante portata avanti nel mondo della politica, nel cuore delle fabbriche, nelle piazze e nelle scuole, a permettere la sconfitta delle tentazioni antidemocratiche che spiravano sia da destra che da sinistra.
Oggi tutto questo non sembra esserci più ed è un pericolo grande per la nostra giovane e fragile democrazia, con l’incognita e l’aggravante che il primo a non tutelare la nostra comunità da questo rischio, è proprio il mondo della politica.
Dobbiamo “difenderci” da soli, e alto diventa il senso di responsabilità personale che ci deve spingere a ragionare soprattutto con la nostra intelligenza, la nostra libertà intellettuale, il nostro desiderio di conoscere ed approfondire le cose che accadono e che hanno comunque conseguenze per la nostra vita personale e sociale, facendosi sempre una propria personale opinione.
Allora se riusciamo a fermarci e a soffermarci sulla vita di questo giovane uomo, al di là di quello che è accaduto in quelle drammatiche ore che hanno portato alla sua morte, sulle quali si deve fare piena luce e chiarezza, l’insegnamento che Mario Cerciello Rega lascia a tutti noi è forte e soprattutto ha un grande valore per la nostra comunità.
Mario è stato un uomo che nella sua vita professionale ha cercato di far rispettare la legge e un uomo che, dismessa la divisa, ha portato avanti un’opera personale fondata sulla solidarietà, l’accoglienza, la vicinanza, l’aiuto ai malati e ai poveri, oltre alla tutela dei suoi affetti personali.
Una persona che nella sua breve vita ha rappresentato e testimoniato il senso stesso di come si costruisce una comunità e si difende la democrazia: attraverso la legalità, i valori che garantiscono la dignità delle persone, l’amore per la propria famiglia e gli altri, chiunque essi siano.
E queste cose in lui convivevano insieme.
Come dovrebbe essere in ciascuno di noi se vogliamo essere persone responsabili e cittadini veri.
Non credo che quando ha dato da mangiare o a ha offerto una coperta a un clochard o a una persona che vive in strada (come tanti dei clandestini che stiamo creando ogni giorno in questo paese), si sia messo a chiedere di che nazionalità era, o a guardare il colore della sua pelle. Ha offerto un rifugio, regalato un sorriso, consegnato un piatto di minestra, scambiato delle parole. Ha teso una mano verso una mano tesa, sfiorato le dita di chi in quel momento aveva bisogno.
Mario ha dato la sua umanità.
Così come sono certo che quando ha accompagnato un malato a Lourdes ha cercato un contatto con lui, instaurato un dialogo, cercato di conoscerlo più da vicino.
Mario era un uomo vicino ai poveri, agli ultimi.
Mario era uomo di relazioni.
Così come quando è intervenuto l’altra sera, in quella strada di Roma, nello svolgimento della sua professione, Mario ha cercato di interrompere il perpetrarsi di un reato, dando la vita per una questione fondamentalmente legata all’suo di sostenze stupefacenti, un fenomeno che giorno dopo giorno, grazie alle organizzazioni criminali principalmente mafiose, sta da anni nuovamente riempendo le nostre strade, affossando l’esistenza di milioni di persone, e svilendo la vita delle nostre comunità.
Questo sì che è un fenomeno di sicurezza nazionale, di vera priorità di difesa dell’ordine pubblico.
Mario è stato anche una persona che ha curato i suoi affetti personali, prima prendendosi carico della sua famiglia d’origine, poi amando una donna che come lui condivideva i valori di solidarietà, accoglienza, aiuto per gli ultimi.
E con Rosa Maria aveva deciso di costruire la sua nuova famiglia.
Mario, se siamo capaci di fermarci dal nostro raptus di scrivere sui social quello che ci passa per la mente senza neanche un attimo prima conoscere, ragionare e riflettere (ad iniziare proprio dalla politica che su questo fronte sta dando a tutti un esempio di vero sciacallaggio mediatico), ci lascia questo bellissimo insegnamento: legalità, valori inalienabili di ogni persona, cura dell’altro chiuqnue esso sia, amore e cura degli affetti personali.
I grandi presupposti per difendere la democrazia di un paese, il nostro essere comunità, il rispetto per la dignità di ogni persona, l’amore per gli altri, la bellezza che nasce dal saper essere una persona che crea relazioni. Tutto ciò era presente e vivo nel carabiniere Mario Cerciello Rega.
Mario era uomo delle istituzioni, uomo della nostra Costituzione persona aperta al mondo, attento a chi aveva bisogno.
Ed era un ragazzo giovane, l’ennesimo giovane “sognatore”, che lascia questi bellissimi insegnamenti di vita a tutti noi.
Raccogliamo il suo esempio e facciamo continuare a vivere dentro di noi i semi che lui ha sparso nella sua breve vita su questa terra.
Lasciamo cadere l’odio, le paure, l’intolleranza, Mario ci lascia ben altro e credo ci chieda ben altro….
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