Umbria, nodo strategico traffici ecomafie
Un puzzle che lentamente si compone e restituisce una fotografia in bianco e nero dell’altra faccia dell’ Umbria. A scattarla la Commissione antimafia regionale in queste prime settimane di lavoro. Terreno fertile per le infiltrazioni mafiose l’Umbria scopre – giorno dopo giorno – che le pressioni sul territorio non arrivano solo dall’assegnazione di subappalti, forniture o la stipula di subcontratti, ma da buona parte dei canali dietro i quali circolano quantità consistenti di denaro. Anche dal traffico di rifiuti e dal ciclo del cemento.
Più del 10 percento delle inchieste condotte contro i reati di traffici illeciti di rifiuti vedono coinvolti a vario titolo soggetti legati al territorio umbro. Lo conferma alla Commissione antimafia regionale Alessandra Paciotto, presidente di Legambiente Umbria che commenta anche l’operazione condotta dai carabinieri del Noe di Perugia, coordinati dalla procura di Terni, avvenuta alcuni giorni fa, che ha permesso di disarticolare un traffico illecito di rifiuti speciali (batterie al piombo usate) gestita da una presunta organizzazione che operava fra Lazio e Umbria. “E’necessario – ha ribadito Paciotto – mantenere alta la guardia e contrastare con mezzi sempre piu’ efficaci questo fenomeno criminale che e’ una vera e propria piaga per il nostro Paese e un ostacolo allo sviluppo dell’imprenditoria sana”.
Oltre la discarica di Orvieto – sulla quale ci sono ancora indagini in corso – c’è molto altro. Solo nel 2008 sono state 133 le infrazioni nel settore del ciclo dei rifiuti, 136 le persone denunciate e 67 i provvedimenti di sequestro, numeri che collocano l’Umbria al quattordicesimo posto nella classifica delle illegalità connesse allo smaltimento dei rifiuti. Un’analisi peggiorata rispetto allo scorso anno posiziona l’Umbria al centro di traffici favoriti dalla sua collocazione geografica e dall’insospettabile disegno criminale che camorra e ‘ndrangheta in particolare gestiscono con sempre maggiore incisività.
L’ultima operazione in ordine di tempo è scattata lo scorso febbraio su iniziativa della procura di Santa Maria Capua Vetere, coordinata dai carabinieri del Noe, contro alcuni trafficanti di rifiuti. L’operazione “Old Iron” racconta un traffico di veicoli fuori uso e rottami ferrosi, tra Napoli, Caserta e Terni. Cinque le persone arrestate per traffico e smaltimento illecito di questo “ferro vecchio”. L’attività illecita della consorteria criminale e interregionale consentiva ingentissimi guadagni, si snodava attraverso una rete vasta e ben organizzata e toccava la bassa Umbria, il ternano, porta d’ingresso della camorra in Umbria.
Del novembre del 2008 invece il gruppo investigativo dei Noe hanno portato allo smantellamento di un consistente traffico di rifiuti pericolosi costituiti da scarichi industriali prodotti da un centro di rottamazione di Gubbio. Dal marzo 2007 sino a qualche mese fa le indagini hanno seguito questo filo nero che ha permesso di accertare l’attività illecita svolta da due titolari della ditta che trattava rifiuti “particolari” con procedure illecite (auto,bombole e altri rifiuti pericolosi); uno dei due titolari è ad oggi in carcere l’altro agli arresti domiciliari, il centro di rottamazione è stato posto sotto sequestro. Il ricavato illecito di queste operazioni ammontava all’incirca a 1,5 milioni di euro per un totale di circa 1.500 tonnellate di rifiuti provenienti dall’eugubino e dal tifernate.
E’ il rapporto Ecomafia 2009 di Legambiente a tracciare questa radiografia criminale che produce soldi, impastando rifiuti tossici e cemento, arrecando notevoli danni all’ambiente, alla salute dei suoi cittadini e al sistema legale dell’economia. In questa ultima analisi per l’Umbria l’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente lancia l’allarme sulle discariche abusive: una prassi consolidata in altre regioni, da tempo nel silenzio generale, si è fatta strada anche in Umbria. Numerose le operazioni di contrasto al fenomeno.
In provincia di Perugia, a Bettona, nel maggio scorso il gruppo investigativo del Noe ha sequestrato tre aree per un totale di 40 mila metri quadri di rifiuti tossici. Questa è la storia di una discarica abusiva, non in Campania ma in Umbria. L’operazione ha riguardato l’intera regione per un totale di 80 mila tonnellate di rifiuti speciali smaltiti illecitamente, inquinando falde acquifere e inquinando l’atmosfera. All’interno di queste discariche abusive si smaltisono rifiuti industriali ma anche quelli di aziende più diffuse nella regione: le agroalimentari e quelle d’allevamento (alcune aziende di Fontignano, Bettona e Cannara, in particolare sono state al centro di altri controlli nel 2008 da parte del Noe). (vedi tabella ciclo rifiuti Umbria)
Non solo rifiuti – come denuncia alla Commissione antimafia regionale il presidente di Legambiente Umbria Alessandra Piciotto – ma anche numerose illegalità nel ciclo del cemento. La cementificazione progressiva dell’Umbria è ormai un dato di fatto – denunciato dalle associazioni locali, qui e li dalla politica e dall’informazione. I movimenti talvolta ingiustificati di aziende che costruiscono sottraendo verde e aggiungendo cemento provocano modifiche ai piani regolatori sono sotto gli occhi dei cittadini umbri e i più attenti chiedono da anni che si verifichi con attenzione la trasparenza di questo mercato in pieno boom economico nella regione nonostante le dei cifre invariate dell’anagrafe regionale. Si risponde con il cemento ad una domanda che non sembra esserci. E allora perché si costruisce? Chi ha interesse a farlo proprio in Umbria?
Nella classifica nazionale delle infiltrazioni nel ciclo del cemento, quest’anno l’Umbria è undicesima alle spalle della Lombardia; 253 reati accertati, 338 denunce e 29 sequestri. Non solo. La prima operazione antimafia che ha contestato il 416 bis nella regione è legata proprio ad un’inchiesta che parla di appalti, costruzioni e cemento fra Umbria, Calabria e Toscana e coordinata dalla Direzione antimafia del capoluogo umbro.
Questo non è un dato casuale. Ad una prima analisi del mercato edilizio umbro si registrano numerose attività provenienti dalla Calabria e dalla Campania che operano nel settore immobiliare e cementizio con la tecnica del massimo ribasso. Nell’ultimo anno anche le mafie albanesi si sarebbero inserite in questo business, rafforzando la loro penetrazione attiva sul territorio umbro già legata al traffico di droga e prostituzione. (vedi tabella Ciclo cemento Umbria). Proprio questa join venture criminale fra diverse mafie, italiane e straniere, ha catalizzato l’ingresso delle mafie su un territorio un tempo vergine come l’Umbria.
Trackback dal tuo sito.