Gli “stupefacenti” profitti delle droghe
Nella ricorrenza, in data odierna, della Giornata Internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droghe, alcuni brevi cenni sui profitti delle sostanze stupefacenti.
Tra i dati statistici sui sequestri di stupefacenti contenuti nella “Relazione europea sulla droga-2019” presentata ai primi di giugno scorso dall’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze di Lisbona (acronimo inglese EMCDDA), quelli più “stupefacenti” sono quelli riferiti alla Turchia.
E’ in questo Paese, infatti, che nel 2017 è stato bloccato il maggior quantitativo di eroina, 17.385kg, il picco dell’ultimo decennio (5.418kg in tutta l’UE), di amfetamine, 7.268kg (7.027kg in tutta l’UE), di metamfetamine (MDMA, MDA, MDEA), 8.606.765 compresse (6.581.823 in tutta l’UE), di marijuana, 94.379kg (in tutta l’UE 209.401kg), occupando la seconda posizione in tema di sequestri di hashish con 81.429kg, subito dopo la Spagna con 334.919kg (466.097kg in tutta l’UE).
Quantitativi enormi di stupefacenti, gran parte bloccati ai confini turchi, in uscita verso i mercati europei, che confermano da un lato una buona vigilanza da parte di quelle autorità di polizia e dall’altra il “corridoio” balcanico sempre privilegiato da parte dei narcotrafficanti (le organizzazioni criminali turche e albanesi svolgono un ruolo egemone nel traffico di eroina afgana vero l’UE).
Non va dimenticato, peraltro, come sottolinea la relazione suindicata che “dal 2009 la Turchia ha sequestrato ogni anno più cannabis e infiorescenze rispetto a qualsiasi paese dell’UE”.
Va anche detto che l’Italia, nel 2017, con le oltre 90 ton è stato il primo paese UE nei sequestri di tale sostanza.
Quali siano i profitti che la criminalità organizzata ricava dal commercio di eroina si possono calcolare tenendo presente che un chilogrammo di questa droga al confine Afghanistan/Iran (l’Afghanistan, con oltre 320mila ettari coltivati ad oppio continua ad essere il primo produttore mondiale) è intorno ai 1.200 dollari che aumenta ad oltre 11mila dollari al confine iraniano occidentale.
L’impennata nel prezzo è dovuta all’attraversamento rischiosissimo del paese dove, nonostante siano previste pene severissime, sino a quella capitale, si calcola che circa il 35% del’eroina afgana transiti per il territorio iraniano (cfr. International Narcotics Control Stategy Report-2017).
In Turchia il prezzo dell’eroina oscilla intorno ai 12mila dollari per arrivare a 32mila ed oltre in Italia. A questo si aggiunga che i quantitativi sequestrati se avessero raggiunto il mercato di consumo avrebbero determinato guadagni ancor più consistenti in quanto l’eroina viene “tagliata” più volte con altre sostanze (talvolta con vere schifezze!) per aumentare il volume e venderla su strada ad un prezzo unitario maggiore (oscillante sulle varie piazze, dai 40 ai 50 euro ed oltre, al grammo).
Margini di guadagno considerevoli anche con il traffico di cocaina che dai 1.700 dollari al chilogrammo al’ingrosso in Colombia arriva ai 32mila euro in Italia senza contare che, anche con questa droga, le operazioni di “taglio” che vengono praticate fanno aumentare esponenzialmente i profitti per i narcotrafficanti.
Aspetti di un fenomeno criminale sempre più pericoloso, inquinante e destabilizzante per molti Paesi ma che, incredibilmente, non è tra le priorità dei Governi alle prese con i bilanci nazionali (i conti non tornano quasi mai), con le beghe politiche e con la crescita del Pil nazionale (che, dal 2014, si incrementa anche con il commercio degli stupefacenti oltre che con gli “affari” collegati alla prostituzione e al contrabbando di sigarette).
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