Appalti pubblici e mafie in Umbria
Prosegue il lavoro di inchiesta della Commissione regionale antimafia in Umbria. Primo fra gli obiettivi: prevenire le infiltrazioni mafiose nella realizzazione di opere pubbliche e nella gestione di contratti di servizi e forniture, attraverso controlli e verifiche sullo stato attuale dei fatti e proposte normative per il consiglio regionale umbro. La Commissione d’inchiesta presieduta da Paolo Baiardini entra questa settimana nel vivo del problema analizzando il nodo delicato che lega gli appalti al mercato e che coinvolge amministrazione pubblica e imprese esecutrici di lavoro o fornitrici di beni e servizi.
Lo aveva già annunciato il 25 aprile scorso a Foligno il neopresidente Paolo Baiardini – “la Commissione avrà quattro compiti da svolgere durante questo anno: conoscere il fenomeno sul territorio, informare sulla situazione attuale, promuovere in tutte le forme educazione alla legalità e stimolare l’elaborazione di leggi regionali che rafforzino il controllo sulle infiltrazioni mafiose, in particolare modo negli appalti pubblici”.
Ieri il nodo più delicato, appunto gli appalti pubblici. All’udizione ha partecipato l’avvocato Ilenia Filippetti, responsabile della parte dell’Osservatorio regionale dei contratti pubblici che si occupa di servizi e forniture, ed esperta nella materia del controllo sulle infiltrazioni mafiose negli appalti. L’avvocato Filippetti ha sottolineato che l’attivita’ dell’Osservatorio riguarderà appalti di lavori, forniture e servizi per importi superiori a 150 mila euro, attraverso uno specifico sistema informativo di monitoraggio e ha inoltre aggiunto che – “l’attività di monitoraggio nasce per verificare l’effettiva realizzazione della concorrenzialita’ tra le imprese che partecipano ai bandi”. ”Uno dei limiti della normativa vigente in tema di controlli antimafia infatti è infatti che non sempre si analizza la situazione ‘a valle’ dell’appalto principale: le norme vigenti prevedono, infatti, che la verifica di eventuali elementi di contiguita’ delle imprese con organizzazioni criminali sia effettuata, attraverso le informazioni prefettizie, per importi che superino i 5 milioni 150 mila euro per gli appalti di lavori ed i 206.000 euro per le forniture ed i servizi”.
Non solo punti di criticità ma anche proposte. I “protocolli di legalità” sono una delle possibili soluzioni valutate ieri per evitare questi buchi neri che consentono alle mafie di aggirare la legge. I protocolli infatti potrebbero elaborare prescrizioni da inserire nei bandi di gara per consentire controlli anche su appalti e forniture di minore entita’. ”Una particolare attenzione – ha spiegato Filippetti – e’ stata posta anche agli affidamenti dei sub-contratti che possono costituire un ‘Cavallo di Troia’ delle organizzazioni criminali”.
I lavori della Commissione continuano e tracciano anche proposte sul piano normativo da presentare nel corso del dibattito sul disegno di Legge ‘Disciplina regionale dei lavori pubblici e norme in materia di regolarita’ contributiva per i lavori pubblici’ – predisposto dalla Giunta regionale e che ha iniziato il proprio iter in Consiglio regionale. Al dipartimento di diritto pubblico dell’Universita’ di Perugia – cattedra di legislazione antimafia (consulente della Commissione) andrà invece il compito di predisporre un quadro conoscitivo delle procedure, delle normative e dei ‘codici etici’ applicati dagli enti pubblici italiani in materia di appalti e forniture.
Trackback dal tuo sito.