Dimissoni dopo un link su Facebook
L’uso sempre più diffuso dei social network in Italia ridefinisce i confini fra ruolo pubblico e privato e non senza alcune prime conseguenze. Qualche settimana fa una giornalista di Agrigentoweb, Olga Lumia, sarebbe stata licenziata per aver pubblicato sulla propria pagina personale del social network Facebook un link ad un articolo del quotidiano La Repubblica. L’articolo a firma di Francesco Viviano raccontava della partecipazione del Ministro Angelino Alfano al matrimonio della figlia di un boss siciliano. Il quadro della situazione sui fatti accaduti con Olga Lumia.
Ci racconti perché non scrive più per Agrigentoweb..
Sono stata costretta alle dimissioni da vicedirettore ormai da qualche settimana. Tutto perché avevo condiviso, nella mia bacheca di Facebook, un link ad un vecchio articolo de la Repubblica, che parlava del Ministro di Grazia e Giustizia, Angelino Alfano e della sua partecipazione al matrimonio della figlia di un boss siciliano (articolo di Francesco Viviano del 5/2/2002, ndr). Non ho scritto nulla di mio, non ho neppure commentato il link. Ma sono stata immediatamente accusata al direttore Lelio Castaldo, che mi ha telefonato per rimproverarmi e darmi della comunista “grillina”. Ho cercato di spiegare che quello che pubblico su Fb, lo posso condividere con amici, in libertà. Perché la mia bacheca è come casa mia, dove chiacchiero di tutto con le persone che ho invitato. Ho anche ricordato a Castaldo che non avevo scritto nulla su Alfano, nel sito di cui ero vice (anche se non ci sarebbe stato nulla di strano, dato che sono una giornalista), ma avevo semplicemente condiviso un link ad un vecchio articolo, che tutta l’Italia conosceva. Lui ha fatto finta di capire. Terminata la conversazione telefonica, gli ho scritto per fargli comprendere meglio le mie regioni e, comunque, scusarmi, per averlo messo a disagio, davanti a chi mi aveva accusata. Per tutta risposta, l’indomani, Castaldo mi ha attaccato con un pezzo in prima pagina, definendomi “cavallino rampante della sinistra che fa cri cri” (come Beppe Grillo) e scrivendo che avevo cercato di attaccare il Ministro Alfano, utilizzando Facebook. Castaldo non faceva il mio nome, non poteva, ma i riferimenti a me erano chiarissimi. Soprattutto per quelli che mi avevano attaccato nella mia bacheca e che erano andati ad accusarmi. Chiaramente, mi sono dovuta dimettere. Dopo un giorno, Castaldo ha liquidato la questione con un articolo in prima pagina, in cui spiegava che Olga Lumia si era dimessa per “motivi personali”. Non era vero. Mi sono sfogata con dei colleghi nel gruppo dei Giornalisti su Facebook, perché volevo che si sapesse la verità sull’accaduto. Il fatto è rimbalzato sulle cronache. Mentre, sia Castaldo che l’editore, Angelo Gelo, continuavano firmare pezzi in cui dicevano che il terremoto mi aveva danneggiato il cervello e che avevo commesso “atti osceni nel balcone di casa mia” (l’atto osceno era condividere il link su Alfano!)
Qual è stata la sua esperienza ad Agrigentoweb fino alla polemica con il direttore Lelio Castaldo? Cosa ricorda con più piacere?
Dopo svariati anni che non vedevo Castaldo, l’ho incontrato nella piazza telematica di FB e mi ha subito proposto di scrivere per il suo quotidiano. Io qui a Roma, lavoro come free lance per la Rai e Mediaset. Ma mi faceva molto piacere tornare a firmare dei pezzi per la Sicilia e la mia città. Ho scritto qualche articolo a sfondo culturale, devo dire molto apprezzato sia da Castaldo che dai lettori. Un giorno Castaldo mi ha chiamato per dire che aveva una sorpresa per me: mi aveva nominato vicedirettore. Era infatti convinto che, nonostante le mie note idee di sinistra, il fatto che scrivessi per Agrigentoweb, desse prestigio alla testata. Un sera, nella chat di Facebook, mi ha anche proposto di regolarizzare la mia posizione di giornalista. Cosa che avremmo fatto nel corso del mio soggiorno ad Agrigento per Pasqua.
Un giornalista può lavorare con un direttore che ha idee politiche diverse?
In teoria un giornalista dovrebbe essere libero di potere scrivere quello che pensa, quello che accade, a prescindere dalle idee politiche del direttore. In sostanza, entrambi, a parte la colorazione politica di ognuno, dovrebbero raccontare e commentare i fatti in maniera asettica e obiettiva. Senza nessuna contaminazione. E’ una delle regole d’oro della nostra professione. A qualsiasi livello essa si svolga. Ed è quello che hanno sempre sostenuto, tra l’altro, grandi penne, come Indro Montanelli ed Enzo Biagi. Castaldo, invece, mi ha prima rassicurata dicendomi che la diversità delle nostre idee politiche non avrebbe influito sulla mia collaborazione e poi mi ha rimproverato e bacchettato in prima pagina, soltanto perché avevo condiviso un link ad un articolo de la Repubblica che parlava di un politico davanti al quale ci tiene molto a fare bella figura, evidentemente. Il direttore di Agrigentoweb, così facendo, ha commesso intanto un errore morale nei miei confronti ma, soprattutto, un errore deontologico. Dal momento che non si è mai visto un direttore che bacchetta il proprio vice in prima pagina! E, soprattutto, Castaldo ha usato il suo potere di direttore, per intimorirmi. Ma io, non mi sono fermata.
Perché ha scelto di linkare l’articolo de La Repubblica sul bacio del Ministro Alfano ad un mafioso?
Per lo stesso motivo per cui, ogni giorno, sia io che tanti utenti di Facebook, linkiamo articoli, poesie, video musicali e tanto altro. Per scambiare opinioni. Solamente per questo. Non volevo dimostrare nulla, volevo soltanto commentare un vecchio articolo di cronaca politica, con i miei amici. Cosa che, fino a quel momento, avevo sempre fatto in libertà. Cosa che era un mio diritto sacrosanto. Bisogna potere essere liberi di prendere un articolo e mostrarlo alla gente, per commentarlo. Anche se è un pezzo di trent’anni fa. Mi sarebbe piaciuto se qualcuno, letto il link, avesse iniziato una discussione civile e democratica sulla vicenda che, tra l’altro, tutti conoscono. Vicenda che è stata, peraltro, anche discussa con serenità dallo stesso Alfano, in diverse occasioni. Invece io sono stata immediatamente attaccata e insultata, nella mia bacheca, da alcuni fedelissimi sostenitori del Ministro. Persone che, evidentemente, non sono abituate al confronto. Queste persone mi hanno scritto che non dovevo permettermi di tirare fuori quell’articolo. No, non dovevo proprio! Cosa che mi ha detto anche Castaldo. Ma io mi chiedo:se un articolo è stato ampiamente pubblicato da diversi quotidiani ed è stato letto da un numero incalcolabile di persone, perché io non potevo commentarlo sulla mia bacheca di Fb, con i miei amici? A questa domanda, chi mi ha accusato, non sa ancora rispondere.
Il Web nasce, in teoria, come mezzo libero ma, di fatto, la politica limita questi spazi. Insomma, quanto la politica condiziona l’informazione e perché non succede, per esempio, l’inverso?
La politica e l’informazione, purtroppo, in Italia, sono strettamente connesse. Diversamente da quanto succede in altri Paesi come, ad esempio, l’Inghilterra. La storia della politica italiana, ci fa capire, invece, quanto nel nostro Paese le due cose siano quasi imprescindibili. Alla seconda parte della domanda le rispondo con una domanda: ha mai visto il capo di una fabbrica essere influenzato dalla volontà dei suoi operai?
Accanto alla posizione di Assostampa quali espressioni di solidarietà ha ricevuto?
Ho avuto manifestazioni di solidarietà da tutta Italia e anche dall’estero. I colleghi giornalisti hanno davvero dimostrato tutto il loro appoggio, da subito. Sia quelli con cui lavoravo in Sicilia, che quelli con cui lavoro qui a Roma. Ma mi hanno anche scritto docenti universitari, magistrati, politici, artisti, professionisti, impiegati, operai. Tutte le persone libere con le idee chiare e la schiena dritta, si sono strette intorno a me, in un grande abbraccio solidale. Molti mi hanno scritto anche dalla Germania e dalla Francia, dove la mia vicenda è rimbalzata, attraverso Facebook. E, sul social network, è stato fondato il gruppo che mi sostiene che, in cinque giorni, ha registrato più di tremila iscritti. Tutta questa gente mi dà la sua solidarietà perchè, quello che mi è accaduto, dimostra come l’articolo 21 della Costituzione, può essere ignorato dal potente di turno a suo piacimento. E questo è gravissimo. In questo caso, il potente di turno è stato il direttore di una piccola testata on-line. Ma quanto è accaduto, è la spia di un modo di pensare e ragionare che inizia a prendere piede sempre di più nel nostro Paese. La cosa, capirete, è davvero molto preoccupante.
In questo periodo da più parti vengono appelli alla libertà di pensiero e di espressione. Uno per tutti l’appello di Tabucchi disponibile su Micromega. Se Olga Lumia fosse chiamata a fare un appello di questo tipo cosa direbbe?
Direi che non esiste un Paese civile, libero, democratico e in crescita, dove non può esserci un confronto sano tra le varie forze politiche. E, questo confronto, si deve manifestare necessariamente attraverso la stampa, la televisione e la satira. Volere a tutti i costi una stampa monocorde, una satira accondiscendente, morbida e asservita, significa uccidere la libertà di tutti gli individui. I loro ideali. I loro pensieri. La loro dignità di uomini. Ma anche le radici della nostra stessa italianità.
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