Libertà di stampa, Italia 43esima nella graduatoria di Rsf
I giornalisti sono sempre meno al sicuro nel mondo: l’odio nei loro confronti è degenerato in violenza e alimenta la paura di una categoria che può dirsi in condizioni buone solo nel 24% del globo.
È quanto emerge dal Rapporto 2019 di Reporters sans frontieres (Rsf) sulla libertà di stampa. «L’anno scorso – si legge nella relazione – la condizione di libertà di stampa era ‘buona’ o ‘soddisfacente’ nel 26% dei 180 Paesi e territori analizzati».
Sono stati quindi persi due punti percentuali, a causa in particolare dell’aumento dell’ostilità contro i giornalisti e dell’odio diffuso in molti Paesi dai leader politici, che ha portato ad atti di violenza più seri e più frequenti». L’Ong rileva «un aumento dei pericoli e, di conseguenza, un nuovo livello di paura in alcuni luoghi» tra i giornalisti. Le molestie, le minacce di morte e gli arresti arbitrari fanno sempre più parte dei «rischi sul lavoro».
In Italia «circa venti giornalisti sono sotto la protezione della polizia giorno e notte a causa di gravi minacce o tentativi di omicidio da parte della mafia o da gruppi di estremisti», evidenzia Reporters sans frontieres citando i cronisti Roberto Saviano e Paolo Borrometi. «Il livello di violenza nei confronti dei giornalisti è allarmante e continua a crescere, specialmente in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, così come a Roma e nella regione circostante. Diversi giornalisti hanno subito furti nelle loro abitazioni da gruppi criminali o perquisizioni dalla polizia, che ha confiscato importanti documenti di lavoro. Questi giornalisti coraggiosi e determinati continuano comunque i loro rapporti investigativi», prosegue la relazione.
«Molti giornalisti sono stati criticati e insultati in relazione al loro lavoro da politici, in particolare da membri del Movimento 5 stelle, che li hanno definiti ‘sciacalli’ e ‘puttane’» e «alcuni giornalisti hanno ceduto alla tentazione di censurarsi per evitare molestie politiche», si legge ancora nella relazione al Rapporto. Inoltre, come risultato del loro lavoro o delle opinioni che hanno espresso, «alcuni giornalisti sono stati minacciati dai politici con il ritiro della protezione della polizia di cui hanno goduto per anni», incalza la Ong.
«Il rapporto di Reporter Senza Frontiere non fa che confermare le situazioni denunciate nel corso degli ultimi mesi dalla Fnsi e che hanno portato i giornalisti italiani anche a promuovere iniziative pubbliche. Le minacce ai cronisti da parte della criminalità organizzata e dei gruppi neofascisti e neonazisti, le querele bavaglio, gli insulti e i tentativi di intimidazione che provengono dal mondo politico e da alcuni esponenti del governo non fanno che aggravare il quadro», è il commento di Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e il presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana.
«Non si deve abbassare la guardia – incalzano – anche perché se andasse in porto il disegno dell’esecutivo di spegnere Radio Radicale e di azzerare il fondo per l’editoria a sostegno delle voci delle minoranze e delle diversità, l’Italia farebbe un nuovo passo indietro».
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