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Ordine contro

Di Norma Ferrara il . Sicilia

La notizia ha creato scalpore, indignazione e agitazioni per tutta la giornata di ieri. L’ordine dei giornalisti Sicilia in una riunione avrebbe deciso di costituirsi parte civile nel processo in corso a Palermo contro Pino Maniaci, accusato di esercizio abusivo della professione. Abusivo –  in quanto non  regolarmente iscritto all’albo.

Dall’ordine dei giornalisti dell’isola nessuna conferma nè smentita. E’ silenzio. Da alcune indiscrezioni però sembra che il consiglio abbia già riconvocato una riunione per parlare di quello che ormai sembra essere diventato “il caso Maniaci”. Pino Maniaci lavora nell’emittente Telejato di Partinico. Una tv a conduzione familiare la sua che ha denunciato in questi anni mafiosi e collusi dell’area. Già minacciato più volte Maniaci ha subito anche un’aggressione fisica da parte del figlio di un mafioso lo scorso anno  e un ultimo attentato alla propria auto qualche mese fa. In quell’occasione gli esponenti nazionali dell’ordine, la Fnsi e Articolo21 si erano recati a Partinico per condividere le battaglie di Maniaci consegnando simbolicamente al “giornalista abusivo” il tesserino dell’ordine.

L’Odg Sicilia invece ha deciso di non conferire questo tesserino e rafforzato questa presa di posizione scegliendo a maggioranza, escluso il voto del presidente dell ‘ordine che si è astenuto, di costituirsi parte civile nel procedimento contro Maniaci in corso a Palermo, nato da una denuncia di un collega (la cui identità non è stata ancora resa nota).

Da Catania, il direttore di Telejato Riccardo Orioles, in una nota ha affermato “apprendo ora che l’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, si è costituito parte civile contro Pino Maniaci e Telejato per il “giornalismo abusivo” di cui s’è parlato nelle settimane scorse. Questa iniziativa, che è inutile commentare ulteriormente, squalifica i dirigenti dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e aumenta le probabilità per il giornalista Pino Maniaci di essere ucciso dalla mafia”.

Da Roma anche l’ex direttore di Telejato Francesco Forgione ha commentato “rispetto ad un tesserino è molto più importante l’impegno quotidiano di Telejato e Maniaci. Un impegno concreto anzichè  un riconoscimento che troppe volte non trova riscontro nella qualità reale dell’impegno professionale e in quello civile”.

Dall’ordine ad oggi ancora nessuna comunicazione, pare che nell’isola in pochi fra  agenzie e la carta stampata abbiano dato la notizia. Lo ha fatto invece la sede rai regionale. Corre sul filo del web dunque in queste ore la catena di solidarietà spontanea che è nata per sostenere Maniaci ma non solo, l’articolo 21 della costituzione e l’impegno di tanti giovani, blogger, precari, “abusivi” chi per scelta molti – moltissimi – per necessità.
L’8 maggio prossimo si svolgerà nel capoluogo siciliano il primo atto di questo procedimento giudiziario e proprio attraverso internet si sta diffondendo il passa parola fra i “giornalisti invisibili”: tutti davanti al tribunale di Palermo. (leggi l’editoriale di Pino Finocchiaro “Indagateci tutti”, la proposta dei ragazzi di Corleone Dialogos e l’appello di Lirio Abbate ).

L’8 maggio non è una data qualsiasi. 31 anni fa il giorno dopo, Cosa nostra uccideva a pochi kilometri da Partinico nella vicina Cinisi Peppino Impastato, leader di democrazia proletaria e animatore di Radio Aut. Non aveva il tesserino Peppino, non lo avevano in molti fra gli otto giornalisti che hanno perso la vita in Sicilia denunciando mafiosi e collusi. Cosa nostra non ha bisogno di un tesserino per intimidire, imbavagliare  e lo fa anche oggi senza distinzioni fra  i freelance abusivi e i professionisti. Se fosse vivo Peppino, se ci fossero ancora Mauro Rostagno e Beppe Alfano, solo per citarne alcuni, l’ordine  – se verrà confermata questa decisione –  sarebbe dunque “parte lesa” dal loro operato antimafioso e libero. L’Ordine sarebbe contro.
 
 

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