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LiberAzione in corso

Di Norma Ferrara il . Umbria

Un’Onda libera contro tutte le mafie. Parte da  Foligno nel giorno in cui il Paese celebra la liberazione dal nazifascimo il tour promosso da Libera in collaborazione con i Modena city Ramblers, che attraverserà l’Italia per un viaggio contro tutte le mafie. Colonna sonora di questo viaggio  i brani musicali contenuti nell’album Onda Libera ispirato proprio alla lotta di liberazione dalle mafie e da ogni oppressione, scritto e voluto dal gruppo musicale emiliano che da anni in prima linea sulle battaglie di libertà per i diritti.  (Leggi qui le tappe del Tour Onda Libera).
 
 
Più di sessant’anni fa l’Italia lottava per liberarsi dalla dittatura fascista e dagli invasori nazisti ma ancora oggi in molte aree del Paese la democrazia è sospesa nonostante quella vittoria, nonostante quella liberazione non siamo ancora davvero liberi. Anche di questo si è parlato a Foligno a palazzo Trinci, al convegno del 25 aprile scorso con la partecipazione di Roberto Morrione presidente di Libera Informazione, Salvatore Lo Leggio di Libera Umbria, Fausto Cardella, procuratore di Terni, Alvaro Fiorucci giornalista Rai e Paolo Baiardini, presidente della neonata commissione antimafia regionale.

“Fu un giorno speciale per molti aspetti  quel 25 aprile –   ricorda Roberto Morrione, presidente di Libera Informazione –   molte le libertà che da quel giorno sono state conquistate, in primis la libertà di stampa. Non dobbiamo dimenticarlo mai che dentro quella pagina di storia nasce l’articolo21 della Costituzione, oggi fortemente messo in pericolo”.

Una ventata di libertà quella che accompagnò la nascita della stampa nel postdittatura, spenta però quasi subito dagli interessi di partito e da quelli editoriali.  Centrale rimane, anche a distanza di anni, la conquista  all’interno della carta costituzionale, dell’articolo che sancisce in maniera indiscutibile la libertà di stampa nel Paese.  “Oggi alcuni disegni di legge come il ddl Alfano sulle intercettazioni rischiano – commenta Morrione – di condizionarne pesantemente l’esistenza”. Una constatazione ripresa anche nell’intervento del procuratore di Terni, Fausto Cardella che ha sottolineato quanto importante sia il ruolo del giornalismo per la democrazia e per la magistratura stessa.

“L’informazione è l’avanguardia della democrazia ma rappesenta anche le retrovie, quando queste vengono a mancare tutto il sistema democratico rischia un forte indebolimento – dichiara Cardella. C’è un fatto centrale nell’operato della magistratura e nell’uso delle intercettazioni in relazioni alla criminalità organizzata. E’ a partire da reati comuni che spesso, mettend in moto richieste di intercettazioni telefoniche si è arrivati a scoprire piani criminali di portata mafiosa”.

Ricorda un esempio che gela la sala il procuratore di Terni all’epoca magistrato presso la procura di Caltanissetta; riguarda le indagini sulla strage di via d’Amelio: in quell’inchiesta per trovare gli esecutori materiali partimmo da un reato di tipo comune, da furto d’auto; se passerà il ddl Alfano quello non sarà considerato un reato “intercettabile”, dunque su molte indagini di reati di tipo mafioso non saremo in grado di procedere come abbiamo fatto sin ora”.

Un’intervento – quello del procuratore Cardella  – che parte da un ricordo personale e professionale che lega anche questa data di apertura del tour “sulle terre libere” alla data in cui si concluderà, l’omicidio del militante di democrazia proletaria Peppino Impastato nel 1978. “Da poco entrato in magistratura, presso la procura di Palermo, ricordo ancora il giorno in cui giunse la notizia della morte di Peppino; all’epoca andammo sul posto per i rilievi, solo negli anni successivi, molti anni dopo, capiì il resto su quella morte”. Un frammento di Sicilia ritornato alla mente del procuratore che proprio nell’isola ha lavorato molti anni prima di essere trasferito in Umbria.

Umbria, mafie e informazione e un filo rosso che lega i valori dell’antifascimo a quelli che oggi animano nuove resistenze di chi in terra di mafie lotta per restare e costruire. “Voglio ricordarvi che questo tour – commenta Salvatore Lo Leggio di Libera Umbria – nasce per raccontare le storie di chi resiste fra mille difficoltà in terre governate dalla criminalità organizzata, i ragazzi delle cooperative Libera Terra, che con estrema fatica portano avanti aziende su terre che prima appartenevano a boss mafiosi e oggi vogliono stare sul mercato in autonomia e in maniera etica”. Esempi che rappresentano ribellioni che si sono fatte prassi, buone prassi nella lotta contro le mafie. Una lotta che non è solo resistenza ma soprattutto costruzione di un’alternativa reale.

Terre libere ma non terre lontane dalla criminalità organizzata. Anche in Umbria, come ampiamente documentato da inchieste della magistratura, le mafie operano.

Invisibili sino  a qualche tempo fa oggi  i clan sul territorio sono una reatà con la quale il tessuto socio economico umbro deve fare i conti. La denuncia è partita alcuni mesi da dopo l’operazione Naos, la prima a sancire in terra umbra il 416bis, reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, da parte di Libera Umbria, Cittadinanza Attiva e Legambiente e la risposta delle istituzioni non si è fatta attendere. Lo scorso 20 gennaio è nata una commissione regionale antimafia che – come dichiara il suo neopresidente  Paolo Baiardini – avrà quattro compiti da svolgere durante questo anno: conoscere il fenomeno sul territorio, informare sulla situazione attuale, promuovere in tutte le forme educazione alla legalità e stimolare l’elaborazione di leggi regionali che rafforzino il controllo sulle infiltrazioni mafiose, in particolare modo negli appalti pubblici.

Le mafie in Umbria sono una variabile che il anche il sistema dell’informazione deve tenere presente. Collegare racconti frammentati, mettere in fila date, numeri, movimenti sospetti e tentare di tenere alta l’attenzione degli inquirenti e dell’opinione pubblica. “Ci sono dichiara il giornalista Alvaro Fiorucci – numeri rilevanti di incendi  di attività o capannoni di aziende nella regione, il 60 % di questi sono di origine dolosa”. Cosa rappresenta da solo questo dato in una regione in cui sono quasi assenti le denunce per estorsione?

Fiorucci, cronista umbro della Rai e profondo conoscitore del territorio lancia questo dato e poi commenta “chi dovrebbe occuparsi di segnalare queste e altre cronache in un Paese in cui il 60% dei colleghi che tengono in piedi il sistema della stampa locale è precario? è a loro che dobbiamo chiedere, stretti fra lo sfruttamento professionale e le difficoltà generali, di fare gli eroi?

L’aveva già denunciato al seminario di Liberainformazione a Perugia Alvaro Fiorucci – quello umbro disse, qualche mese fa, “è un giornalismo compresso” e lo ha ribadito ieri ricordando che in molti giovani cronisti vengono pagati 5 euro ad articolo e hanno pochissime garanzie e tutele. Un problema di cui la categoria stessa fatica a prendere coscienza ma che diventa “il problema” quando questi stessi colleghi si devono occupare di fare inchieste, cronache o approfondimenti, su tutto quello che riguarda notizie “delicate” per i rapporti che intercorrono fra politica, economia e l’editoria impura, presente in Umbria come in quasi tutte le realtà locali dell’informazione.

Una Liberazione è di certo in cammino, nonostante tutto. E’ partita molti anni fa dal riutilizzo dei beni confiscati, dal sacrificio di molte donne e uomini che hanno dato la vita nella lotta alle mafie, attraversa oggi cittadini, magistrati, politici, associazioni, che in prima linea esercitano diritto di cittadinanza e condividono scelte difficili ma necessarie. Una LiberAzione è in corso.

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