Non fermate Fortapàsc
Con sorpresa abbiamo appreso che è stato chiesto il sequestro del film Fortapàsc.
Una richiesta che immaginiamo sofferta perché avanzata da quello che fu, nella realtà, il capo redattore di Giancarlo, suo amico, suo maestro. Giancarlo non aveva altre persone da cui imparare a fare il giornalista se non i suoi colleghi. E il Mattino era ed è pieno di bravi giornalisti, con cui Giancarlo ha avuto la fortuna di lavorare, giornalisti-giornalisti per intenderci.
Il sequestro del film sarebbe una beffa per Giancarlo e per tutti quelli che gli hanno voluto bene.
I commenti che giovani ragazzi, non ancor nati nel 1985, o di adulti che lo hanno conosciuto stanno inviando al sito www.giancarlosiani.it dopo la visione del film sono numerosi e servono a far riflettere. La storia di Giancarlo non era nota a molti, ma anche chi la conosceva non aveva mai ben compreso perché era stato ucciso, e in tanti non sapevano neanche da chi.
Il film ha il grande pregio di dire a tutti la verità, e per molti Giancarlo è diventato un simbolo positivo.
Il sequestro sarebbe come zittirlo per la seconda volta.
Chi in quegli anni c’era sa bene che la redazione di Castellamare de “Il Mattino” non è quella mostrata nel film, immaginata invece a Torre Annunziata, e non crediamo che il regista abbia mai conosciuto nessuno dei giornalisti che vi sono rappresentati.
Il cinema è invenzione, è fantasia, anche quando prende spunto dalla realtà.
Il personaggio di Sasà è del tutto inventato, come lo stesso Marco Risi ha dichiarato. E pensiamo che sia stato anche un po’ “caricato”, come un artificio retorico, per far risaltare, in contrapposizione, l’idealismo e la passione del giovane Giancarlo.
Noi crediamo che il film vada mostrato nelle scuole, per far crescere nei giovani un sano senso di appartenenza alla nostra terra, per dare loro speranze, ma anche strumenti per saper scegliere da che parte stare.
Pur comprendendo il disappunto di chi ritiene di essere stato mal rappresentato nel film noi vorremo che Fortapàsc continuasse ad essere proiettato nelle sale cinematografiche, e vorremmo che il film avesse una lunga vita, quella che a Giancarlo non è stato consentito di vivere.
Lo chiediamo per Giancarlo e per tutti i giornalisti, precari e non, che oggi vivono sotto scorta perché minacciati da mafia o da camorra. Il film dà forza anche a loro; e lo chiediamo anche per tutti i familiari delle vittime innocenti della criminalità che vi appaiono come comparse.
Fermare Fortapàsc sarebbe una vittoria per i poteri criminali e una piccola, misera consolazione, imparagonabile al danno di una cortina di silenzio, per chi ne ha chiesto il sequestro.
don Luigi Ciotti, Lirio Abbate, Roberto Morrione, Lorenzo Clemente, don Tonino Palmese, Geppino Fiorenza, Paolo Siani
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