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Sollevati Abruzzo

Di Gaetano Liardo il . Abruzzo

Sono passati 13 giorni dal fatidico 6 aprile, il giorno dell’apocalisse abruzzese. Un sisma potente ma non irresistibile che tuttavia ha messo in ginocchio un’intera regione. Quasi trecento vittime, intere città rase al suolo, un’economia immobilizzata e tanta rabbia per una sciagura provocata dall’ingordigia di quei costruttori che, in violazione delle norme antisismiche, hanno risparmiato sui materiali di costruzione. 

Con la redazione di Libera Informazione partiamo da Roma destinazione Villa Sant’Angelo. In Abruzzo da più di un anno abbiamo costruito una rete con giornali e giornalisti locali che vogliono scrivere sul malaffare dilagante nella regione. Il quadro che ci descrivono i ragazzi della rete non è affatto rassicurante: l’Abruzzo non è assolutamente quell’isola felice che tanti descrivono. Non lo è perché già da molti anni è accertata la penetrazione delle mafie, sia italiane che straniere. Ecomafie, racket della prostituzione e cemento. Lo stesso cemento “disarmato” che non ha retto allo sciame sismico. Inoltre, già da tempo, la classe politica della regione si è dimostrata permeabile agli interessi mafiosi, ed in generale al malaffare. Esempi di malapolitica ce ne sono tantissimi, recentemente due indagini hanno riguardato l’ex Presidente della Regione e il sindaco di Pescara. 

A Villa Sant’Angelo raggiungiamo la redazione di Site.it un giornale on-line che fa rete con le realtà giornalistiche dell’Abruzzo interno. Ad animare la rete è Angelo Venti. Un giornalista come pochi. Attento “scrutatore” della realtà locale, è lui uno dei primi a parlare di mafie in Abruzzo, sostenendo l’opera di ricerca e studio portata avanti da  Libera nella Marsica. Proprio in quel periodo il coordinatore di Libera, Giuseppe La Pietra, subì svariate minacce. 

Troviamo Angelo nella redazione “mobile” di Site allestita in tutta fretta in una casetta di legno all’interno del campo da rugby di Villa Sant’Angelo. Lui e Paolo, un laureando in psicologia che l’aiuta in questa avventura, raccolgono, stampano e divulgano notizie “non filtrate” nelle tendopoli. Notizie che magari intaccano l’immagine di funzionalità del post-terremoto. Notizie che magari daranno fastidio a chi da Roma fa la spola con i luoghi del disastro, predicando che tutto andrà bene e che la ricostruzione andrà avanti celermente ed efficacemente, e bacchettando quei soliti giornalisti che parlano di inefficienze, ritardi, incapacità, connivenze, collusioni…

Il giorno di Pasquetta Site.it lancia l’allarme: stanno portando via le macerie e le stanno polverizzando. Facciamo un passo indietro. Da giorni non si fa altro che parlare di come nei paesi colpiti dalla sciagura del terremoto il conteggio delle vittime sarebbe potuto essere molto minore se solo si fosse costruito a norma. Meglio ancora se le imprese costruttrici avessero utilizzato i giusti materiali, ovvero non avessero speculato sulle costruzioni, infrangendo sia le norme antisismiche che quelle di buon senso. Ebbene, il giorno di Pasquetta la redazione di Site.it fotografa a L’Aquila un incessante via vai di mezzi intenti alla rimozione delle macerie, traduzione: qualcuno sta facendo scomparire le prove del delitto. L’allarme viene trasmesso alla Procura della Repubblica, con allegate le prove. Quelle stesse prove che il Presidente del Consiglio rivendica siano necessarie affinchè si possano perseguire i colpevoli. Tuttavia, non essendocene, danno l’alibi ai magistrati a perder tempo, mentre c’è gente abituata a tirar su le maniche e darsi da fare…

La magistratura aquilana è impotente, per il semplice fatto che non ha un luogo fisico per poter lavorare, che buona parte del personale è sfollato, e che non riesce ad avere il controllo della situazione.  Le forze dell’ordine sono utilizzate per la sicurezza nelle tendopoli, abbiamo incontrato tantissimi finanzieri, carabinieri, poliziotti, lavoratori instancabili che, tuttavia, non sono messi nella condizione di fare il proprio lavoro: indagare su presunti reati ed arrestare i colpevoli.

A conti fatti, se la magistratura è abbandonata a se stessa, se non bastonata dal premier, se le forze dell’ordine non sono messe nella condizione di indagare, chi garantirà che giustizia sia fatta? Chi verificherà le colpe e le collusioni? Chi garantirà la trasparenza del percorso di ricostruzione? Chi impedirà l’infiltrazione delle mafie nel nuovo, insperato, business? Chi eviterà lo  sperpero di denaro pubblico? 

Troppe sono le domande, ma purtroppo poche sono le risposte. Ancor meno sono le persone che, in un ambiente militarizzato, riescono a trovarle. Site.it, con tutto il nostro appoggio e tutta la nostra solidarietà, sta cercando di allertare la società dei pericoli legati al processo di ricostruzione. Occorre vigilare prima che si scivoli indissolubilmente in una situazione già vista  e raccontata, dove mafie e corruzione ridisegnino la “new town” del belpaese.

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