Terremoto. Pasquetta a Piazza d’armi
Nei giorni scorsi, la Procura di
L’Aquila, ha annunciato l’apertura di un’inchiesta sui crolli di alcuni
edifici, pubblici e privati, avvenuti durante il terremoto che ha
devastato L’Aquila e l’Abruzzo interno. Si è parlato di cemento
impastato con sabbia marina, di ferri non a norma, pratiche
burocratiche e corsie preferenziali nel rilascio di autorizzazioni e
cambi sospetti di destinazione d’uso. Con enfasi il Procuratore capo
Alfredo Rossini ha dichiarato alla stampa che non ci sarebbero stati “indagati“, ma “arrestati“.
Ma per indagare, arrestare e condannare dei responsabili servono delle
prove, corpi di reato ecc. Guardate cosa è successo nella giornata di
pasquetta a Piazza d’armi, all’ingresso di L’Aquila.
Adiacente alle caserme dell’esercito ed estesa decine di
migliaia di metri quadrati, Piazza d’Armi è stata per anni nella
disponibilità esclusiva dell’esercito. Nel giorno di pasquetta, durante
una delle ricognizioni che senza sosta effettuiamo nel territorio di
tutta la provincia dai primi momenti successivi alla scossa del 6
aprile, abbiamo visto cumuli di macerie e decine di camion e ruspe
all’opera all’interno di questa vasta area.
Abbiamo chiesto agli operai di dov’erano le macerie e perché
venivano scaricate lì. Ci è stato risposto che provenivano dalla Casa
dello studente, dall’edificio dell’Inail, dalla zona di Sant’Andrea e
da altri edifici pubblici e privati crollati durante il sisma.
Migliaia di metri cubi di ogni genere di detriti, già dal
giorno di Pasqua, venivano finemente triturati e mescolati all’interno
di enormi macchine e utilizzati per creare il basamento su cui poggiare
delle strutture prefabbricate.
All’interno dell’area, era presente una troupe televisiva,
con un giornalista appollaiato sopra il cumulo di macerie. Un
videoperatore ci ha detto che lavoravano per la Rai.
Li abbiamo informati sulla provenienza delle macerie e che
sul crollo di quegli edifici era aperta una inchiesta, quindi gli
abbiamo chiesto di filmare le targhe dei mezzi al lavoro. Dopo un breve
smarrimento, sono subito “passati all’azione”, allontanandosi in tutta
fretta dal luogo. alla fine, le foto delle targhe dei mezzi, le abbiamo dovute fare noi.
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