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I Colli Tifatini e la maledizione delle cave

Pasquale Iorio il . Campania

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La basilica di Sant’Angelo in Formis

In questi giorni il crollo di un muro circostante la Basilica Benedettina di S. Angelo in Formis ha riproposto all’attenzione pubblica uno dei problemi più devastanti del nostro territorio ed ambiente: quello delle cave sui Colli Tifatini. Ogni volta che lo sguardo va in quella direzione, ci appare uno spettacolo sempre più spettrale: intere colline vengono divorate e sfregiate dai cosiddetti “cavaioli”, che nonostante i divieti di legge continuano imperterriti la loro opera predatoria.

Lo sfregio delle cave è diventato enorme. E’ sotto gli occhi di tutti. Ora le colline dei Tifatini non ci proteggono più come una volta. La corta visione politica e scarsa sensibilità ambientale degli amministratori continua a produrre danni incalcolabili: un dissesto idrogeologico senza pari. Nessuno interviene per fermare il disastro. Mi chiedo cosa altro debba accadere per fermare le attività estrattive, chiudere e delocalizzare quei due grandi mostri (i cementifici di Cementir e di Moccia) che ci divorano la vita e la salute.

La devastazione delle cave sta divorando anche luoghi sacri: come i santuari di S. Lucia e di S. Michele; lambisce la stessa Basilica Benedettina; minaccia l’acquedotto Carolino ed i Ponti della Valle; sovrasta la Fondazione Leo Amici, luogo di cura e di accoglienza delle persone affette da varie dipendenze (azzardo, droga, alcol, ecc.); deturpa siti Unesco come il Belvedere di S. Leucio ed il Monte Tifata. Nei fatti continua un’ opera di escavazione e distruzione ecologica, che ha già prodotto una situazione di disastro ambientale  per molti versi irreversibile.

E pensare che il Vanvitelli aveva scelto la piana di Caserta per costruire la maestosa Reggia proprio per la cornice e lo sfondo naturale offerto dai Colli Tifatini! Chissà se il direttore Felicori è cosciente di questa circostanza storica. Ed ogni volta mi chiedo come mai tutto avviene nel silenzio e nell’indifferenza più totale di cittadini ed istituzioni. A partire dal principale quotidiano (di proprietà della famiglia Caltagirone) dove la parola cava non si può nemmeno pronunciare!

Per queste ragioni dobbiamo chiedere con più forza alle più alte autorità dello Stato e della Regione – anche al Presidente della Repubblica – di  fermare questa folle corsa verso la distruzione dell‘eco-sistema in una delle aree a più alta densità urbana e produttiva. Da parte delle associazioni ambientali e dei cittadini, più volte è stato riproposto con forza all’attenzione dell’opinione pubblica uno degli scempi più devastanti a livello nazionale.

Un incredibile silenzio, accompagnato da disattenzione (o per meglio dire connivenza), caratterizza le istituzioni locali e le forze politiche, che rimangono inerti e “distratte” di fronte a questo immane dissesto idrogeologico. Tra l’altro, come hanno messo bene in evidenza alcune indagini giudiziarie, è proprio dalle attività estrattive e dalla lavorazione del calcestruzzo che prende corpo uno dei filoni più redditizi dell’economia criminale e camorrista. Ricordiamo che alcuni anni fa il V E Raffaele  Nogaro denunciò  questo scandalo. Con lui si schierò Franco Imposimato, trucidato dalla camorra. Purtroppo  la loro denuncia rimase isolata ed inascoltata (anche dalla stampa locale). Ora è arrivato il momento di ribellarsi e di indignarsi per lanciare un appello, in primo luogo alle massime autorità istituzionali (dal Presidente della Provincia fino ai sindaci di Caserta e Maddaloni.

Al riguardo, come è avvenuto in tante altre realtà, si possono progettare interventi per riutilizzare le cave destinandole ad altre attività di tipo sociale e produttivo, in primo luogo per ripristinare i siti naturali, con la salvaguardia dei lavoratori addetti e la creazione di nuova occupazione. A tal fine può essere finalizzato il rilancio del progetto proposto dal comune di Caserta di realizzare il parco dei colli tifatini (di cui si parla da decenni). In merito l’università (a partire dal Polo Scientifico della SUN) può dare un contributo decisivo per rilanciare un dibattito ed un confronto su nuove idee di crescita sostenibile per il nostro territorio. Tra l’altro le cavecondizionano anche i lavori per il nuovo Policlinico, una delle tante grandi opere incompiute, che rischia di diventare una chimera per lo sviluppo economico e sociale di Terra di Lavoro.

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