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“Il caso Fondi” approda in consiglio dei ministri

Di Stefano Fantino il . Lazio

Il caso di Fondi, comune del sud pontino, in odore di mafie, sarà affrontato dal prossimo consiglio dei ministri. Questa la promessa del ministro Maroni dopo che, negli scorsi giorni, il responsabile del Viminale ha sentito in audizione la Commissione Parlamentare Antimafia, rossche giustamente aveva chiesto al ministro leghista di dare attenzione al caso.La richiesta di sciogliere il comune in provincia di Latina era partita lo scorso anno, in estate, portando ad una Commissione d’Accesso nominata dal prefetto di Latina, Bruno Frattasi. Il lavoro di indagine aveva condotta a una relazione che nelle sue 507 pagine richiama a gravi casi di cattiva amministrazione e la presenza sistemica sul territorio di appartenenti a clan campani e ‘ndrine calabresi. Maroni ha dunque sottolieneato come sulla scorta della relazione redatta dal Prefetto di Latina Bruno Frattasi «ci siano tutti i presupposti per poter sciogliere il Consiglio comunale di Fondi per infiltrazioni malavitose».

Le conferme sulla posizione assunta da Maroni arrivano anche da alcuni componenti dell’Antimafia facenti riferimento al Pd, come la deputata Laura Garavini, che con il suo partito ha posto la questione all’attenzione del ministro. «La decisione di Maroni è un atto dovuto – dichiara Antonio Turri referente di Libera per la provincia di Latina – perchè il lavoro è più di sei mesi che è terminato e ha condotto a conclusioni unanimi. Si dovrebbe agire d’urgenza perché la positività della decisione comunque cozza con tempi sicuramente molto lunghi che sono già trascorsi».

2005, il caso di Nettuno

Da sette mesi infatti la relazione prefettizia giaceva sulla scrivania ministeriale e l’interesse di Maroni fa presupporre una presa di coscienza definitiva del problema che il Lazio, e soprattutto il sud Pontino, hanno da anni ormai con le infiltrazioni mafiose. In fondo, nemmeno quattro anni fa un decreto firmato dall’allora ministro degli Interni Pisanu scioglieva il comune di Nettuno per infiltrazioni della ‘ndrangheta (famiglia Gallace). Nel testo di quel decreto si può leggere: «Sulla base di elementi informativi acquisiti dalle forze dell’ordine a seguito di una complessaoperazione di polizia in esito alla quale si accertava la presenza nel territorio di una organizzazione criminale in collegamento con una potente cosca della `ndrangheta calabrese, il prefetto di Roma ha disposto, con provvedimento in data 24 maggio 2005, l’accesso presso il comune di Nettuno, ai sensi dell’art. 1, quarto comma, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, e successive modificazioni ed integrazioni, al fine di verificare la sussistenza di condizionamenti all’internodell’amministrazione comunale».

Lo scioglimento , «un intervento risolutore da parte dello Stato, mirato a rimuovere ilegami tra l’ente locale e la criminalità organizzata», aveva posto in luce soprattutto gli affari nel campo dell’edilizia. Sotto indagine infatti erano finiti «settore dell’urbanistica e dell’edilizia dove l’indagine ha evidenziato che l’amministrazione, fin dalla passata consiliatura pure capeggiata dall’attuale sindaco, ha rilasciato titoli concessori prevalentemente in variante al piano regolatore, e che in alcuni casi la concessione appare strumentale a favorire operazioni di lievitazione del prezzo dell’immobile o ad incrementare l’attività di società di costruzione vicine ad esponenti della criminalità organizzata locale».

Fondi, terra di conquista per clan campani e calabresi

L’allarme di Fondi non è storia recente.  Se da mesi il caso è stato portato alla luce dalla relazione prefettizia è ancora più tempo che nelle relazioni della Dna si fa riferimento al comune pontino e al “suo gemello” Nettuno come luoghi di provata permanenza mafiosa sia legata alla ‘ndrangheta che alle cosche campane insediate in un territorio considerato. L’operazione Damasco del febbraio 2008  fa espresso riferimento a un sodalizio criminale con collegamenti nell’apparto burocratico e politico-amministrativo della città. Dal momento in cui sono cominciati i primi accertamenti sul condizionamento mafioso a Fondi sono anche emersi  altri dettagli circa il radicamento dei clan in tutto il territorio provinciale. Questo quadro, assieme al coinvolgimento di politici locali e al sequestro preventivo di beni per decine di milioni di euro sono un indizio troppo significativo per poter essere tralasciato. Senza contare le continue segnalazioni delle Distrettuali Antimafia che collocano il territorio fondano come crocevia di interessi camorristici e della ‘ndrangheta, in particolare la ndrina Tripodo, che già da anni ha scelto la località pontina come luogo di stanziamento. Nella relazione 2008 della Dna si legge che «per quanto riguarda il Mercato Ortofrutticolo di Fondi esso appare interessato da infiltrazioni mafiose, e il Mercato subisce l’influenza della famiglia D’Alterio e del clan Tripodo».E inoltre «tali episodi hanno confermato che le attività del Mercato  rappresentano continue occasioni di arricchimento per la crimi nalità organizzata per la forte influenza dei potenti clan camorristici e della‘ndrangheta su Fondi». Ora che la relazione prefettizia è stata “adottata” dal Viminale, attendiamo l’esito del consiglio dei ministri futuro che date le premesse non potrà più procrastinare.

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