Narcotraffico e crimine: pericoli per la democrazia
È di una gravità che non ha precedenti il quadro generale sulla criminalità nel nostro paese che si rileva leggendo i vari rapporti che periodicamente vengono redatti dalle istituzioni. A partire dalla relazione conclusiva presentata a febbraio scorso dalla Commissione parlamentare antimafia che ha, molto opportunamente, sottolineato come siamo diventati, con il passar degli anni, tra i paesi democratici “quello più appetibile per i criminali”. E già soltanto questa etichettatura avrebbe dovuto imporre una riunione straordinaria del Governo ancora in carica per capire cosa fare. Pochi giorni prima era stata la Direzione Investigativa Antimafia (DIA), con la consueta relazione sull’attività svolta (sicuramente di buon livello) ed i risultati conseguiti (pure apprezzabili) nel primo semestre del 2017, ad aggiornarci (ad aggiornare, soprattutto il Parlamento) sulla perdurante straordinaria vitalità delle mafie tradizionali (su tutte la ‘ndrangheta) alle quali si erano aggiunte altre “mafiette” (in particolare in Puglia ma anche sul litorale romano) e bande paramafiose di varie etnie molte delle quali impegnate nel narcotraffico.
Ad arricchire il canovaccio informativo era arrivata a marzo anche la relazione della nostra intelligence (Dipartimento Informazioni per la Sicurezza-DIS) che sottolineava, tra l’altro, la pervasività delle varie organizzazioni criminali autoctone e straniere. Lo scenario criminale sarà ancora più drammatico quando, a breve, saranno resi pubblici i dati sull’azione di contrasto al narcotraffico svolta nel 2017 dalle forze di polizia e dalle dogane con la relazione annuale, in fase di “rifinitura”, della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (DCSA). Già abbiamo avuto occasione di scrivere che le circa 100 tonnellate di stupefacenti sequestrate nel 2017 (dati provvisori DCSA) sono il record dopo quello assoluto del 2014 quando ne furono intercettati oltre 150ton. Anche il Dipartimento Politiche Antidroga (Presidenza del Consiglio dei Ministri), prossimamente, presenterà la relazione annuale sullo stato delle tossicodipendenze in Italia nel decorso anno, una preziosa istantanea della situazione delle droghe, decisamente ancora molto negativa. Ai primi di giugno prossimo, infine, sarà l’EMCCDA (European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction) – l’Osservatorio europeo che ha sede a Lisbona – a fornire altri dati, purtroppo, come sempre riferiti a periodi temporali già ampiamente superati (il rapporto del 2017 faceva riferimento a dati del 2015).
Una situazione generale, dunque, fortemente critica mentre si continua a non dare priorità al tema della sicurezza spesso ricondotto, in modo semplicistico e strumentale, a quello dell’immigrazione clandestina (che resta un problema). C’è il rischio che le radici stesse della democrazia nel nostro e in molti altri Paesi rischiano di saltare se si continua a lasciare campo libero alla criminalità organizzata. Questa continua a scavare dentro le istituzioni come un cancro che può, forse, ancora essere fermato e circoscritto, ma se non si aggredisce con le giuste cure e si rimanda sempre continuerà ad invadere, cellula dopo cellula, l’organismo intero. E così tutte le cellule della società , tutti i cittadini dovrebbero sentirsi impegnati in una lotta che implica la nostra responsabilità su tanti piani; economico, politico, culturale, educativo, etico.
Non stiamo esagerando: certi “peccatucci veniali” , certe tolleranze o debolezze nei confronti di chi li adotta possono, sommati a quelli di tanti altri, fornire un ottimo terreno di coltura per la grande criminalità. I delitti eclatanti, le violenze contro le donne, i minori, che di quando in quando scuotono le nostre coscienze e ci addolorano o ci indignano, non sono soltanto il prodotto estemporaneo e isolato di menti malate e criminali; più spesso sono la punta tragicamente emergente di un iceberg compattatosi grazie all’aggregazione di una miriade di comportamenti non necessariamente criminali, anche solo illegali, anche solo sconsiderati o scorretti.
Se vogliamo fare un esempio, si pensi alla formidabile opportunità che diamo ai criminali quando eleggiamo un politico, un amministratore, corrotto o ricattabile, quando gli diamo il nostro voto in cambio di un favore o della sua protezione senza valutare di chi si tratti in realtà; quando facciamo affari con qualcuno che ci conquista con il suo denaro e non sottilizziamo sulla sua provenienza, quando chiudiamo gli occhi e le orecchie per non vedere o sentire ,per non turbare la nostra tranquillità, per pigrizia, per la sfiducia nelle istituzioni. Quelle istituzioni di cui lamentiamo le carenze, senza però attivarci per poterle migliorare.
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