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La mafia e l’area grigia, avviso di garanzia ad un sindaco

Di Rino Giacalone il . Sicilia

Per dare aiuto a Cosa Nostra non bisogna essere per forza dei “punciuti”. L’organizzazione mafiosa poi da tempo ha cambiato i suoi riti e si può essere mafiosi senza passare per i santini bruciati sul palmo della mano o per i rituali di sangue che costituiscono la cruda iconografia della mafia siciliana. C’è anche altro, c’è il favoreggiamento, ci sono quei contatti nella cosidetta area grigia, quella fatta da “colletti bianchi”, professionisti, politici, di primo e secondo piano, che in modo più o meno inconsapevole, finiscono con il dare gli appoggi che servono ai capi mafia che hanno anche cambiato pelle, non portano più coppole e lupare, ma vestono in grisaglia e fanno gli imprenditori.

A Trapani c’è stata una indagine che più di altre ha messo in evidenza questa realtà, i contatti tra l’imprenditoria «mafiosa» e la politica e questa inchiesta, condotta da Polizia e Finanza, e coordinata dalla Procura antimafia di Palermo, registrata sotto il nome di “Cosa Nostra resort”, ha fatto un passo in avanti. Un avviso di garanzia è stato notificato al sindaco di Valderice Camillo Iovino, coinvolto nell’operazione perché l’imprenditore sotto inchiesta di lui spesso parlava, indicandolo come uno a disposizione per risolvergli alcuni problemi. L’imprenditore è il valdericino Tommaso «Masino» Coppola, che dal carcere, dove si trova dal novembre 2005, a scontare già una condanna a oltre 6 anni, sarebbe riuscito a continuare a gestire le sue aziende, tra cui il grande residence di Torre Xiare, e a seguire alcune vicende inerenti l’ottenimento di finanziamenti pubblici e la partecipazione a lavori pubblici; soprattutto, secondo le indagini, avrebbe cercato in modo costante il «contatto» con la politica. A «tradirlo» le intercettazioni fatte in carcere, durante i colloqui con alcuni suoi congiunti, come il nipote Onofrio Fiordimondo, che venne arrestato lo scorso dicembre. Il contesto che coinvolge il sindaco Iovino non è di quelli che permettono di dire una sua partecipazione all’associazione mafiosa, circostanza esclusa, tanto che è altra l’ipotesi di reato, ma ciò che emerge è la circostanza che lui non si sarebbe tirato indietro rispetto ad alcune esigenze rappresentate a nome dello zio da Onofrio Fiordimondo. Iovino sapeva chi era “Masino” Coppola, in carcere per mafia, e parlando con Fiordimondo non si sarebbe tirato indietro. Anche se lui interrogato ha negato ogni cosa. Nelle intercettazioni fatte in carcere Coppola è stato sentito parlare col nipote durante i colloqui di tante cose, «parla con Camillo» è stato un intercalare ripetuto spesso: per gli inquirenti quel «Camillo» altri non sarebbe che l’attuale sindaco di Valderice Camillo Iovino, funzionario di banca, all’epoca delle intercettazioni, dirigente di Forza Italia.

Non c’è dubbio per gli investigatori che si tratti di lui perchè ad un certo punto Coppola lo indica al nipote per sbloccare alcuni depositi in banca (25 mila euro in titoli), da preservare rispetto ad un eventuale sequestro. Altri riferimenti a Iovino, pronunziati da Coppola anche per nome e cognome parlando sempre col nipote, risulterebbero essere stati fatti da Coppola per altre vicende legate all’esecuzione di lavori pubblici, forniture di inerti. Coppola cercò di proseguire le forniture alla Calcestruzzi Ericina anche dopo il suo arresto: Coppola attraverso la politica avrebbe cercato appoggi per arrivare all’allora prefetto Giovanni Finazzo e quindi agli amministratori giudiziari dell’azienda confiscata. In questa circostanza oltre al nome di Camillo, Coppola avrebbe fatto spesso riferimento “al senatore”, suo nipote avrebbe dovuto parlare direttamente con questi oppure avrebbe dovuto indurre Iovino a farlo. Il senatore secondo l’ordinanza di custodia cautelare è l’attuale presidente della Commissione Ambiente del senato Antonino D’Alì, all’epoca sottosegretario all’Interno.

Il sindaco Iovino si è trovato così da persona informata dei fatti, in questa veste venne sentito nell’immediatezza del blitz antimafia per dichiararsi estraneo, a indagato: l’avviso di garanzia che lo ha raggiunto è «per favoreggiamento con l’aggravante di avere favorito l’associazione mafiosa». L’avviso di garanzia dopo avere negato le circostanze, negato quasi l’evidenza dei fatti.

Il sindaco di Valderice Iovino ha reagito in modo deciso: «L’avviso di garanzia mi è stato notificato il 23 febbraio scorso. Non devo essere io a spiegare che si trattava di un atto dovuto da parte degli inquirenti e che io per primo ho avuto interesse ad accelerare ogni accertamento giudiziario, compreso un primo colloquio con il pm ed un confronto con uno degli indagati. Dell’avviso di garanzia ho informato, nello stesso giorno della notifica, in primo luogo il prefetto, per il ruolo istituzionale che ricopro, e immediatamente anche l’organo esecutivo del Comune. Tanto uno, quanto gli altri, mi hanno rassicurato circa l’opportunità di continuare nella mia azione politica ed amministrativa».

«Auspico – dice Iovino – in una rapida chiusura di questa indagine avviata nel 2005, quando non avevo alcun incarico politico e, soprattutto, quando non ero sindaco di Valderice. Oggi questa vicenda nella quale sono stato forzatamente coinvolto, e dalla quale sono assolutamente estraneo, sta pesantemente comprimendo la mia libertà di azione politica e la serenità dei miei quotidiani rapporti istituzionali. Sono sereno per quel che riguarda l’indagine, ma nel contempo fortemente preoccupato che tutto ciò possa essere strumentalmente utilizzato per rallentare quel processo di cambiamento voluto a Valderice dai cittadini».

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