Gli Emirati Arabi non siano più un porto franco per le mafie
Per anni gli Emirati Arabi Uniti hanno rappresentato un porto franco per molti italiani, indagati o condannati in via definitiva per ogni genere di reato. Le cose, però, oggi possono cambiare, ammesso che il Parlamento italiano ratifichi finalmente l’accordo di estradizione e cooperazione giudiziaria con il Paese emiratino.
Il Ministro della Giustizia Andrea Orlando, era volato ad Abu Dhabi già nel settembre del 2015 per firmare l’accordo che, tuttavia, è rimasto arenato a lungo prima di essere approvato dal Consiglio dei Ministri. Questo perché il principio generale che vieta all’Italia di estradare chi tornando nel Paese di origine rischi la pena di morte, è stato rivisitato da norme europee entrate in vigore nell’agosto del 2016 che ne hanno preteso una formalizzazione ancora più stringente, rendendo così inadeguata quella adoperata nel testo sottoscritto dalle parti nel 2015. Ostacolo superato solo allo scadere della XVII Legislatura, attraverso lo scambio di lettere diplomatiche allegate ufficialmente al testo dell’accordo, con le quali sono state soddisfatte le esigenze imposte dalle norme europee, prevedendo l’obbligo in capo alle Autorità emiratine di commutare in pena detentiva la pena di morte comminata al ricercato di cui si chieda l’estradizione all’Italia. Il che ha consentito al Consiglio dei Ministri il 22 febbraio 2018, di licenziare il trattato, che però per diventare operativo deve essere ratificato dal Parlamento.
Oggi siamo quindi a un passo dalla ratifica finale da parte delle due Camere, che renderà efficace il trattato e permetterà all’Italia di reclamare e riportare in patria diversi latitanti. Le cronache raccontano di condannati in via definitiva per reati di mafia, narcotraffico, riciclaggio, corruzione e frode fiscale, reati gravi che mi hanno indotto per tutta la durata della XVII Legislatura a chiedere insistentemente l’approvazione del trattato. Credo infatti che la forza della criminalità di stampo mafioso e non, dipenda dalla impunità: più è manifesta l’impunità dei delinquenti, più si radica la loro capacità intimidatrice e cresce il senso di disaffezione dei cittadini verso le Istituzioni. Nel caso degli Emirati Arabi siamo al grottesco, perché queste latitanze sono vissute alla luce del sole, in spregio al principio di legalità e alla autorevolezza italiana. Il testimone è passato nella XVIII Legislatura all’onorevole Walter Verini, che già nella precedente, in quanto capogruppo in Commissione Giustizia Camera del PD, non aveva mai fatto mancare il suo sostegno, il quale l’11 aprile ha depositato in Parlamento una proposta di legge di ratifica ed esecuzione del Trattato di estradizione e del Trattato di mutua assistenza giudiziaria in materia penale tra l’Italia e gli Emirati Arabi Uniti.
Ha dichiarato l’on. Verini: “Queste misure sono importanti non solo per le loro ripercussioni dirette, ma anche come elemento di deterrenza. Le Mafie infatti si muovono su scala internazionale e gli Emirati Arabi rappresentano un porto franco per molti criminali legati a vario titolo alle organizzazioni mafiose. Mettere un freno a questa situazione di impunità è quindi un colpo diretto anche alle Mafie”.
Il nuovo Parlamento ha quindi una occasione limpida per far capire quali priorità stiano nella agenda politica delle forze che hanno la maggioranza dei voti.
Credo valga la pena monitorare con attenzione e fare quel che è possibile per illuminare la situazione. Nessuna zona franca può essere sopportata dalla democrazia.
*Fondazione Benvenuti in Italia
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