‘Ndrangheta, arrestato boss Pelle
Lo hanno arrestato non molto distante dalla sua San Luca. Perché un boss non lascia mai il proprio territorio. Perché un boss deve continuare a marcare la presenza.
Finisce oggi la latitanza di Giuseppe Pelle, figlio di ‘Ntoni “Gambazza”, storico capo di quella ‘ndrangheta di faide e stragi che, con quella di Duisburg, portò l’Italia criminale sulle prime pagine dei giornali tedeschi nel 2007.
Gli uomini della Polizia di Stato e quelli del Servizio Centrale Operativo hanno sorpreso Pelle in un casolare di campagna alla periferia di Condofuri, nel reggino. Il boss aveva trovato riparo in una casa a ridosso di un torrente, proprio alle pendici dell’Aspromonte, in una zona presumibilmente accessibile solo a chi è abituato a muoversi fra in questi perché è lì che è nato.
Quando hanno buttato giù la porta, gli uomini delle forze dell’ordine si sono trovati davanti Pelle con alcuni fedelissimi. Nessuno di loro ha opposto resistenza.
Pelle era latitante dal 2016, quando è riuscito a scappare dagli arresti domiciliari ottenuti per motivi di salute. L’uomo deve finire di scontare una condanna per associazione a delinquere di tipo mafioso e tentata estorsione, ai quali si aggiunge il mandato di cattura per associazione mafiosa spiccato l’estate scorsa.
Attuale capo strategico e operativo di una delle più importanti famiglie storiche di San Luca, e legato tramite matrimoni ad altre famiglie della locride, per i magistrati Pelle non ha solo tessuto le fila economiche e strategiche della mafia del reggino, ma ha anche saputo intrecciare i propri interessi con quelli della politica.
Le forze dell’ordine hanno sottolineato come la ricerca dei latitanti continui a rimanere una azione necessaria e strategica proprio perché i latitanti hanno bisogno di rimanere nel loro territorio per esercitare il potere potere. Un potere che si traduce sempre spesso nell’infiltrazione da parte delle mafie del tessuto economico.
Operazione Stige: la palude della ‘ndrangheta
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