Criminalità cinese in Italia e in Europa
Importante l’operazione portata a termine nella mattinata del 30 gennaio scorso dai carabinieri di Roma che hanno arrestato una ventina di persone, in prevalenza cinesi, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip per i delitti di riciclaggio, autoriciclaggio, impiego di denaro di provenienza illecita, emissione e utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti. Indagini che hanno interessato anche Londra dove veniva trasferito denaro “sporco” sui conti correnti di una società controllata da prestanomi di cinesi ed altre città italiane (Milano, Bari, Vicenza, Pordenone, Viterbo, Campobasso). Diciotto i milioni di euro ripuliti di cui almeno tre derivanti dal traffico di stupefacenti nella Capitale.
Un altro colpo, dunque, alla criminalità cinese dopo quelli recentissimi inferti a Prato dalla polizia di stato con l’arresto di 32 cinesi per associazione a delinquere di stampo mafioso. Sulla pericolosità della criminalità cinese che è andata assumendo nel tempo, talvolta, anche le caratteristiche mafiose, è da anni che si lanciano allarmi, a partire dalla relazione redatta nel 2003 dalla Commissione parlamentare antimafia che elencava le tipologie delle attività delinquenziali svolte dai cinesi in Italia. Nello stesso periodo la 52ma “Relazione sulla politica informativa e della sicurezza”, a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri, metteva in guardia sulle “consorterie cinesi”, sulla loro espansione in Italia e sulle ramificazioni che andavano emergendo nell’Europa dell’Est e con altri gruppi attivi in Francia. Due anni dopo, inascoltato, era stato l’allora direttore del SISMI (uno dei due servizi segreti del tempo), che in occasione del convegno “La sfida cinese nel mondo e in Italia” tenutosi presso il Comando Generale della Guardia di Finanza metteva guardia dalla criminalità cinese diagnosticata ancora “nella forma di tumore e non metastasi”.
Dunque nel nostro paese risalgono a molti anni fa i timori che la criminalità cinese si andasse consolidando e fossero necessari i dovuti interventi preventivi e repressivi prima che diventasse “metastasi”. Anche in altre parti dell’UE la penetrazione della malavita cinese si è avuta gradualmente e sistematicamente utilizzando come basi le principali città che già da molti anni erano i nodi principali per il traffico di clandestini e di partite di stupefacenti.
È stato accertato che la criminalità organizzata cinese si avvale ancora oggi del traffico illegale di immigrati per introdurre in un determinato territorio persone consapevoli sin dall’inizio che, per pagarsi il viaggio, saranno costrette a commettere reati di ogni tipo per conto delle organizzazioni. Così, in Olanda,per esempio, lo sviluppo dell’imprenditoria cinese, in particolare della ristorazione, e la duttilità politica sull’immigrazione tenuta, generalmente, dal governo olandese, hanno determinato, negli anni, un considerevole afflusso di giovani cinesi e anche di criminali tanto che , nella sola Amsterdam si sono insediati alcuni gruppi collegati alle Triadi (tra questi, Sun Yee on, Wo Shin Yee, Luen Ying She, Yuet Tung). In Belgio,a Bruxelles, sono state accertate le presenze delle Triadi 14K e Wo Sing Wo. Presenza della criminalità cinese sono segnalate in Serbia, Kosovo e in Bosnia, mentre in Germania le Triadi operano soprattutto ad Amburgo, Stoccarda e Norimberga controllando il gioco d’azzardo, le case di appuntamento, il traffico di clandestini, la falsificazione di documenti, il traffico di droghe sintetiche. Dalla Francia, poi, in particolare nel 20mo Arrondissement (una sorta di China Town), alcuni capi delle Triadi controllerebbero gruppi malavitosi di cinesi in diversi Stati europei. Insomma, la mafia cinese ha allungato da qualche tempo i suoi tentacoli da noi e in Europa e sarà opportuno dedicarvi più attenzione investigativa.
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