Continua la “guerra” in Messico: 25.339 persone assassinate nel 2017 (e circa mille nel 2018)
Continua la “guerra” in Messico nel disinteresse generale di gran parte della comunità internazionale. Decine di persone assassinate ogni giorno, assalti a sedi istituzionali, sequestri di persone, “lupare bianche”, fosse clandestine riempite di cadaveri quasi mai identificati, poliziotti scomodi eliminati quando non collusi con la criminalità, cittadini che si fanno giustizia con le proprie mani. Un paese completamente alla deriva.
Drammatico il bilancio degli omicidi dolosi (dati forniti negli ultimi giorni dal Segretariato Esecutivo del Sistema Nazionale della Sicurezza) con 25.339 persone assassinate nel corso del 2017 (nel 2016 gli omicidi erano stati 20.547). Una media di 70 omicidi al giorno. Il record degli ultimi venti anni contraddistinti dalle lotte tra i vari cartelli di narcotrafficanti e gruppi criminali per accaparrarsi, principalmente, mercati e rotte delle droghe.
Un primato destinato, purtroppo, ad essere superato nel corrente anno se continuerà con questa cadenza impressionante l’escalation di violenza che si rileva in gran parte del paese. Una situazione impossibile da fronteggiare anche per la scarsa affidabilità degli organismi della sicurezza. Basti pensare che il 2018 era appena iniziato quando, il 4 gennaio, un contingente della polizia statale e federale ha “occupato” la sede della polizia municipale di Chilpancingo dopo che erano stati arrestati il comandante e alcuni agenti per collusioni con la criminalità organizzata ed altri gravi delitti, tra cui la “scomparsa” di alcune persone accompagnate in caserma, ma anche estorsioni a molti commercianti. Nelle stesse ore quattro persone venivano uccise a colpi di pistola a Oaxaca mentre a Tula un’intera famiglia, cinque persone, era sterminata nella loro abitazione.
Difficile trovare un paese che non sia in guerra dove si contano ogni giorno tanti morti ammazzati. I fatti esposti sono peraltro solo alcuni dei più violenti ripresi dalla cronaca e già in questi primi venti giorni dell’anno gli omicidi dolosi sono stati oltre 1.000. Diversi anche i poliziotti eliminati e tra questi il comandante della polizia di Elota (Sinaloa), sequestrato il 5 gennaio da un commando mentre era in un ristorante, il comandante della polizia penitenziaria del reclusorio Cereso di la Paz, assassinato il 10 gennaio, un poliziotto di Salvatierra ucciso a Guanajuato il 12 gennaio, e un ufficiale della polizia di Benito Juarez, freddato il 17 gennaio con diversi colpi di pistola mentre era alla guida della sua auto. Ed ancora: il 20 gennaio, l’omicidio del comandante della polizia di Irapuato e di due ufficiali della polizia municipale di San Josè Iturbide.
Così, come capita in molti paesi, le autorità corrono ai ripari inviando reparti di rinforzo per cercare di riprendere il controllo del territorio come è successo a Chihuahua con l’arrivo, il 7 gennaio, di un contingente di 250 uomini della polizia federale dopo che nella prima settimana dell’anno si erano contati già 27 omicidi tra cui quello di un agente della polizia ministeriale assassinato in strada.
Situazione ben più grave quella dello Stato di Guanajuato dove nella prima decade del 2018 si sono contati 70 omicidi nei municipi di Irapuato, Cortazar, Celaya, Salvatierra, Leon, Silao, Romita e Apaseo Alto. Le mattanze continuano un po’ dovunque. A Xalapa, capitale dello Stato di Veracruz, il 14 gennaio vengono recuperati i resti di diversi cadaveri all’interno di un fuoristrada con messaggi intimidatori, a firma del temibile cartello dei Los Zetas, nei confronti di ufficiali della locale polizia accusati di “non rispettare gli accordi”. Non potevano mancare i ritrovamenti, il 17 gennaio, dei resti di cadaveri – ben 33 non identificati – rinvenuti in tre fosse clandestine nel territorio del municipio di Xalixco (Nayarit). La sfrontatezza dei malviventi arriva all’attacco, con artefatti incendiari,contro la sede della Procura Generale della Repubblica di Zamora (Michoacan) che causano il ferimento di una donna e il danneggiamento di alcune auto in sosta innanzi all’edificio. Nella stessa giornata un commando uccide un dirigente del Partido Encuentro Social di Petatlan mentre guidava la sua auto e a Culiacan, il 20 gennaio, si contano nove persone assassinate, tra cui due donne, in episodi distinti.
Non so cos’altro debba accadere in Messico per dichiarare lo stato di emergenza nazionale mentre, perdurando questa situazione, non escluderei il ritorno di gruppi di autodifesa cittadina come accadde giusto tre anni fa in diverse zone del paese.
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