4 – Fahrenheit – 19 Marzo 2009
Costruttori. Non so se faccio loro un favore, considerati i rigidi interventi dottrinari che dal Vaticano calano ogni giorno sulle scelte civili e morali degli italiani. Forse essi stessi per naturale riservatezza non lo gradiranno, ma voglio parlare dei sacerdoti impegnati in Libera per la legalità e contro le mafie. Scherzosamente, ma non troppo, sono stati definiti “Libera Chiesa”. Da agnostico non credente, non posso certo coglierne il travaglio spirituale, le ragioni di una fede vissuta tratta dal Vangelo e proiettata nella società, ma da giornalista laico, impegnato al loro fianco nelle stesse battaglie, trovo straordinario il modo in cui fanno coincidere la legge di Dio con il rispetto delle leggi e la difesa dei diritti degli uomini. Li chiamerò solo per nome, per amicizia e come segno del loro impegno fra i tanti, primi a portarne le responsabilità nei progetti e nelle scelte associative, ma eguali negli intenti, nei sacrifici e nei rischi personali.
Luigi è il fondatore, forte come un montanaro delle Prealpi venete, una vita nel volontariato, ha lasciato il segno in innumerevoli organizzazioni sociali prima di dare vita a Libera. In questa veste è dovunque, al fianco di un familiare delle vittime delle mafie come di un testimone di giustizia, di un commerciante angariato dal pizzo o di un Prefetto impegnato con il Ministero dell’Interno, sulle terre confiscate ai mafiosi, fra i giovani delle cooperative sociali, come fra i sindaci che rifiutano le connivenze criminali, nelle scuole a gettare semi di conoscenza o in qualche carcere a parlare con chi è dall’altra parte, ma magari sente indebolirsi l’appartenenza mafiosa. Attacchi, polemiche spesso a comando, gelosie, minacce, non lo fermano e la scorta che lo segue su disposizione delle autorità, non sostituisce certo la determinazione, la coerenza, la passione quasi profetica del suo agire. Ogni suo intervento segna chi ascolta, perché è come “ un grido dell’anima”.
Tonio è pugliese e porta in sé l’antica saggezza di una terra crocevia di etnie e culture diverse, ma soprattutto l’enorme esperienza conquistata nell’impegno sociale, dalle carceri di massima sicurezza dove è stato cappellano ai movimenti e alle ONG internazionali, come Pax Christi e Mosaico di Pace. Consulente anche per le Nazioni Unite e organismi internazionali, ha costruito una rete, Flare, che raccoglie i contributi di decine di associazioni e gruppi europei e latino-americani.
Marcello, già laureato in Teologia pastorale, parroco, è responsabile del Centro Studi per le realtà meridionali, oltrechè del settore Formazione di Libera. Opera a Potenza, dove è attivo un centro contro l’usura. A contatto diretto con tanti cittadini e con la stampa locale, che ha organizzato in assemblee e comitati, Marcello ha implacabilmente denunciato la presenza della camorra e della ‘ndrangheta, nella regione che vari poteri, dalla politica all’imprenditoria e a gruppi massonici, si ostinano a dipingere come “un’isola felice”. Marcello denuncia l’invasione del sistema criminale in un libro di successo, “Quando la mafia non esiste” e non indietreggia, nonostante le intimidazioni..
Ma sono altri sacerdoti impegnati sul campo dell’antimafia. Come Pino a Polistena, in Calabria, coordinatore di quella cooperativa Valle del Marro che ha subito attentati e intimidazioni sui terreni confiscati o Tonino a Napoli e a Portici, il salesiano al quale si deve anche un’opera di formazione dei ragazzi rinchiusi nel carcere minorile di Nisida o ancora Raffaele, attivo nel carcere di Lecce e Luigi a Vicenza e a Padova, il difficile Veneto ossidato dal consumismo e dall’egoismo leghista. Ogni volta che penso a loro, mi viene in mente la straordinaria invettiva contro la mafia che Papa Woitila pronunciò nella Valle dei Templi ad Agrigento. Molte autorità della Chiesa l’hanno lasciata cadere nel nulla, troppi prelati restano chiusi a ogni impegno morale e civile per la legalità, per una discutibile visione dottrinaria separata dalla realtà sociale, sepolti da indifferenza o opportunismo, se non a volte di fatto conniventi. Restano però, ben al di là delle lapidi che ne ricordano il sacrificio, gli esempi luminosi di Don Puglisi e di Don Diana. E questo silenzioso impegno dei miei compagni a Libera. Che il vostro Dio ci assista nel viaggio comune, amici, con un pensiero anche per i miscredenti.
Un saluto agli ascoltatori da Roberto Morrione e a risentirci domani.
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