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“Il ruolo della Giustizia nella lotta alle mafie: per una panoramica nazionale”

Di Marta Tacchinardi il . Campania

Quale ruolo
riveste oggi la Giustizia nel nostro Paese? A Napoli, in una Chiesa
di San Francesco di Paola gremita, alla presenza dei magistrati Gian
Carlo Caselli e Anna Canepa (coordinati da Enza Rando, avvocato – ufficio
legale di Libera), si è cercato di dare una risposta a questo interrogativo.

Libera, attraverso
le parole di Enza Rando, ha voluto porre l’accento sulle richieste
e le esigenze emerse dall’incontro coi famigliari delle vittime delle
mafie: una richiesta a Libera di essere presenti e al legislatore affinché
li renda protagonisti-destinatari quando scrive le leggi, nonché un’esigenza
di armonizzazione della legislazione frammentata in materia, che li
fa sentire ancora più soli e acuisce in loro la percezione di ingiustizia.

Gian Carlo
Caselli ha velocemente ricordato il suo periodo “palermitano”, gli
insegnamenti di Caponnetto e le intuizioni di Falcone che portarono
alla nascita del pool e poi all’avvio del maxi-processo: “Falcone
e Borsellino stavano sconfiggendo la mafia, stavano facendo un servizio
all’intero Paese – ha sottolineato Caselli – ma non ebbero né sostegno
né approvazione, bensì calunnie e attacchi; contro il loro metodo
vincente si scatenarono forse avverse”. E proprio queste “forze
avverse” vede ancora oggi Caselli: “c’è una collusione di base,
un rifiuto di vedere, che fanno paura; d’altronde – conclude –
pecunia non olet
, l’economia deve girare comunque, anche se c’è
qualche rotella un po’ sporca”.

L’antimafia
giudiziaria però non è solo quella del maxi-processo e della ribalta
mediatica, ma anche quella che Anna Canepa ha definito “del quotidiano”,
quella che si svolge nelle piccole Procure ogni giorno. Il magistrato
ha parlato dell’amore per la sua professione, “una vocazione più
che un lavoro” e per la Sicilia, tanto da offrirsi di tornarci da
Sostituto Procuratore a Gela, uno dei tanti Tribunali con carenza di
organico. “A Gela mancano bisogni primari come l’acqua, ci sono
problemi enormi con l’inquinamento e l’abusivismo, con la mancanza
di PM – ha detto –  il vero e unico problema della giustizia è
quello della lentezza e dell’inefficienza, ma nessuna riforma sul
tappeto, da 15 anni a questa parte, migliora uno di questi aspetti,
puntando invece ad una riforma della magistratura”. 

L’ultimo
intervento, “a sorpresa”, è quello di Gianluca Guida, Direttore
dell’Istituto Minorile di Nisida – Napoli: da un anno i ragazzi detenuti
hanno incontrato in numerose occasioni i famigliari delle vittime di
mafia; questi incontri, caratterizzati inizialmente da difficoltà e
timore nell’incontrare quella che fino a quel momento era la controparte
solo processuale, ha invece creato col tempo delle “vicinanze”.
“La mediazione – ha evidenziato Guida – è una nuova forma di fare
giustizia; la mera punizione non dà soddisfazione, non dà l’idea
di superare il dolore; è invece l’incontro a permettere di superare
le distanze”. E conclude citando Don Luigi Ciotti: “i ragazzi si
incontrano, i problemi si affrontano. Non viceversa”.

Tanti gli spunti,
tanti gli stimoli offerti da questo incontro a riflettere e ad impegnarsi.
Perché la Giustizia sia sempre più protagonista e meno comparsa del
nostro tempo.

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