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In Messico i cittadini hanno iniziato a farsi giustizia da soli

Piero Innocenti il . Criminalità

veracruzIl Messico, come abbiamo più volte scritto, è nelle mani di narcotrafficanti e gruppi delinquenziali di varia matrice. Anche per questo, con forze di polizia in buona parte corrotte e inaffidabili (solo a novembre, ad Acapulco, sono stati destituite alcune centinaia di agenti che si erano rifiutati di sottoporsi ai previsti controlli per continuare a prestare servizio) e con una giustizia poco incisiva, in alcune parti del paese si erano creati, alcuni anni fa, gruppi di autodifesa composti da cittadini che erano scesi nelle strade armati e intenzionati a difendersi dalle prepotenze e dalla violenza della criminalità, non solo organizzata. Non erano mancati, in quel periodo,  episodi di brutalità anche da parte di queste “ronde” impegnate, come accennato, al controllo del  territorio municipale per garantire sicurezza.

Due eventi degli ultimi giorni, infine, rappresentano un notevole campanello d’allarme per un paese che appare sempre più allo sbando sul piano della sicurezza pubblica. Il primo fatto si è verificato il 13 novembre, nel municipio di San Jeronimo Tlacochahu (Oaxaca). Qui,  tre ladri entrati in una casa per rubare, fuggono dopo aver malmenato due persone. La notizia si diffonde in un baleno e un gruppo di cittadini va a “caccia” di questi malviventi li rintraccia poco dopo e li trascina in una discarica e li brucia vivi. Il trasferimento in ospedale  servirà solo a constatarne la morte. Il secondo episodio è del 21 novembre, a San Carlos, una frazione del municipio di Libres. Si diffonde la voce in paese  di tre presunti delinquenti  e si scatena una “battuta” che porterà a bloccare uno dei tre sospettati che verrà brutalmente malmenato e bruciato. L’agghiacciante pomeriggio a Libres si conclude con l’assalto, con rudimentali bombe incendiarie, da parte di cittadini alla sede del comando di polizia, dove era stato condotto un uomo arrestato per tentata violenza sessuale.

Casi (ancora) isolati che mostrano un livello di guardia abbondantemente superato sulle condizioni di sicurezza in Messico, che stanno sempre più peggiorando. A ricordarlo, i dati statistici sulla delittuosità forniti dal Sistema Nazionale di Sicurezza Pubblica, secondo cui il mese di ottobre scorso, con 2.371 omicidi volontari in tutto il paese (una media di 76 morti ammazzati al giorno), è stato il mese peggiore degli ultimi venti anni. Peraltro, già al primo di novembre, con 20.878 omicidi commessi durante il 2017 (mediamente 69 omicidi giornalieri), si sono superati i valori degli ultimi cinque anni. Una vera strage che continua senza che vengano assunte iniziative straordinarie per una vera emergenza nazionale. Che prosegue anche nel mese in corso con agguati a poliziotti, esecuzioni in strada, scontri tra gruppi armati, blocchi stradali in alcune città. Vale la pena di segnalare alcuni episodi per avere un’idea della efferatezza dei crimini e della violenza. Il 3 novembre, con un conflitto a fuoco nel municipio di Acultzingo, zona montagnosa di Veracruz, tra malviventi e polizia, il bilancio finale é di quattro morti fra i primi e otto agenti feriti.

A distanza di 48 ore, a Veracruz, altra sparatoria con la polizia che registra la morte di quattro presunti malviventi ed il ferimento di due agenti. La giornata annota il ritrovamento, alla periferia di Chilapa, dei cadaveri di sette uomini, fatti a pezzi e contenuti in otto borsoni di plastica della spazzatura. A Yuriria (Guanajuato), un commando armato fa irruzione in una casa dove si sta facendo la veglia funebre ad un uomo ( pregiudicato noto come El Nono, ucciso due giorni prima ) e uccide quattro persone mentre altre sei restano ferite. Il 6 novembre, a Medellin, vengono localizzati tre cadaveri di uomini di cui due smembrati, mentre a Cosamaloapan, su segnalazione anonima, viene recuperato il cadavere, senza testa, di un uomo. L’8 novembre, a San Salvador El Verde, due poliziotti vengono uccisi in un agguato.

Il 12 novembre, in distinti fatti, otto uomini vengono assassinati ad Acapulco, mentre tra le montagne di Copanatoyac vengono recuperati i resti carbonizzati di dodici cadaveri. Due giorni dopo, nei pressi di un centro commerciale di Reynosa vengono trovati i pezzi di un cadavere di un uomo in una borsa di plastica; nella stessa città, il 18 novembre, in due distinti episodi, vengono assassinati cinque uomini. Il 19 novembre, a La Paz, viene assassinato un agente della polizia ministeriale mentre a Tizayuca un commando uccide in strada quattro persone tra cui una donna.

La mattanza messicana continua senza che si veda una via d’uscita. Ed è questo l’aspetto più sconvolgente.

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