“Giornalisti-giornalisti e giornalisti-impiegati. Il Fortapasc di Giancarlo Siani”
“Fortapasc” perché il sindaco di Torre Annunziata andava proclamando,in
quelle settimane che precedettero l’assassinio di Giancarlo Siani il 23
settembre 1985, che la sua zona non era in mano ai clan camorristi, non
era, no, come Forte Apache. Il film di Marco Risi è una ricostruzione
solida, asciutta, senza fronzoli del perché il cronista precario de “Il
Mattino”, Giancarlo Siani, diventò un serio fastidio per i boss e i
loro sporchi affari di appalti truccati con gli amministratori. Ma può
anche diventare una bandiera su molti fronti. Non a caso esce a
Napoli venerdì 20 marzo 2009, alla vigilia di quel 21 marzo che con
“LIBERA” porterà nel capoluogo campano 480 familiari di vittime delle
mafie, per la Giornata Nazionale della Memoria e dell’Impegno.Dice
infatti Paolo Siani,fratello di Giancarlo:”vogliamo vedervi sabato
tutti a camminare con noi su questo bel lungomare,per dire che crediamo
nel riscatto e per affermare che l’etica libera la bellezza, contro
tutte le mafie” Il presidente Napoletano ha inviato un messaggio in
occasione della presentazione del film, citando Siani come “esempio su
cui formare le nuove generazioni”: Paolo Siani e gli altri hanno
risposto con una lettera invitando il presidente della Repubblica a
partecipare alla manifestazione del 21 marzo. Ed intanto hanno
portato, con Marco Risi e Luigi Ciotti, “Fortapasc” nel carcere di
Nitida,perché possa essere “uno strumento di maturazione, di
elaborazione, di speranza per i ragazzi, che hanno già letto insieme la
sceneggiatura nelle scorse settimane”Marco Risi,però, cominciando a
progettare il film ben sette anni fa con Andrea Purgatori, aveva in
mente anche una riflessione sul giornalismo:”nel film si dice a un
certo punto che ci sono i giornalisti-giornalisti ed i
giornalisti-impiegati. E il nostro caporedattore immaginario del Mattino
di Torre Annunziata, Ernesto Mahieux,dice a Giancarlo con estrema
amarezza,’dammi retta, questo non è un paese un paese per
giornalisti-giornalisti’. Ecco, questo da noi è diventato un po’ vero.
Mi piacerebbe” dice ancora Risi, “che l’Italia diventasse di più un
paese per giornalisti-giornalisti, ma anche per registi-registi,per
farmacisti-farmacisti, tutto quello che rischiamo di non essere
più”.Allora vogliamo definirlo un film sulla resistenza, sulla
resistenza possibile oggi?“Questa è una buona definizione. E’ un film
su quelli che hanno voglia di resistere, di continuare a pensare in un
certo modo, voglia di cambiare le cose. Mi piacerebbe che quando la
gente esce dal cinema avesse voglia di assomigliare di più a Giancarlo
Siani e di incontrare persone che in qualche nodo gli assomigliano,
che sentono come un dovere specifico quello di far bene il proprio
lavoro”.C’è un ottimo lavoro di squadra nel film: Valentina
Lodovini,Michele Riondino,Ennio Fantastichini,i fantastici attori
napoletani di teatro già ammirati in “Gomorra”, come Gianfelice
Imparato. Il Giancarlo Siani di Libero De Rienzo è esemplare , nè Don
Chisciotte ne santino,ma vivo, normale. Per De Rienzo, molto bravo e
molto famoso per rifiutare il 99% dei film che gli propongono,
Fortapasc è come “l’urlo di un pugno di gente che vuol fare film di
qualità in un momento in cui sembra impossibile. E da un punto di vista
umano, politico, etico, segnala una necessità primaria in questo Paese
che non ne può più di furbetti, di gente senza coraggio e senza
morale. Raccontare la storia vera di un uomo che ha vissuto
inseguendo la verità e la bellezza della verità anche nei suoi
trafiletti sulle pagine interne è come acqua nel deserto,in questo
momento”. Ma Torre Annunziata oggi è ancora Fortapasc?“Ma l’Italia
oggi è Fortapasc” dice Di Rienzo”La macchia purtroppo si è allargata ,
a tutto il paese”.
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