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Dalla Libia alla Lombardia.
Il dramma senza fine del traffico di esseri umani

Di Gaetano Liardo il . Dai territori, Lombardia

Due grosse
operazioni nel giro di pochi giorni l’una dall’altra hanno acceso
i riflettori sulla criminalità transnazionale ed il ruolo svolto nel
traffico di esseri umani. Diversi attori, rotte simili e simili e brutali
modus operandi. Lo scorso 5 marzo  con l’operazione “Addhi’b
portata avanti dal Ros e coordinata dalla DDA di Bari è stata smantellata
un rete transnazionale che trafficava esseri umani dall’Africa sub-Sahariana
al nord Italia, passando dalla Libia alle coste dell’Italia meridionale
con destinazione finale la Lombardia. Il 12 marzo l’operazione
Caronte
dai Ros in collaborazione con la polizia belga e coordinata
dalla Procura della Repubblica di Milano, ha smantellato un’altra organizzazione
criminale transnazionale che sempre dalla Libia organizzava il traffico
di esseri umani direzione Lombardia. Due differenti operazioni che presentano
delle preoccupanti costanti: la Libia, come luogo di partenza dei traffici,
e la Lombardia, come luogo di destinazione. Al centro Lampedusa trasformata
in un vero e proprio lager nel disperato tentativo del governo italiano
di bloccare lontano dalla terraferma l’arrivo di disperati in cerca
di nuove speranze.  

La Libia.

Nonostante
gli accordi, le promesse solenni, le prese di posizione il “grande
scatolone di sabbia” continua ad essere il centro di smistamento del
traffico di esseri umani dall’Africa all’Italia. Il regime del colonnello
Gheddafi non dimostra nessun interesse reale nel contrastare i traffici,
tantomeno nel contrastare le organizzazioni criminali che li controllano
e li gestiscono. 

Lampedusa.

L’isola è
la prima tappa del lungo cammino in Europa dei migranti, da qui vengono
spostati nei centri di “accoglienza” di Agrigento, Caltanissetta
e Crotone. Una volta giunti nella terraferma le cellule criminali organizzano
la fuga verso il nord Italia. 

La Lombardia.

Nelle due indagini
la Lmbardia risulta essere il terminale dei traffici, dove i migranti
vengono “regolarizzati” tramite il rilascio di documenti falsi,
l’organizzazione matrimoni fittizi, pratiche di lavoro nero.  

Altra considerazione
molto importante, in entrambe le operazioni gli indagati risultano essere
tutti di nazionalità non italiana. Come spiega la Direzione nazionale
antimafia nell’ultimo rapporto pubblicato: “è particolarmente interessante
notare che la tratta è gestita prevalentemente da stranieri e che non
risulta l’inserimento di organizzazioni mafiose italiane in questa
attività; gli italiani coinvolti sono numerosi ma non in posizione
di vertice nell’organizzazione”, inoltre “a fronte del fenomeno
che appare sempre più dilagante, i procedimenti ex art. 600, 601, 602
c.p. sono relativamente pochi con la maggiore concentrazione degli indagati
nel Centro – Nord; essi sono del tutto assenti nelle aree di forte
presenza delle nostre mafie tradizionali. Ciò si spiega con il fatto…che
normalmente le nostre mafie tradizionali non gestiscono direttamente
questo traffico che rimane in mano alle organizzazioni straniere”.

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