L’antidroga interessa ancora?
Ogni giorno, nel mondo, muoiono oltre 500 persone per abuso di stupefacenti.
A fine giugno l’agenzia delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC) ha presentato il consueto rapporto annuale sul tema (World Drug Report 2017).
Da venti anni, ormai, l’agenzia redige tali documenti di analisi e quest’anno, contrariamente al passato, si compone di cinque distinti “booklets”: un sommario contenente alcune valutazioni sulle politiche antidroga, un capitolo sulla situazione generale del consumo degli stupefacenti, uno sull’analisi dei singoli mercati, uno sulla diffusione delle droghe sintetiche e, infine, uno sui collegamenti della criminalità organizzata con il narcotraffico, con il riciclaggio e con il terrorismo. Su quest’ultimo punto, in particolare, è ormai ben documentato, in Afghanistan, il coinvolgimento dei Talebani nel commercio delle droghe (con imposizione di tasse sulle coltivazioni di papavero e nella gestione del traffico) con i nominativi dei vari capi riportati nella Consolidated United Security Council Sanctions List, stilata dagli americani.
Allo stesso modo è noto il ruolo della guerriglia delle FARC in Colombia nella gestione delle coltivazioni di coca, anche se, oggi, dopo gli accordi di pace firmati nel 2016 con il Governo, avrebbero messo da parte tale lucrosa attività. Continuano, invece, a trarre consistenti profitti dal narcotraffico l’Isis in Iraq (amfetamine e pillole di captagon), Boko Haram nell’Africa Occidentale (eroina e cocaina), Al Quaeda nel Maghreb islamico (cannabis) e Al Shabaab in Somalia.
Il quadro generale mondiale quale emerge dal citato rapporto, oggi è ancor più drammatico degli ultimi anni, con un incremento rilevato nella produzione di cocaina ed eroina, con la stima, minima, di 190mila decessi ogni anno (una media giornaliera di 519 morti), per abuso di oppiacei tra cui il fentanyl, e con una diffusione straordinaria di droghe sintetiche.
Tutto questo in un contesto generale di diffusa corruzione di istituzioni, di apparati della sicurezza e giudiziari, di collusioni con uomini politici. Yuri Fedotov, direttore esecutivo dell’UNODC, nella parte finale della prefazione al rapporto, ha ricordato ancora (una sorta di “supplica” personale) le ” cento raccomandazioni” ( tutte quelle riepilogate negli anni passati in documenti ufficiali vari) formulate nel documento approvato all’unanimità nel 2016, in occasione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite riservata proprio alle politiche antidroga, e l’esigenza di una forte cooperazione e scambio informativo tra gli Stati “se si vogliono realmente conseguire effettivi risultati”.
Gli inviti-esortazioni di Fedotov , c’è da scommettere, resteranno ancora inascoltati (come lo furono anche quelli dei due direttori esecutivi italiani, Pino Arlacchi e Giuseppe Di Gennaro, che si alternarono alla guida dell’agenzia negli anni trascorsi).
Certo ci sono i grandi problemi e drammi che stanno investendo intere regioni del pianeta, dalle guerre in atto alle minacce di conflitti (vedi Corea del Nord), alle persecuzioni e al terrorismo, ai movimenti migratori, alla insicurezza sociale che ne sta derivando e che può essere un pericoloso detonatore di rivolte collettive. Insomma, la diffusione delle droghe nel mondo sembra un argomento su cui si manifesta un interesse più che altro apparente, per gli aspetti di criminalità collegata e sul piano della tutela della salute pubblica, mentre, in realtà, interessa marginalmente anche perché è dal narcotraffico che molti paesi trovano un vigoroso sostentamento all’economia, senza contare, spesso, il numero non marginale dei politici collusi con la criminalità.
E’ il traffico di stupefacenti il vero motore di diverse economie, un ambito criminale in cui, nella sola UE, come rilevano gli analisti di Europol, sono coinvolti almeno un terzo dei cinquemila gruppi della c.o. censiti nel 2017, la maggior parte dei quali composti da persone di differenti nazionalità. Poi seguono tutte le altre attività delinquenziali, in primis il contrabbando di migranti e il traffico di esseri umani. Il mercato delle droghe, dunque, è in continua espansione nel mondo con il ricorso, sempre più frequente, ad acquisti on line e a pagamenti con bitcoin. Un problema drammaticamente serio che non si può pensare di risolvere solo legalizzando le droghe leggere.
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