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Un libro bianco contro il ddl Alfano
“Inaccettabile in uno Stato di diritto”

Di Alessio Magro il . Progetti e iniziative

“Abbiamo voluto pubblicare
un dossier sul ddl Alfano, per motivare la nostra opposizione a un testo
che colpisce la nostra Costituzione e le libertà democratiche. Vogliamo
divulgarne il significato, rendere chiari gli effetti, soprattutto ai
nostri parlamentari: in uno Stato di diritto un testo del genere non
può essere adottato. Vogliamo che nessuno possa dire di aver votato
senza sapere”. Il presidente dell’Unione italiana dei cronisti Guido
Columba rilancia così la controffensiva alla riforma del governo, presentando
il volume “Ddl Alfano, se lo conosci lo eviti – I quaderni dell’Unci”.

I pareri di giuristi,
magistrati, avvocati, investigatori, giornalisti, analisi e approfondimenti,
studi, riferimenti normativi e documentazione, per non lasciare nulla
di non detto. Al volume presentato ieri alla Camera (“nella tana del
lupo”) hanno dato il loro contributo tra l’altro professori insigni
come Enzo Cheli e Carlo Federico Grosso. “Un lavoro collettivo, al
quale hanno contribuito colleghi, giudici, esperti ed organismi spesso
lontanissimi –  dice Beppe Giulietti, parlamentare idv e animatore
di articolo 21 – uniti da una battaglia comune, che non è corporativa
ma di tutti i cittadini”. Un’opposizione avviata già al tempo della
riforma Mastella con lo sciopero dei giornalisti, che vede oggi 
schierati sullo stesso fronte – dopo tanto tempo – le organizzazioni
dei giornalisti e degli editori.

Due i nodi “essenziali”
in odore di anticostituzionalità: lo stop alle intercettazioni e l’oscuramento
della cronaca giudiziaria. L’articolo 21 della Carta, ma anche l’articolo
101 che vuole una giustizia amministrata in nome del popolo. Principi
addirittura sanciti dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e più
volte ribaditi dalla Corte Europea. Commento secco quello del professore
Nicola Tranfaglia: “Questa riforma è il segno evidente che in questo
Paese c’è un deficit strutturale di  cultura liberale e democratica”.

Una riforma “da stralciare
in toto, nessuna discussione è possibile” aggiunge Giulietti, riferendosi
alla bozza alternativa presentata dal Pd e alle altre proposte di revisione
“morbida” che vengono dalla stessa maggioranza. Dello stesso avviso
Roberto Natale, presidente della Fnsi, che invita però a insistere:
“Casi come quello Parmalat e Clinica Santa Rita sarebbero stati oscurati
con il ddl in vigore, le nostre argomentazioni hanno fatto breccia nella
maggioranza”. Con un’avvertenza: “Anche il sì alla pubblicazione
del contenuto degli atti giudiziari prima del processo è inaccettabile,
non ci possono imporre il riassunto, non ha senso vietare la pubblicazione
delle intercettazioni non secretate”. Si tratta allora di “fare
tutto il possibile prima che il ddl sia approvato”, prima del voto
parlamentare in agenda nelle prossime settimane.

“Sotto l’apparente
giustificazione della privacy – dice Federico Orlando, presidente
di Articolo 21 – si colpisce la cronaca, quella vera, quella che fa
informazione”. Mentre si dà spazio alla cronaca spicciola, che “distoglie
lo sguardo dell’opinione pubblica sulle mafie, sulla crisi economica
e sulle decisioni politiche antidemocratiche”.

Lo sguardo ai giornali
della mattina e la memoria torna al passato fascista, quando alla Camera
il voto era bulgaro: “Berlusconi fa come Mussolini negli anni 20”
dice Orlando. “Una volta c’era la censura e i giornali uscivano
delle grandi macchie nere – è il commento indignato di Sergio Lepri,
ex direttore Ansa – ma il lettore poteva intuire che dietro quelle macchie
ci fossero delle verità nascoste. Oggi non c’è la censura, ma non
ci sono nemmeno le notizie e nessuno si indigna. A volte la democrazia
è più truffaldina della dittatura”.Tristi ricordi e tristi presagi
quelli di Orlando, pensando a Giovanni Amendola, “che era giornalista
fino al punto che lo ammazzarono”.

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