Trapani, un giardino per dire no ai clan
Il 3 giugno a Trapani l’urlo forte contro chi calpesta la Costituzione per favorire tribù, clan e gruppi di condizionamento dell’economia e della politica.
È stato solo un caso che il pomeriggio di sabato 3 giugno – mentre una delle indagini che sta scuotendo la campagna elettorale per le amministrative a Trapani ha fatto conoscere una evoluzione, e cioè il ritorno in libertà del candidato sindaco Girolamo Fazio, accusato di corruzione e traffico illecito di influenze – un gruppo di associazioni spinte dall’Udi, Unione Donne Italiane, ha deciso di ritrovarsi davanti al Palazzo di Giustizia, per piantare in una aiuola alcune piantine, un albero di ulivo, per far nascere il “giardino dei giusti”.
È stato un caso, ma sicuramente le cose che sono state ascoltate nello spiazzo antistante il Tribunale, sarebbero state pronunziate ugualmente, anzi forse sono state pronunciate in maniera più forte. C’è una parte di Trapani che pubblicamente ha deciso di ricordare Fulvio Sodano, le vittime delle stragi, da quelle di Pizzolungo, Barbara Rizzo, Giuseppe e Salvatore Asta, a quelle della stagione terribile del 1992, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro, Emanuela Loi, Claudio Traina, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Eddie Walter Cosina, e ancora altre vittime, come Rocco Chinnici, Alberto Giacomelli, Mauro Rostagno, Giuseppe Montalto e Rita Atria, dicendo a chiare lettere che in città è in corso una campagna elettorale che per alcune presenze di candidati in corsa, offende la Costituzione Italiana, offende la Democrazia e la Libertà di tanti onesti.
Con l’Udi c’erano anche Libera, Italia Nostra, il Leo Club,l’Ausr, il Kiwanis Erice, Agorà, Trapani per il Futuro, UniTrapani, Anmic, Codici, Badia Grande, Global Service Mobility, Solidalia, Mare Dentro, ma anche semplici cittadini, giovani, donne e uomini di questa terra segnata da mafiosi e complici che con il bisturi, come ha insegnato a fare il patriarca belicino Francesco Messina Denaro, l’hanno incisa, insaguinandola e corrompendola. La rivendicazione dei diritti di libertà e democrazia sono stati enunciati con la lettura di un passaggio di un testo di Italo Calvino. A voce poi i promotori dell’iniziativa hanno voluto sottolineare come “onestà e trasparenza non sono né abdicabili né in alcun modo derogabili”. Ad ascoltarli c’erano anche alcuni candidati alle amministrative, i candidati a sindaco Marcello Maltese ( 5 Stelle), Giuseppe Marascia (lista civica Città a Misura d’Uomo, che ha ricevuto il sostegno dell’ex pm Antonio Ingroia), Pietro Savona (Pd), con i loro supporter. Hanno deciso di sottoscrivere il codice di autoregolamentazione definito dalla commissione nazionale antimafia, legando a questo il proprio mandato amministrativo in caso di elezione. Assente gli altri due candidati in campo, Antonio D’Alì (Forza Italia e Psi) e Girolamo Fazio (Liste civiche e Udc), indicati come i colpevoli morali del degrado politico e non solo di quello cittadino.
È stata una bella manifestazione che non le ha mandate a dire, ma ha parlato direttamente e senza tanti giri di parole. Noi vi proponiamo l’intervento dell’on. Davide Mattiello, componente della commissione nazionale antimafia, invitato apposta alla manifestazione dalle associazioni promotrici. Un intervento che potete ascoltare grazie alla registrazione messa a disposizione da Filippo Salerno che da agronomi si è anche occupato della scelta delle piante poste nell’aiuola. Le foto sono quelle invece scattate da Danilo Orlando, Nicola Pollina, Chicco Veneziano.
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