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Il Comune di Milano ha finalmente una sua commissione antimafia

Di Lorenzo Frigerio il . Lombardia

“Milano
e la Lombardia sono il caso emblematico della ramificazione molecolare
della ‘ndrangheta in tutto il Nord”:
sicuramente è questo uno
dei passaggi più problematici relativi al capoluogo lombardo contenuti
nella relazione sulla ‘ndrangheta, presentata nel febbraio 2008 dal
suo presidente, Francesco Forgione. Suscitò forti polemiche il documento
parlamentare, nonostante fosse stato approvato all’unanimità. Nacque
allora, in quel clima di forti polemiche, la proposta di istituire una
Commissione d’inchiesta anche a livello comunale. Proprio le accuse
reciproche dei partiti di strumentalizzazione politiche furono la causa
della bocciatura dell’iniziativa presa da PD, Lista Uniti con Dario
Fo e altri.  Partì allora una campagna di sensibilizzazione prima
e di raccolta delle firme dei cittadini, promossa da Libera per invitare
il Consiglio Comunale a rivedere la decisione presa allora.

A distanza
di un anno, il risultato è stato raggiunto, perché il Consiglio Comunale
di Milano ha votato, nella seduta di ieri sera, l’istituzione di una
“Commissione d’inchiesta sugli interessi mafiosi attivi nel territorio
milanese”
.

Il significativo
provvedimento (delibera n° 229 del 5 marzo 2009) è stato preso all’unanimità
dei presenti (49 voti favorevoli) e questa decisione chiude, o almeno
così sembra per il momento, le polemiche che avevano diviso maggioranza
e opposizione sulla opportunità e l’utilità di un simile strumento
di indagine. Con la decisione presa ieri, il Consiglio Comunale raccoglie
così l’appello con cui la Commissione parlamentare antimafia chiudeva
la relazione sulla ‘ndrangheta, presentata nel febbraio 2008 dal suo
presidente, Francesco Forgione, con cui si chiamava ad una ampia mobilitazione
contro il fenomeno mafioso l’intera società civile: “La risposta
è nelle mani delle istituzioni repubblicane e di ognuna e ognuno dei
cittadini della Calabria e dell’intero
Paese”
.

Il sindaco
di Milano Letizia Moratti si era dichiarata favorevole fin da subito
all’iniziativa di istituire una Commissione d’inchiesta sulle mafie,
proposta dalle forze dell’opposizione, ma sono stati i forti dubbi
e i veti interni alla sua stessa maggioranza a bloccare, almeno fino
a ieri, l’adozione del provvedimento, dopo la prima bocciatura. Ora
la raggiunta unanimità a Palazzo Marino, sede del Consiglio Comunale,
dovrebbe finalmente costituire il miglior viatico al funzionamento della
nuova commissione comunale antimafia.

“Sono
sempre stato fiducioso sull’istituzione della Commissione

ha dichiarato il Presidente del Consiglio Comunale Manfredi Palmeri
di Alleanza Nazionale – e convinto della sua opportunità. Non
abbiamo mai smesso di lavorare per questo obiettivo, che oggi
è uno strumento importante per il nostro Consiglio e utile per la città:
riconfermo il mio totale sostegno per la programmazione dei lavori,
anche con le altre istituzioni e gli interlocutori esterni”
.

E proprio dal
versante degli interlocutori esterni arrivano i primi segnali di approvazione.
Infatti, la referente di Libera Milano, l’avvocato Ilaria Ramoni ieri
sera ha dichiarato: “Siamo contenti per la decisione del Consiglio
Comunale. Era da tempo che chiedevamo l’istituzione di una Commissione
comunale che servisse ad approfondire la questione delle infiltrazioni
mafiose in città, anche in vista del prossimo EXPO 2015. Anche la raccolta
delle firme dei cittadini, promossa da Libera Milano,
è sicuramente servita allo scopo”
.

Anche i capigruppo
in Consiglio del PD, Pierfrancesco Majorino e della Lista “Uniti
con Dario Fo”
, Basilio Rizzo, nei loro interventi in aula hanno
sottolineato l’apporto decisivo offerto dall’associazione Libera
nell’arrivare a conseguire questo importante risultato.

“Milano
può diventare finalmente il laboratorio della lotta alla criminalità

– ha poi dichiarato Majorino – e vigilare perché
negli appalti Expo non si allunghino i tentacoli delle cosche”
.

“La lotta
alle mafie
– ha sottolineato invece Rizzo – deve essere una
battaglia collettiva e sociale, oltre che una necessità
democratica per una realtà complessa
e complicata come Milano”
.

Non è certo
stato un cammino facile quello che ha portato all’approvazione della
Commissione, dopo il primo parere negativo dello scorso anno. Solo dopo
lunghe discussione, si è arrivati, in sede di dibattito relativo al
bilancio previsionale 2009, pochi giorni prima di Natale, a modificare
la relazione allegata, attraverso l’inserimento di un emendamento
che faceva esplicito riferimento alla proposta. Ci sono voluti poi ancora
due mesi abbondanti per arrivare alla delibera di ieri sera. Segno che
non tutte le componenti del Consiglio Comunale e le forze politiche
erano d’accordo sulla proposta della minoranza.

Gli ambiti
di inchiesta della Commissione sono ampi e articolati: dalle eventuali
infiltrazioni mafiose negli immobili di proprietà del Comune o nelle
aziende partecipate, al racket della tratta degli esseri umani e della
prostituzione, dal traffico delle sostanze stupefacenti ai fenomeni
dell’usura e dell’estorsione, dalle morti bianche all’immigrazione
clandestina, dalle mafie nostrane alle mafie straniere. Ulteriore compito
dei commissari sarà la valutazione critica dell’impatto negativo
delle mafie nel tessuto produttivo, economico e sociale del capoluogo
lombardo, alla vigilia delle grandi opere connesse alla realizzazione
dell’Expo 2015.

Del resto il
livello di guardia è stato abbondantemente superato, se solo si pone
attenzione a quanto contenuto sempre nella relazione sulla ‘ndrangheta,
licenziata dalla Commissione Parlamentare Antimafia nell’ultima legislatura:
Avvalendosi delle potenzialità fornite dalla prima piazza economico-finanziaria
a livello nazionale, la ‘ndrangheta attua il riciclaggio e/o il reimpiego
dei proventi derivanti dalla gestione, anche a livello internazionale,
di attività illecite (traffico di sostanze stupefacenti, armi ed esplosivi,
immigrazione clandestina, turbativa degli incanti, ecc.), inserendosi
insidiosamente nel tessuto economico legale, grazie all’esercizio di
imprese all’apparenza lecite (esercizi commerciali, ristoranti, imprese
edili, di movimento terra, ecc”
.

Il lavoro della
Commissione Comunale antimafia si articolerà in audizioni e sedute
non pubbliche, per questioni legate alla tutela del diritto alla riservatezza;
i componenti saranno 25 consiglieri comunali (13 della maggioranza,
10 della minoranza e 2 del gruppo misto). Importante è inoltre la previsione
di potersi avvalere delle competenze delle autorità inquirenti, investigative
e di pubblica sicurezza operanti a livello nazionale e locale.

“È un
segnale importante
– ha dichiarato infine Ilaria Ramoni di Libera
Milano – perché anche qui, a Milano, si deve prendere coscienza
del fatto che le mafie non sono un problema del sud del nostro paese,
ma una realtà globale. Non possiamo perdere questa occasione

per fare luce su tanti questioni che coinvolgono Milano così
da vicino”
.

Ora che la
Commissione è stata istituita, si dovrà attendere il prossimo avvio
dei lavori per testare la serietà dell’impegno delle forze politiche
nel voler indagare gli affari delle mafie e poi trovare le possibili
risposte a livello istituzionale e amministrativo.

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