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Il 2 giugno visto da Trapani

Rino Giacalone il . Sicilia

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La ricorrenza del 2 giugno a Trapani ovviamente non è stata una celebrazione come le altre. Fari puntati su una città che in piena campagna elettorale sta vivendo una profonda crisi, etica e morale, della politica. E per fortuna non si è fatto finta di niente. Anzi, le parole dei massimi rappresentanti delle Istituzioni hanno evidenziato il momento che rischia davvero di mettere in pericolo il corretto rapporto tra i cittadini, la politica e la pubblica amministrazione.

I venti, anzi le burrasche, giudiziarie che soffiano sul voto amministrativo dell’11 giugno, hanno battuto in lungo e in largo la piazza antistante da una parte la stele dedicata ai caduti e dall’altra il Palazzo del Governo, sede della Prefettura, dove erano schierate istituzioni, forze armate e forze dell’ordine, dinanzi ad un folto pubblico. E in qualcuno un certo imbarazzo era facile coglierlo, nascosto da taluni sorrisi. C’erano anche tanti sindaci che nella ricorrenza dei 71 anni della Repubblica, tanti, non tutti, erano ben consapevoli del peso delle proprie responsabilità parecchio accresciute dinanzi a cittadinanze sempre in credito sul fronte dei diritti.

Qualche eccellente della politica ha preferito disertare la Festa della Repubblica, favorendo allo schieramento istituzionale, il proprio comitato elettorale, come ha fatto il senatore Antonio D’Alì, che invece del classico abito ha scelto un abbigliamento casual, restando ad osservare la cerimonia fermo sull’uscio del suo comitato. Dal suo entourage hanno fatto sapere che la sua assenza è stata legata al fatto di non creare imbarazzo: lui oggi è candidato a sindaco con una richiesta di sorveglianza speciale addosso da alcuni giorni, proposta, per via dei suoi contatti, anche se datati, con esponenti di Cosa nostra. Imbarazzo che comunque non l’ha indotto a ritirarsi dalla corsa elettorale. Altro assente il deputato regionale Girolamo Fazio , anche lui candidato “anomalo” di questa campagna elettorale trapanese: in piena competizione elettorale, è candidato a sindaco (lo è già stato dal 2001 al 2012), è stato arrestato, per corruzione e traffico di influenze, posto ai domiciliari dal 19 maggio e tornato libero appena da qualche giorno, dallo scorso 3 giugno, con il solo divieto di dimora a Palermo. Fazio è uno dei protagonisti di una indagine condotta dalle Procure di Palermo e Trapani, e portata avanti dai Carabinieri, che ha messo in luce affari e mazzette nel mondo dei trasporti navali. “Attore” principale di una maxi corruzione, mazzette e favori che sarebbero stati tratti dai fondi pubblici destinati alla Liberty Lines, la compagnia di navigazione riuscita a conquistare il monopolio del trasporto marittimo siciliano e capeggiata dalla famiglia Morace.

 Non c’è dubbio che a fare da scenario alla Festa della Repubblica a Trapani sono state queste vicende giudiziarie che quasi simultaneamente hanno colpito i due tra i più riconosciuti politici trapanesi, D’Alì e Fazio. Ovviamente nessun riferimento diretto, ma nella celebrazione del 2 Giugno a Trapani precise parole sono state pronunciate, e solo chi non ha voluto sentire non ha sentito. Ci hanno colpito le parole del prefetto Giuseppe Priolo, quando durante il suo intervento ha ricordato che “garantire sicurezza” non è solo qualcosa che riguarda le forze dell’ordine, ma riguarda anche le pubbliche amministrazioni, “sicurezza come garanzia della cosa pubblica”. E per marcare ancora di più che il suo voleva essere un richiamo preciso alla gestione della cosa pubblica, ha affrontato il tema della corruzione che non è solo qualcosa che incrina l’etica e la moralità, ma è un pericolo che tocca tutti, “perché la corruzione apre la porta della cosa pubblica alla criminalità”…e dalle parti trapanesi la criminalità la si declina assieme alla parola mafiosa, criminalità mafiosa!

Il prefetto Priolo con voce determinata ha poi detto: “Rivendichiamo i nostri diritti sapendo che nostro dovere è quello di sostenere i valori della legalità e della giustizia”. E prima del prefetto Priolo, il sindaco di Trapani Vito Damiano, oramai alla fine del suo agitato mandato (ha superato per il rotto della cuffia ben due mozioni di sfiducia dopo aver rotto ogni patto politico con chi lo ha sostenuto elettoralmente nel 2012 e cioè proprio i due contendenti di oggi, D’Alì e Fazio) ha parlato rivolgendosi ai trapanesi invitandoli a reagire con orgoglio, ed ha insistito su un tema: “La crisi non è solo quella economica ma anche sociale soprattutto morale, è la crisi che colpisce quotidianamente la compattezza e le stesse capacità della società, rendendola fragile ed esposta a rischi gravi quali la recessione, la disoccupazione, l’impoverimento e la tendenza allo smarrimento dei valori fondamentali, attorno ai quali siamo chiamati a stringerci , senza rassegnarci alle difficoltà del momento, riprendendo un cammino di crescita e di sviluppo, condannando, senza attenuanti, i compromessi amorali e le radicate consuetudini di mutua e reciproca tutela di interessi personali, mai estirpati, e perciò nel comune sentire quasi legittimati, dobbiamo affrancarci dalla subcultura della prevaricazione, dell’arroganza, della prepotenza e del malaffare, dobbiamo rifiutare ed emarginare la menzogna“. È stata una bella cerimonia non solo perché le cose che dovevano essere dette sono state pronunciate, non solo perché è stato simpatico rilevare l’imbarazzo di qualcuno, ma perché il programma della cerimonia è stato parecchio coinvolgente, con il concerto offerto dal Conservatorio di Musica, con l’apertura dei giardini della prefettura, con quel fantastico tricolore disteso su una delle facciate del cortile del Palazzo del Governo.

La Repubblica, la democrazia e la libertà che da 71 anni in Italia gli onesti possono godere, sono le cose più belle che possiamo avere, ma come tutte le cose belle presentano aspetti di fragilità e quindi Repubblica, Democrazia e Libertà ogni giorno vanno protette. Questo è il primo compito di Noi cittadini italiani.

Trapani, una città gattoparda

“Un senatore socialmente pericoloso”

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