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Pio La Torre

Tonio Dell'Olio il . L'analisi

pio-la-torrePio La Torre è uomo che ha avuto il coraggio di sposare la sua terra controvento, senza compromessi. Rifiutandosi in ogni modo e in ogni circostanza di voltarsi dall’altra parte. Perché un politico con lo sguardo lungo è quello che non si fa guidare da ciò che più conviene a sé, al partito, al consenso, ma alla gente, ai cittadini tutti.

Per questo Pio La Torre non solo non esitò a denunciare la mafiosità che lo circondava, ma intelligentemente si oppose anche all’installazione dei missili a Comiso, segno di un’altra mafia internazionalmente legittimata e “benedetta”.

Lo sguardo lungo e profondo di Pio La Torre intuì per primo che il carcere non bastava e che bisognava colpire le mafie nel cuore dei loro interessi, nel portafogli, nella “roba”, come diceva verganamente. E non solo non si lasciò mai distrarre dalla carriera politica,  dagli incarichi di partito e dagli scranni di Montecitorio, piuttosto li utilizzò per portare a Roma il senso della presenza mafiosa che non riguardava più soltanto la Sicilia. Lui quella terra l’aveva veramente sposata.

È questo il senso dell’inizio del discorso di Enrico Berlinguer al suo funerale, dopo che il 30 aprile 1982 la mafia siciliana o quella mafia internazionale o tutte e due in convergenza di interessi, pretesero di farlo tacere per sempre. Berlinguer iniziò così, un riferimento tutt’altro che banale: “Pio La Torre è stato ucciso a poche centinaia di metri da dove era nato”.

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