Aula 21, la classe dei banchi vuoti
In ogni istituto scolastico c’è un’aula 21. Anche nel nostro, l’ Istituto Sup. Lorenzo Federici di Trescore B., in provincia di Bergamo. Ma questo numero – 21 – per noi non è un numero qualsiasi. E’ diventato simbolo di un giorno particolare dell’anno, di ogni anno da 22 anni a questa parte; certo è il primo giorno di primavera; è il giorno dedicato alla memoria di Alda Merini e quindi è la giornata della poesia; ma per tanti di noi questo giorno è speciale perchè è la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti uccise dal potere mafioso.
Dopo un viaggio, anzi un pellegrinaggio, vissuto nei campi di concentramento, abbiamo voluto trasmettere lo stesso spirito e lo stesso impegno anche ai nostri compagni di scuola mettendo al centro della vita e dell’attenzione del nostro Istituto la Giornata del 21 marzo. La mafia è un fenomeno che tutti conoscono, ma spesso si dimentica l’aspetto più nascosto e cruento che la caratterizza: l’uso della violenza.
Sono circa un migliaio le vittime innocenti del potere mafioso in Italia, e circa 120 i minori – da 0 a 18 anni – coinvolti. Un numero che non avremmo mai immaginato… sono tanti, troppi.
Abbiamo così deciso di raccontare le storie di alcuni di loro: bambini, ragazzi, giovani … che si sono ritrovati a diventare vittime innocenti perchè incastrati in dinamiche incomprensibili, più grandi di loro.
Ispirandoci al libro “La classe dei banchi vuoti” di Don Ciotti, abbiamo voluto restituire alla Vita alcuni di loro, raccontando su alcuni banchi dell’Aula 21 le loro storie. In mezzo ad alcuni banchi – volutamente – rimasti vuoti per ricordare tutti gli altri innocenti – ne abbiamo preparati 13, con poche semplici cose: una foto, un foglio e degli oggetti che avevano la forza simbolica di richiamare la loro Memoria nella quotidianità di un luogo che frequentiamo tutti i giorni, e che ricorda la nostra quotidianità.
Abbiamo voluto farli rivivere dentro un’aula che altri avevano deciso che non avrebbero più frequentata nel corso della loro vita.
Una vecchia lavagna
Una vecchia lavagna di ardesia ci accoglie all’entrata e ci avvisa che qui c’è una ‘classe con i banchi vuoti’. I nomi delle vittime di mafia dalle scale ci accompagnano fino all’aula.
Aprendo la porta dell’Aula 21, ci troviamo di fronte a una classe, una classe come tante: con una cattedra, il pc con il monitor e il videoproiettore, cartelloni alle pareti e file disordinate di banchi. Tuttavia qui c’è un silenzio speciale, unico, perchè tra questi banchi non ci sono ragazzi che chiacchierano, scherzano o cercano di risolvere impossibili problemi di matematica, o rispondono annoiati alle richieste dei profe, o alle battute dei compagni.
I banchi sono vuoti, si vuoti …
Camminando tra le file ci accorgiamo che su un banco c’è un pallone di calcio e a terra invece delle scarpette da calcio per ricordare Dodò ucciso ad 11 anni; i libri di scuola e i dischi di Paolo, 16 anni; le conchiglie di Simonetta per ricordare l’ultimo pomeriggio al mare trascorso con il papà prima di essere uccisa in un agguato; lo specchio e i trucchi per annalisa, 14 anni , la chiamavano ‘la bellissima’; i fiori che amava tanto Rita, 17 anni e la pagina del diario ferma sulla data del 26 luglio; i Lego per Cocò,ucciso a 3 anni e per Francesco e Salvatore di 6 anni;la diamonica di Giuseppe; le Barbie e le scarpette col ciuccio per ricordare due sorelle, Nadia e Caterina di 9 anni e 50 giorni …
Un orsacchiotto, solo, protegge le parole scritte non su un foglio ma direttamente su un banco:
a te che sei morta con mamma Ida e papà Antonino
colpiti in un agguato
avevi solo 5 mesi
e non eri ancora NATA!
5 agosto 1989
Villagrazia di carini (Pa)
Parole e musica …
Con la musica di sottofondo che ci avvolge, ci sentiamo guidati verso uno di questi banchi. Scostiamo la sedia appena, ci sediamo e ci troviamo tra le mani gli oggetti della vita di una delle vittime. Li tocchiamo, li stringiamo e ci sentiamo anche noi vicini a lui; gli occhi cercano la foto e vogliamo così dare un nome a quel volto, leggiamo allora la storia e quella diventa parte della nostra storia.
Anche noi, per la prima volta, ci rendiamo conto di essere coinvolti e capiamo che la nostra storia appartiene alla loro storia e alla storia di questo Paese.
Noi volevamo, con quest’aula, permettere a tutti di aprire gli occhi e comprendere che queste vite non fossero straordinarie ma semplici, proprio come le nostre.
Proprio il fatto che fossero persone comuni ha permesso a tutti di entrare in empatia con loro e di comprendere quanto sia cieca e ingiusta la violenza della mafia.
Le studentesse e gli studenti che sono entrati in quest’aula hanno potuto esprimere il loro SILENZIO impastato di incredulità, di rabbia, di ingiustizia, di domande, di impegno, di riscatto, di responsabilità, di giustizia, di verità, ma soprattutto di MEMORIA … e in tanti hanno anche scritto il loro pensiero su un cartellone bianco grande quanto una parete.
Tante parole ci dicono che quello non doveva essere il loro mondo, che tutta quella violenza deve finire, che qualcosa deve cambiare, che dovevamo proteggere tutti questi ragazzi e … noi confidiamo che anche partendo da queste iniziative tutti possano davvero impegnarsi nel loro piccolo per combattere la mafia e la mentalità mafiosa.
La cattedra … tra i fiori e la Costituzione
sul tavolo che ogni giorno occupano i profe abbiamo messo la piantina della classe con i banchi vuoti e i banchi con i nomi dei ragazzi che abbiamo scelto di raccontare. Ogni giorno ci siamo impegnati a mettere dei rami con fiori freschi, gemme, che indicano la primavera.
Accanto, tra i fiori e la mappa, un libro che contiene la nostra Costituzione, perchè come dice don Luigi Ciotti, ‘è il primo testo antimafia; dove uno ha tutti i diritti e i doveri per scegliere se essere cittadino oppure essere un suddito che chiede continuamente favori agli altri’
Un pellegrinaggio … silenzioso
E’ stato un pellegrinaggio di studentesse, studenti, docenti, personale dell’Istituto, ex studenti, classi di altri istituti, continuo e ininterrotto per 9 giorni .
La nostra non è solo una speranza ma abbiamo la convinzione che, dopo questa esperienza, tutti custodiscano quelle storie dentro di loro e facciano in modo che nulla cada nel vuoto, impegnandosi giorno per giorno nella costruzione di una società più giusta e più umana.
Erano bambini, adolescenti, nessuno di loro era già adulto; come tutti, a quell’età, erano pieni di sogni e di speranze e in un attimo le loro vite sono state troncate, sono rimaste lì, tutte da immaginare, quasi sospese.
Il silenzio non era il solito, è stato il Silenzio di una cattedrale, di un abisso, di una gola, di un angolo nascosto, di parole non dette
In fondo in questi giorni tutto il nostro Istituto si è come ristretto un pò per far posto ad una nuova classe che – in modo diverso e inaspettato – ci ha fatto capire che quei banchi vuoti devono essere riempiti dal nostro IMPEGNO QUOTIDIANO perchè nessuna aula di questo istituto e le aule di tutte le scuole possano vedere ancora una classe con i banchi vuoti.
Marta, Francesca, Alice, Anna, Giada, Sara e Stefania
5 B liceo scientifico L. Federici
prof. VGm
alcune frasi scritte sul muro da chi ha visitato ‘la classe dei banchi vuoti’:
‘Quando chiudi la porta di quest’aula alle spalle, chiudi fuori il resto del mondo. Ti trovi a conoscere un intreccio di vite innocenti,che hanno poco in comune, ad eccezione dell’essere state spezzate prematuramente e dallo stesso carnefice: la mafia.
Per non dimenticare.’
‘Loro erano al posto giusto nel momento giusto, erano liberi.
Sono i mafiosi ad essere sbagliati.’
‘Ho visto alcune vite rinascere, il nostro Paese cambiare, la società risorgere.Quest’anno ho festeggiato la Pasqua di Resurrezione con tre settimane d’anticipo!’
‘Cara me del futuro oggi vorrei raccontarti di questo mondo, sta diventando stretto, crudele, violento. NON E’ PIU’ IL MIO MONDO. Si fa del male ogni giorno, gente che piange e si consuma, i piccoli gesti non ci sono più. Si vive male qua dentro, anzi non si vive più, si sopravvive!’
‘Mantieni vivo il ricordo e fallo ogni girono. Anche se ogni giorno ti fa detestare il mondo’.
‘GRAZIE un modo davvero stupendo per permettermi di riflettere e soprattutto di non dimenticare’.
‘Portandovi nel cuore, senza dimenticarvi e imparando che questo non è il mondo che vogliamo. Perchè un mondo che permette di uccidere dei bambini non è quello cin cui voglio stare’.
‘E’ il non sentirsi coinvolti che ci condanna ad essere irrimediabilmente dei complici’.
‘Il silenzio e l’indifferenza sono la voce della complicità’.
‘Il futuro siamo noi, se lo vogliamo diverso lo dobbiamo cambiare’.
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