Rassegna stampa
Settimane intense per l’informazione e per le operazioni antimafie queste prime settimane del mese di febbraio 2009. E’ caldo, caldissimo, il versante che vede schierati giornalisti da un lato e ddl intercettazioni dall’altro. Molte le polemiche legate all’utilizzo a fini investigativi dei tabulati telefonici, dall’archivio Genchi al caso De Magistris. Sull’altro versante si alternano invece confronti e dibattiti televisivi e su carta stampata, sulle restrizioni alla libertà di stampa e d’investigative strettamente collegate al ddl sull’uso e la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche. (Corriere della Sera – 28 gennaio 2009; Gazzetta del Sud 27 gennaio 2009).
Mentre l’opinione pubblica si trova stretta fra dibattiti confusi e agitati sul futuro dell’informazione e della giustizia in Italia, arrivano dalle aule dei tribunali due importanti sentenze. La prima condanna a 4 ergastoli esecutori e mandanti dell’omicidio Fortugno (Corriere della Sera 3 febbraio 2008 – Avvenire 3 febbraio 2008). Soddisfazione è stata espressa da più parti ma rimane ancora aperto il filone che lega questo omicidio a responsabilità politiche che dovranno ancora essere accertate (Il Quotidiano di Calabria, 3 febbraio 2009 1/2/3).
Non solo Calabria. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della Procura della Repubblica di Caltanissetta contro il proscioglimento dell’ufficiale Arcagioli . Non ci sarà un processo per la scomparsa dell’agenda Rossa di Borsellino, quella in cui il magistrato annotava tutti suoi appuntamenti dalla morte di Falcone sino al giorno della strage di via d’Amelio. Le immagini dei Tg immortalarono quel giorno fra le macerie e la disperazione il capitano dei carabinieri Giovanni Arcangioli con in mano la borsa dentro la quale familiari e colleghi dichiarano si trovasse l’agenda scomparsa da quel giorno. La notizia è passata piuttosto in silenzio, mentre il fratello del magistrato, Salvatore Borsellino ha inviato alla stampa alcune parole che esprimono il suo rammarico per questa decisione e per tutte le indagini relative ai mandanti esterni delle stragi di via d’Amelio e Capaci (articolo21.info)
Settimane importanti anche per sul versante delle operazioni antimafia, dicevamo. Due in particolare le inchieste che hanno messo in luce le infiltrazioni mafiose nel Lazio come in Sicilia. Nella capitale continuano a cadere con effetto, domino, (si spera) pezzo dopo pezzo parti del tesoro immobiliare e commerciale che la ‘ndrangheta ha messo in piedi a Roma come in tutta la regione. In particolare l’allarme ‘ndrangheta si è esteso a catene di ristoranti e alberghi, ed è stato oggetto anche del discorso di inaugurazione dell’anno giudiziario delle toghe romane (L’Unità 1 febbraio 2009; 1/2). Non solo investimenti sul territorio, ma anche gestione attiva del commercio di sostanze stupefacenti nel litorale laziale sino alle regioni limitrofe (Corriere della sera 3 febbraio 2009) e anche le alte cariche dei reparti investigativi lanciano l’appello: “Mafia spa non si ferma, è continua ad essere decisivo il ruolo delle intercettazioni” (L’Unità 1 febbraio 2009 ).
L’inasprimento del 41 bis deciso in Senato nelle scorse settimane è uno strumento ulteriore a servizio di questo lavoro, ma rimane centrale il ruolo svolto dalle intercettazioni (Avvenire 5 febbraio 2008). Inasprimenti della pena che sono oggi più che mai necessari per interrompere nel segno della continuità i legami fra i boss dentro e le famiglie e i boss “reggenti” fuori che ancora decidono appalti e subappalti, comprano voti e ricattano politici. Non ultimo impongono pizzo agli imprenditori (Quotidiano della Calabria 29 gennaio 2009). Ancora lunga inoltre la lista dei latitanti, i più pericolosi, i primi 30 sono resi noti dal Quotidiano di Calabria (Quot. Calabria 2 febbraio 2009) che sottolinea come ben 9 di loro siano della ‘ndrangheta.
Trackback dal tuo sito.