Turchia e migrazioni
Qualche giorno fa il presidente turco Erdogan ha insultato pesantemente la Germania (ricordandole il suo passato nazista) dopo che, per motivi di ordine pubblico, erano stati vietati i comizi che alcuni politici turchi dovevano tenere in quel paese. Forse, se si desse uno sguardo alla penosa situazione dei campi in cui sono “concentrati” centinaia di migliaia di profughi siriani dopo l’accordo UE/Ankara di poco più di un anno fa (al prezzo pattuito di 6 miliardi di euro, da corrispondere in due tranche), qualche insulto si potrebbe rivolgere anche nei confronti del governo turco sulla gestione dell’accoglienza di quella povera gente. Governo che, contrariamente al passato, sta dedicando sicuramente maggiore attenzione alle attività di contrasto dell’immigrazione irregolare via mare.
Infatti, nei primi due mesi del corrente anno, sono stati registrati già 36 eventi con imbarcazioni salpate dalle coste turche che hanno portato ad intercettare 1.475 migranti ( in prevalenza siriani, pakistani, iraniani e afghani) e arrestare 12 persone per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, meglio noti come “scafisti”. (fonte, Comando Generale della Guardia Costiera turca). Le partenze dei migranti avvengono per lo più dalle coste ovest-sud/ovest, in particolare da Ismiz, Marmaris e Bodirum dopo una loro permanenza in alloggi (cosiddette “safe hoses”) a Istanbul che si conferma crocevia del traffico di migranti. Notevolmente ridotto il numero dei migranti deceduti nel Mar Egeo durante le traversate verso le isole greche: un migrante morto nei primi due mesi del 2017 contro i 141 dello stesso periodo del 2016 secondo le informazioni riportate nel website del Comando della Guardia Costiera turca.
Nel 2017, alla data del 6 marzo scorso,le autorità italiane hanno annotato 4 eventi in mare con 240 migranti partiti dalla Turchia (in tutto il 2016 erano stati 3.679, il terzo paese di provenienza dopo la Libia e l’Egitto) con la presenza, almeno di un due circostanze, di scafisti ucraini e russi. Le imbarcazioni utilizzate sono state sempre del tipo velieri/yacht di 12-15 metri e, almeno in un caso, quest’anno (il 3 gennaio scorso), si è accertato che uno di questi natanti a vela rintracciati al largo delle nostre coste (Otranto) aveva svolto la funzione di “nave-taxi” facendo scalo nell’isola greca di Paros prendendo a bordo un gruppo di pakistani per poi riprendere la navigazione verso le coste pugliesi.
E sempre verso quelle coste era diretta anche la motonave Aktaslar-B, di 35 metri, bloccata dalla Guardia Costiera turca il 27 gennaio, nel Mar di Marmara, con a bordo 280 migranti e tre cittadini turchi arrestati per traffico di persone. E’ proseguita, inoltre, sempre nel quadro della sopraindicata dichiarazione congiunta UE-Ankara, l’attività di reinsediamento di cittadini siriani in alcuni paesi dell’UE (Belgio, Estonia, Finlandia, Francia, Germana, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Svezia) arrivati a 3.622 (861 solo nei primi due mesi del 2017 di cui 117 nel nostro paese). Un interscambio informativo sul fenomeno migratorio irregolare e sulla criminalità collegata è, comunque, essenziale se si vuole conseguire qualche risultato positivo. Così, nel mese di febbraio scorso, presso l’Ambasciata del Regno Unito, si è tenuta, per la prima volta, una riunione nell’ambito del FLEC (Foreign Law Enforcement Community) degli ufficiali delle varie forze di polizia esperti di immigrazione presenti in Turchia ( dal 13 giugno 2016 è stato attivato anche l’ufficio del nostro esperto presso l’Ambasciata italiana ad Ankara).
La condivisione delle informazioni, con l’auspicio sollecitato nella riunione della partecipazione, in futuro, anche di rappresentanti delle autorità locali, potrà essere utile ad elevare il livello di collaborazione sempre complicato e difficile in un paese che, lo ricordiamo, vive una situazione di gravissima insicurezza interna a causa dei molteplici attentati terroristici registrati anche in questo scorcio di anno con ingenti perdite umane.
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