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Casapesenna, tredici consiglieri comunali si dimettono con atto notarile

Di Pietro Nardiello il . Campania, Dai territori

Quando la magistratura bussa
alle porte della politica l’imbarazzo, prima, e lo scompiglio, poi,
iniziano a farla da padrona. Interrogativi, però, bisognerebbe porseli
anche quando nessun uomo della procura si presenta all’anticamera
della stessa. Siamo in terra di camorra, non dimentichiamolo e la zona
grigia, dove si preferisce concludere gli affari, si allarga, senza
controllo, proprio come se fosse una macchia d’olio.

In queste ore nel comune di
Casapesenna, uno dei tre che il fascismo raggruppò in quel di Albanova,
gli altri erano Casal di Principe e San Cipriano D’Aversa, il consiglio
comunale è stato sciolto perché tredici consiglieri su sedici hanno
rassegnato le proprie dimissioni dalla carica dopo aver stipulato un
atto pubblico sottoscritto presso uno studio notarile di Casal di Principe
senza indicare, a quanto pare, una motivazione causando così la caduta
della giunta guidata da Giovanni Zara.
 

Riavvolgiamo il nastro 
ritornando indietro di dieci mesi, all’elezioni dello scorso anno
che hanno visto concorrere solo una lista di centro destra, “Democrazia
e Libertà”, guidata dal futuro primo cittadino Giovanni Zara, e che
annoverava tra le fila anche il sindaco uscente Fortunato Zagaria, all’epoca
già al secondo mandato, ed altri volti noti di quelle aule riconfermati
dallo spoglio delle urne che assegnò, agli unici partecipanti, i 16
seggi a fronte di 3.466 preferenze. Nessuna lista a contendersi la giuda
della Casa Comunale, solo una coalizione e nessuna sorpresa, chissà
poi perché.
 
 

Questo è il terzo scioglimento
anticipato in soli dieci anni, senza contare, poi, i due per infiltrazione
camorristica. A Casapesenna, dunque, nonostante ci si trovi in un Comune
che fa parte del Consorzio “Agrorinasce”,  presieduto dalla
Prefettura con la dott.ssa Immacolata Fedele, e del quale fanno parte
anche i centri di Casal di Principe, San Marcellino, San Cipriano d’Acersa,
Santa Maria la Fossa e Villa Literno, è difficile che la politica possa
svolgere serenamente e senza pressioni  la propria azione. Questo
Giovanni Zara lo avrebbe dovuto sapere visto che in passato, per due
anni e mezzo, è stato vice sindaco nella giunta guidata da Fortunato
Zagaria.

La politica però, spesso si
regge con formule matematiche che si traducono nel semplice dare ed
avere, spese, costi e ricavi, cioè potere.

In questi dieci mesi Zara avebbe
voluto avviare un nuovo percorso, a partire dal riutilizzo dei beni
confiscati che, stranamente, proprio in questo comune che fa parte di
Agrorinasce, o restano inutilizzati o impiegati per rimpinguare le casse
comunali. Qui l’unica banca del paese paga l’affitto al Comune perché
ospitata nella fabbricato confiscato a Michele Zagaria senza che nessuno
si chieda, ancora una volta, e nemmeno dalla Prefettura, il perché
di questa forzatura della legge.
 

Adesso  ci si avvierà
verso nuove elezioni e chissà se sei ai nastri di partenza della prossima
tornata elettorale l’avversario non sarà nuovamente e soltanto il
quorum. L’attenzione degli inquirenti, però, non dovrebbe mancare
anche in caso di lotta politica tra più liste. Sono i fatti che ci
inducono a pensare che la democrazia in questo centro, così come in
altri, non sia ancora un fatto compiuto.

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