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Criminalità a Torino, il punto con il capo della mobile

Di Davide Mattiello il . Altre regioni, Dai territori, Interviste e persone

Incontro con Marco Martino, capo della sezione criminalità organizzata della squadra mobile di Torino

Dottor Martino, lei come capo della sezione criminalità organizzata della squadra mobile di Torino, ci può parlare dell’applicazione del 416/bis nella nostra città?

I presupposti del 416/bis trovano grandi limiti nel nord Italia e, in particolare nel Piemonte: deve esserci un controllo effettivo del territorio, una situazione di omertà, e, di fatto, un’intimidazione mafiosa. Per fortuna viviamo a Torino e non credo che qui le attività criminose di stampo mafioso siano così frequenti come in altre zone dell’Italia. Non abbiamo delle zone che sono appannaggio esclusivo della criminalità organizzata; non abbiamo comuni, come è invece stato detto, che siano degli enclave delle criminalità organizzate, per es a matrice calabrese (Bardonecchia, Volpiano, Nichelino, Orbassano). Non è così. E’ facile generalizzare ma sono state fatte attività dalla Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza. Ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti: arresti, denunce, sequestri di beni…

In un’assemblea rispetto al 416/bis avevi fatto riferimento ai gruppi nigeriani.

Nel 2006 c’è stata una misura cautelare che riguardava i gruppi nigeriani con indagini curate in parte dai carabinieri e in parte dalla Polizia. Tali gruppi avevano organizzazioni simili a quelli di stampo mafioso: capi, soggetti che impartiscono ordini, esecutori, punizioni corporali.. questi gruppi hanno fatto registrare connotazioni particolari e differenti dalle mafie come le intendiamo noi, quindi cosa nostra, ‘ndrangheta, camorra. Questi soggetti avevano una rilevante capacità d’intimidazione con delitti commessi anche all’estero, estorsioni… Tale connotazione ha fatto sì che i gruppi nigeriani venissero, in qualche modo, inquadrati ed indagati come con le mafie italiane. Ora sono in atto processi, vedremo come si svilupperanno.

Riciclaggio del denaro sporco: spesso si dice che città ricche come Torino siano destinatarie di questi meccanismi di riciclaggio e in particolare che il modo migliore per riciclare sia il settore edile. Ci sono elementi interessanti a Torino?

A Torino una serie di attività commerciali possono dare l’idea che vadano in questa direzione, anche attraverso attività legate all’edilizia. Segnalo che vengono eseguiti spesso dei controlli, alcuni molto particolari che interessano ditte edili importanti. I controlli sono molto complessi: mezzi, dipendenti.. Ad esempio per le Olimpiadi di Torino 2006, la TAV ed altri.
I cantieri legati alla TAV-TAC (treno ad alta capacità Torino Milano) sono fra i più grandi del mondo. Numerosi controlli sono stati svolti in più circostanze con Carabinieri, Polizia, ASL, Ispettorato del Lavoro Guardia di Finanza. Questi gruppi interforze e multidisciplinari all’improvviso piombavano nel cantiere. Solo pochissimi conoscevano il giorno e quale cantiere sarebbe stato oggetto del controllo. Si effettua un controllo delle società, dei mezzi, dei lavoratori. Questo ha scoraggiato molte operazioni di riciclaggio anche se non escludo che possa essere avvenuto. Ricordo che è difficilissimo provare il reato di riciclaggio di denaro e raggiungere una sentenza di condanna passata in giudicato. E’ sempre onere dell’accusa dimostrare da dove arriva quel denaro, che provenga da un delitto e che sia stato utilizzato da terzi con finalità di occultare o reinvestire.

Se tu potessi chiedere qualcosa alla politica?

E’ un aspetto complesso, perché non è propriamente il nostro settore. Noi cerchiamo di applicare regole, ma sarebbe più semplice svolgere il nostro lavoro con risorse ottimizzate e con altre che derivino dagli stessi settori criminali. Un esempio? La normativa antidroga, quella per il contrasto dell’immigrazione clandestina e della pedofilia/pedo-pornografia. Tali norme consentono alle Forze di Polizia di incidere in modo più significativo sui beni, patrimoni dei soggetti con i provvedimenti di confisca ed affidamento dei beni mobili ed immobili utilizzati per la commissione del reato. Con le auto sequestrate ed affidate le Forze di Polizia hanno più strumenti per contrastare il crimine. Aumenta patrimonio polizia, per contrastare ancora meglio la criminalità. Sarebbe opportuno potenziare tali norme al fine di creare dei circoli virtuosi per i beni che sono riconducibili alla criminalità comune ed organizzata. Al fine di rendere più efficace tale contrasto si potrebbe ipotizzare l’applicazione della specifica normativa sul sequestro, confisca ed affidamento per ogni delitto non colposo (almeno nelle flagranze di reato) e per tutti i beni che sono stati utilizzati anche in una fase di preparazione. Per esempio se uso 2 auto per una rapina: una per fare un sopralluogo e l’altra per la rapina, bisogna confiscarle entrambe non solo quella che poi risulta rubata e che viene usata per commettere il delitto e che dovrà essere restituita al legittimo proprietario. Infine bisognerebbe prevedere delle ipotesi specifiche di confisca anche nel caso di patteggiamento della pena che escludono tale sanzione accessoria.

Tu sei qui dal 93: com’è cambiata la Questura di Torino?

Ovviamente la Questura è cambiata notevolmente. Sia nella struttura che nei metodi e nelle indagini svolte. Negli anni ‘90 si usavano i primi cellulari, oggi internet. Il numero di uomini presenti non è aumentato notevolmente, ma si è specializzato anche grazie ad un innalzamento della livello scolastico medio. Il diverso approccio che si registra nelle diverse fasi lavorative ha migliorato capacità di produrre sicurezza. Non solo retate ma anche capacità di ascoltare e comunicare con il cittadino, con i comitati di zona. Fra le varie evoluzioni della Questura e della Polizia ricordo la creazione dell’URP (ufficio relazioni con il pubblico), del Poliziotto di quartiere e del sito internet www.polizadistato.it, uno dei più visitati d’Italia: oggi il passaporto e le denunce possono essere effettuate anche via internet.Si registra un’evoluzione della criminalità ma anche delle risposte dello Stato non solo di tipo repressivo ma anche culturali e di metodo.Uomini e donne nel mio ufficio raggiungono circa 190 unità che svolgono solo indagini della Squadra Mobile. Nel 1993 c’era una divisione delle sezioni della Squadra Mobile legata agli eventi criminosi: omicidi, rapine.. Oggi il lavoro viene organizzato in modo più globale mettendo la parte offesa al centro dell’attenzione: si avranno così, per esempio, i reati contro persona che vanno dalla molestia via sms fino all’omicidio. Tutto viene valutato, perché anche i piccoli eventi possono essere preludio di reati maggiori.

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