No bavaglio e querele temerarie per i giornalisti
L’abolizione del carcere per i giornalisti e il contrasto al fenomeno delle minacce ai cronisti, anche attraverso le cosiddette “querele temerarie”, sono stati i temi al centro del sit-in organizzato oggi a Roma dalla Federazione nazionale della stampa italiana al quale hanno aderito i rappresentanti delle Associazioni regionali di stampa, l’Ordine dei giornalisti del Lazio, Articolo21, Pressing NoBavaglio, Usigrai, Associazione Amici di Roberto Morrione, Italians for Darfur, Mensile Confronti, Associazione Carta di Roma, Ossigeno per l’Informazione, Libera Informazione, Fondazione Angelo Vassallo, Giornale radio sociale, Uisp, Unci.
«Siamo qui insieme con i colleghi e le colleghe costretti a vivere sotto scorta – ha esordito il segretario generale Fnsi, Raffaele Lorusso – per chiedere alle istituzioni di tornare ad occuparsi di temi fondamentali per la nostra professione come la riforma del reato di diffamazione, che prevede l’abolizione del carcere per i giornalisti, e il contrasto al fenomeno delle querele temerarie, che con le minacce e le intimidazioni condividono un obiettivo: imbavagliare i giornalisti, la libertà di espressione e il diritto di cronaca».
In piazza, oltre al segretario Lorusso e al presidente Fnsi Giuseppe Giulietti, anche i giornalisti e le giornaliste costretti a vivere sotto scorta e le colleghe e i colleghi che hanno dovuto fare i conti con richieste di risarcimento danni spropositati. Tra questi, Michele Albanese, responsabile per i progetti di educazione alla legalità del sindacato dei giornalisti, Federica Angeli, Paolo Borrometi, Amalia De Simone, di recente insigniti dell’onorificenza al Merito della Repubblica dal capo dello Stato Sergio Mattarella, Sandro Ruotolo, Sabrina Pignedoli, Pietro Suber.
«Riteniamo – ha ribadito il presidente Giulietti – che la cancellazione del carcere per i giornalisti sarebbe una norma di civiltà e chiediamo alle forze politiche di riprendere quel provvedimento da troppo tempo fermo in qualche cassetto del Senato».
Sono intervenuti anche il viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, che ai giornalisti e alle giornaliste in piazza ha espresso vicinanza e sostegno, il vicepresidente della commissione Antimafia, Claudio Fava, che ha ripreso il tema delle querele temerarie con richieste di danni esorbitanti che spesso si concludono senza neanche arrivare al giudizio eppure altrettanto spesso vengono usate come vere e proprie minacce preventive. «Credo che il Parlamento – ha detto Fava – debba muoversi con molta meno prudenza di quella che fino ad ora ha manifestato: chi usa con disinvoltura lo spauracchio della querela temeraria deve pagare pegno».
In piazza anche i rappresentanti del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, della Casagit, dell’Unione cronisti, l’avvocato Francesco Paolo Sisto, che per la Fnsi ha curato la costituzione di parte civile nel processo ai presunti aggressori di Paolo Borrometi, l’avvocato Giulio Vasaturo, i senatori Monica Cirinnà e Giuseppe Lumia, e la presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi.
«Siamo convinti che il diritto all’informazione sia un diritto fondamentale e per questo le mafie temono il vostro lavoro. Ma non siete soli nella vostra battaglia. Lottiamo insieme contro il malaffare e la corruzione», ha commentato la presidente Bindi, che ha concluso il sit-in ricordando il lavoro svolto dalla sua Commissione e la relazione approvata all’unanimità e trasmessa al Parlamento: «Ora chiediamo alle commissioni parlamentari di comportarsi di conseguenza – ha detto – e di varare nuove norme».
Al termine dell’iniziativa, il segretario generale Raffaele Lorusso, il presidente Giuseppe Giulietti e il consigliere Michele Albanese sono stati ricevuti a Palazzo Madama dal presidente del Senato, Pietro Grasso, che ha condiviso la necessità espressa dai rappresentanti dei giornalisti di riportare al centro del dibattito parlamentare i disegni di legge a tutela del diritto di cronaca e della libertà di informazione e per contrastare le querele temerarie e ogni tentativo di imbavagliare la stampa.
MULTIMEDIA
Nella sezione “Fotogallery” del sito altri scatti del sit-in in piazza delle Cinque Lune.
Sulla pagina twitter della Fnsi i video di alcuni degli interventi.
Il comunicato della Fnsi sulla Giornata di mobilitazione in favore dei cronisti minacciati
La Giornata di mobilitazione in favore dei cronisti minacciati e che vivono sotto scorta e per sollecitare il Parlamento ad abrogare il carcere per i giornalisti e ad approvare norme che sanzionino coloro che intimidiscono i cronisti con le querele temerarie è stata un successo. «Per la prima volta – sottolineano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi – numerosi colleghi e colleghe con le loro scorte, mondo dell’associazionismo, enti della categoria e rappresentanti delle istituzioni si sono ritrovati in piazza per confrontarsi su tematiche che non riguardano soltanto i giornalisti, ma tutti i cittadini perché un cronista minacciato o intimidito da una richiesta di risarcimento danni milionaria rende l’informazione più debole e l’opinione pubblica meno informata. Vanno ringraziati tutti i colleghi che hanno voluto essere presenti questa mattina davanti al Senato, nonché le autorità e i rappresentanti delle istituzioni che hanno accettato di venire in piazza a discutere di questi temi. Nei prossimi giorni chiederemo un incontro al viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, anche lui intervenuto al sit-in, per affrontare le questioni legate alla sicurezza dei cronisti nelle aree più a rischio del Paese».
Al sit-in sono intervenuti anche la presidente e il vicepresidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi e Claudio Fava, i senatori Monica Cirinnà e Giuseppe Lumia e il deputato Francesco Paolo Sisto, che è l’avvocato di parte civile della Federazione nazionale della Stampa italiana nel processo che si celebra a Ragusa contro i presunti aggressori del collega Paolo Borrometi. Il presidente del Senato, Pietro Grasso, al termine dell’iniziativa ha ricevuto a Palazzo Madama la delegazione della Fnsi composta dal segretario generale Raffaele Lorusso, dal presidente Giuseppe Giulietti e dal responsabile per i progetti per la legalità del sindacato, Michele Albanese, manifestando vicinanza e disponibilità per far sì che i temi sollevati trovino adeguato spazio nel dibattito parlamentare. «Ora – sottolineano Lorusso e Giulietti – promuoveremo incontri con i rappresentanti delle forze politiche e delle istituzioni affinché sia adottato un provvedimento specifico sulle querele temerarie, che sono diventate vere e proprie minacce per il diritto di cronaca, riprendendo quanto già contenuto nella relazione della commissione Antimafia sui cronisti minacciati e approvato all’unanimità».
Galimberti (Unci): I giornalisti minacciati un simbolo di fragilità. Il parlamento dia un segnale di riscossa civile e approvi le leggi per una effettiva libertà di stampa
“I cronisti sotto scorta sono il simbolo della fragilità della libertà di stampa in questo Paese, e anche la dimostrazione che la minaccia paga: vite segregate, professioni dimezzate. Per invertire questa anomalia serve una riscossa culturale, che deve partire dal Parlamento con la rapida approvazione della depenalizzazione della diffamazione a mezzo stampa e con interventi punitivi per chi agisce in giudizio con querele temerarie e richieste di risarcimento inaccettabili e con la sola finalità intimidatoria”.
Lo ha dichiarato il presidente dell’Unci, Alessandro Galimberti, alla giornata di mobilitazione per la libertà di stampa e no-bavaglio indetta dalla Federazione nazionale della stampa, culminata nella manifestazione pubblica di piazza delle Cinque Lune. Tra gli intervenuti, oltre al segretario della FNSI Raffaele Lorusso e al presidente Giuseppe Giulietti, anche alcuni dei giornalisti che vivono sotto scorta, da Federica Angeli, membro di giunta dell’Unione Cronisti, a Michele Albanese e Paolo Borrometi, oltre ad Amalia De Simone. “Le loro vicende – ha detto Galimberti – dimostrano che attaccare i giornalisti e il giornalismo è sin troppo facile, perché c’è un humus culturale di irritazione verso l’informazione indipendente di cui anche la classe politica è portatrice. Per questo la prima scossa deve arrivare dal Parlamento, che deve superare anni di impasse molto poco onorevoli e approvare le leggi per una effettiva libertà di stampa, dalla riforma della diffamazione alle punizioni esemplari per le querele e le citazioni civili temerarie”.
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