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La rassegna stampa

Di Alessio Magro il . Rassegne

Italia smemorata. E’ la settimana della memoria e dell’Italia
smemorata. Del ricordo della Shoah e dei preti negazionisti
(www.repubblica.it). Delle montagne che franano in Calabria,
sull’autostrada A3 e sulla costa: morti e feriti, nessuno responsabile
o tutti responsabili, perché gli appelli e gli allarmi risalgono a
troppi anni addietro (www.strill.it). E’ la settimana delle polemiche
sui migranti. Quelli che sbarcano a Lampedusa e che “fuggono” da un
centro nel quale non potrebbero essere rinchiusi perché non hanno
commesso alcun reato. Quelli che si vorrebbero rispedire indietro in
paesi dai quali fuggono (verbo legittimo, in questo caso) perché
perseguitati. Che si vorrebbero “trattenere” in attesa di
identificazione per 18 mesi e che si vorrebbero “pizzicare” in ospedale
quando vanno a curarsi (www.repubblica.it). Sono i migranti di
Lampedusa, ma anche quelli di Rosarno (www.terrelibere.it), quelli di
Eboli (www.liberazione.it, 30 gennaio 2009, pagina 20)e quelli di
Messina (www.terrelibere.it). E’ anche la settimana del Forum sociale
mondiale di Belém (in Brasile), dove movimenti e organizzazioni di
tutto il mondo provano a immaginare un mondo che rispetti i diritti e i
popoli (www.liberainformazione.org).

Intercettazioni sì,
intercettazioni no. Il lungo balletto sulla riforma della giustizia, ma
soprattutto sulla legge anti-intercettazioni prosegue sulla stampa a
ritmi serrati. Pomo della discordia il noto Gioacchino Genchi,
superesperto in analisi di tabulati telefonici. Avrebbe spiato le
telefonate di politici, 007 e addirittura del capo della polizia Gianni
De Gennaro. Sul cosiddetto archivio Genchi si sono levati cori sdegnati
di protesta, con addirittura un assolo dell’ex ministro della Giustizia
Clemente Mastella (Corriere della Sera, 24 gennaio). In realtà, il
consulente dell’allora pm di Catanzaro Luigi De Magistris non si occupa
di intercettazioni, ma semplicemente incrocia tabulati, cioè numeri di
telefono. Secondo alcuni, il caso è stato sollevato solo per
legittimare il giro di vite auspicato dal premier Silvio Berlusconi
(Avvenire, 27 gennaio). Sul fronte politico si registrano convergenze
tra i due poli (in parallelo a quelle sulla legge elettorale per le
europee) sul testo presentato dal ministro Angelino Alfano, mentre il
Pd isola sul tema l’Italia dei Valori (Corriere della Sera 29 gennaio).
Salvo poi un altolà con le modifiche in senso restrittivo proposte dal
Pdl e il conseguente arroccamento di Walter Veltroni (Corriere della
Sera
e Unità, 30 gennaio
).

Tangentopoli romana. Il caso
Romeo invade le capitali d’Italia. Secondo il neo gip di Napoli Luigi
De Magistris, il presunto sistema tangentizio costruito
dall’imprenditore-faccendiere partenopeo sarebbe stato esportato dalla
Campania a Milano e soprattutto a Roma. Con il pesante coinvolgimento
dell’ex ministro Francesco Rutelli (Corriere della Sera 1-2 e Unità 30 gennaio).

La coca della Cia. E’ Libera a lanciare
l’allarme mondiale: in un dossier stilato dall’esperto Sandro Donati
emergono pesanti discrasie nei bilanci redatti dall’Onu e dagli Usa
sulla produzione di cocaina nel Sud-America e sugli effetti del Plan
Colombia e del Plan Merida, le campagne anti-narcos varate dalle
amministrazioni statunitensi. In altre parole, la produzione di cocaina
sarebbe aumentata notevolmente, a dispetto delle cifre fornite dalle
Nazioni Unite. Dietro i traffici in Colombia, e recentemente in
Messico, ci sarebbero apparati della Cia, deviati e non. A confermarlo
alcuni casi eclatanti, come il ritrovamento di un velivolo dei servizi
americani con a bordo un carico di droga, dopo un incidente durante un
volo occultato
(http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Coca-made-in-Cia/2059291&ref=hpsp,
Liberazione 24 gennaio
).

L’onorata sanità alla sbarra. Mimmo
Crea, ex consigliere regionale della Margherita, accusato di truffa e
associazione mafiosa per il cosiddetto scandalo della clinica degli
orrori, sarà processato dopo il rinvio a giudizio sancito dal gup di
Reggio Calabria. Al centro del procedimento  Villa Anya, clinica
privata di Melito Porto Salvo, un buco nero mangiasoldi che Crea
avrebbe provveduto a rifornire di finanziamenti tramite pesanti
pressioni sui dirigenti della Regione e in combutta con le cosche della
‘ndrangheta (Quotidiano della Calabria, 28 gennaio). Ma Crea è anche
coinvolto nel processo sull’omicidio di Francesco Fortugno. Secondo i
pm, sarebbe la chiave per comprendere le ragioni, e dunque i mandanti,
dell’assassinio del vicepresidente del consiglio regionale della
Calabria, compagno di partito dello stesso Crea, che poco prima delle
regionali era trasvolato nelle fila dei Dl (Gazzetta del Sud 23
gennaio).

Quinta mafia. Ormai non è più una novità. Ma se mai ce
ne fosse bisogno, i casi di cronaca continuano a confermare che il
Lazio è la Capitale sono ormai a rilevante densità mafiosa. Il
prestigioso ristorante “Alla Rampa” di piazza di Spagna, sequestrato
nelle scorse settimane perché di proprietà delle famiglie della faida
di San Luca, potrà continuare l’attività. Per il tribunale le prove non
bastano, ma i dubbi restano (Unità, 29 gennaio). E che quella mafiosa
sia ormai una presenza sempre più autoctona è rivelato dal giro di
droga e usura scoperto dai carabinieri tra Trastevere e Testaccio. Un
colpo al clan dei Casamonica, tra gli arrestati due dipendenti
regionali, un altro locale chic sequestrato a Testaccio, dopo quelli di
piazza di Spagna e via Veneto (Corriere della Sera, 30 gennaio).

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