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Girone 41 bis – speciale Ecoradio

Di Sabrina Pisu il . Atti e documenti

Il
regime di 41 bis non dovrebbe consentire alcun rapporto con il mondo
esterno ma dalla sua cella il padrino di Caltanissetta Giuseppe Madonia
continuava a gestire gli affari del clan. La storia, il funzionamento e
la riforma del carcere duro: se ne parla ad Omissis nella puntata
“Girone 41 bis” curata e condotta da Sabrina Pisu e Gianluca
Martelliano. Intervengono: Franco Roberti, coordinatore della Direzione
distrettuale antimafia di Napoli; Giovanna Maggiani Chelli, presidente
dell’Associazione familiari delle vittime della strage di via dei
Georgofili; Antonio Ingroia, magistrato della Procura di Palermo; Luca
Blasi, avvocato penalista; Francesco La Licata, giornalista de ‘La
Stampa’; Claudio Fava, segretario nazionale di Sinistra Democratica;
Sergio D’Elia, segretario di Nessuno Tocchi Caino; Vittorio Antonini,
presidente di Papillon; Marco Minniti, ministro degli Interni nel
governo ombra del pd; Angela Napoli del Pdl, componente della
Commissione parlamentare antimafia.

GIUSTIZIA/FAVA (SD):INDECENTE UN SOTTOSEGRETARIO AFFILIATO ALLA CAMORRA

“Il regime previsto dal 41 bis non è punitivo o afflittivo ma serve a
evitare che i capimafia governino le loro cosche dal carcere. Per
evitare questo, le condizioni di isolamento devono essere rispettate e
questo non sempre accade. Serve un’attenzione maggiore
nell’applicazione delle regole previste” così Claudio Fava, segretario
nazionale di Sinistra democratica, interviene ad Ecoradio, nella
puntata di Omissis “Girone 41 bis” curata e condotta da Sabrina Pisu e
Gianluca Martelliano in onda sabato alle 12.00.

“Dal 41bis c’è stato un esodo di capimafia – continua Claudio
Fava a Ecoradio – i numeri complessivi sono ridotti in modo
preoccupante. Della commissione antimafia stento a trovare notizie che
la diano ancora in vita. Non c’è un solo atto politico, investigativo,
istituzionale.”

“Ci sono gesti necessari che andrebbero fatti: è indecente –
spiega Fava – che l’On. Cosentino, indicato da cinque collaboratori di
giustizia come organico a un clan camorrista, sia stato scelto dal
presidente del Consiglio Berlusconi come un sottosegretario nel pieno
delle sue funzioni a rappresentare il governo italiano”.

“Questo – chiosa Fava – non rende credibile l’intera azione
del governo. Fino a quando manterremo in vita queste contraddizioni
sarà difficile parlare di una lotta di Stato alla mafia”

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