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Salerno-Reggio Calabria, la promessa infinita

Fabrizio Feo il . Senza categoria

“L’Autostrada Salerno-Reggio Calabria sarà pronta per il 22 dicembre. Nessuno può ridere dell’Italia.” E’  il 26 luglio e Matteo Renzi taglia un altro nastro. Sulla Salerno-Reggio Calabria .
Perché dice “nessuno può ridere dell’Italia” ? A chi e a cosa si riferisce il Presidente del Consiglio? Lo spiega lui stesso su Facebook: parla delle risate che qualche mese prima avevano accolto la stessa promessa, fatta davanti alla stampa estera. A ridere erano stati i giornalisti stranieri. La cosa era decisamente indigesta. Così Renzi imperterrito ha confermato nuovamente la promessa appena l’avanzamento di un cantiere gliene ha offerta l’opportunità. E ha rincarato la dose parlando di un’autostrada a 4 corsie. No, nessuno  ha male interpretato: 4 corsie. E’ ancora lui il Presidente, a scrivere “è tutta a 4 corsie”. Si su Facebook.
Ora, non si può ridere fino al 22 dicembre. Divieto assoluto. Ma poi, il Natale, lo potremo trascorreremo in allegria? Almeno per questa barzelletta? Gesù, Gesù, ma a Renzi glielo hanno detto o no che tra i 40 e i 50 chilometri, curve viadotti e gallerie, due tratti di autostrada – più o meno il 10% visto che la A3 è lunga  440 chilometri- sono così come erano negli anni 60? E a soli cinque mesi dell’annunciato completamento dei lavori. A meno che non abbia in serbo un miracolo….E qualcuno gli ha spiegato che non si capisce a cosa si riferisca quando dice che è un’autostrada “tutta a 4 corsie”?
Facciamo due conti: l’ampliamento della Salerno-Reggio per 390 chilometri (meno i 40/50 km intatti) su 440 è servito a correggere il tracciato e a realizzare la corsia d’emergenza che prima era praticamente inesistente. Per 390 chilometri le corsie erano 2 prima dell’ampliamento, e 2 sono ora, più comode, più agevoli, e con la possibilità di fermarsi per un’emergenza ma tante sono. 4 corsie diventano solo se si sommano quelle del tratto direzione nord a quelle del tratto direzione sud. O se si vede doppio. Ma posto che sia questo il criterio si potrebbe anche dire che nel tratto da Salerno fino a Sicignano degli Alburni la Salerno-Reggio è a 6 corsie: già perché su quel percorso -50 chilometri più o meno- sommando le corsie di ogni senso di marcia sono 3 e sommando direzione nord e direzione sud il risultato è proprio 6. Per difetto… Perché anche lì, tanto per non essere stretti di manica, si potrebbe dire che davvero le corsie per ogni senso di marcia sono 4. Contando anche la corsia di emergenza.
L’entusiasmo, l’esigenza di vantare qualche risultato, giocano proprio brutti scherzi. Soprattutto quando non sai, o dimentichi, che più a sud di dove sei andato a tagliare il nastro, dalle parti di Vibo, alcuni tratti sono stati costruiti male e con imbrogli. E che la magistratura li ha sequestrati. O che  molte gallerie, ancora più a sud , dalle parti di Reggio, sono ridotte ad una sola corsia. Restringimenti di carreggiata, limiti di velocità a 40, 60 e 80 …e così via dentro e fuori le gallerie “completate” …su tratti “completati”. E poi  i giunti stradali nuovi sui quali si sta già rimettendo mano ecc. !!  E siamo alla centesima promessa sui tempi di consegna dell’autostrada. Non di un lotto, dell’intera autostrada. Promessa fatta a vuoto. Ora è logico che si cammini meglio di anni addietro, e vorrei vedere…ma resta inaccettabile non solo la barzelletta sul completamento, ma anche tentare di far passare l’idea che all’improvviso la A3 possa diventare una scommessa….”vinta”. Inaccettabile. La storia di questa autostrada resta una vicenda contrassegnata da infiltrazioni di ndrangheta e camorra negli appalti, poi dai cantieri aperti e chiusi, il cemento fasullo, i rifiuti interrati, fallimenti, attentati, errori di realizzazione, sequestri di beni. E di ministri o amministratori Anas che davano una data di fine lavori mai vera. Ancora qualche mese fa la magistratura ha sequestrato tratti autostradali pericolosi e fatti male. E sono trascorsi 15 anni dall’inizio dei lavori, più del doppio di quanto ci è voluto per costruirla! Inaccettabile. Per i morti sul lavoro e quelli per gli incidenti che ci sono stati. O ancora perché sui soldi spesi per questi lavori la ndrangheta ha messo le mani in più di una occasione. Non si può dire: va meglio di ieri. E dimenticare. Come vorrebbe qualcuno. Sono trascorsi più di 15 anni. Le fesserie raccontate e fatte, i reati contabili e da codice penale contestati, nel corso di questo tempo si traducono in danni ed hanno dei costi. Che qualcuno ha pagato e continua a pagare. E per dimenticare o non vedere non basta tradurre in modo improbabile il termine “completare”, o raccontare una barzelletta.

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