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Beni confiscati e inutilizzati
L’assenza di risposte concrete

Di Tina Cioffo il . Campania, Dai territori

Beni confiscati
e non ancora mai utilizzati, in provincia di Caserta i casi sono tanti.
Molti dei progetti  per l’uso sociale degli immobili tolti ai
camorristi sono fermi al palo da mesi o addirittura da anni. Il problema
è la penuria delle informazioni, la scarsità della sensibilità e
l’incapacità tecnica. L’iter è lento. Il procedimento inizia con
la comunicazione della definitiva confisca da parte della cancelleria
dell’ufficio giudiziario, che ha emesso il provvedimento, all’Agenzia
del demanio, al Prefetto e al dipartimento della pubblica sicurezza
del Ministero dell’interno. Dalla confisca all’assegnazione con
relativa destinazione non dovrebbero trascorre oltre cento venti giorni,
questi quelli almeno previsti dalla legge 109 del 1996. I fatti sono
diversi. Passa un periodo che va da un anno finanche a venti anni, specie
per quanto riguarda i beni aziendali. Per un’informativa antimafia
della ditta che dovrà occuparsi della riqualificazione del bene, il
più delle volte vandalizzato dagli ex proprietari o malridotti dall’incuria
del tempo, la Prefettura ci impiega almeno sei mesi.  

Le colpe ed
i ritardi si dividono tra amministrazioni comunali, Regione, Università
e consorzi che gestiscono i beni (tra i più famosi c’è Icaro, Acli
Terra di Benevento, Agrorinasce e Associazione Mondotondo onlus). Il
risultato è unico: assenza di risposte concrete. A San Cipriano D’Aversa
nella villa confiscata a Stefano Reccia in via Luigi Caterino la ludoteca
è attesa dal 2002. I lavori per il momento sono fermi da quasi un anno.
A completare la realizzazione sono necessari solo gli arredi e le attrezzature.
Lo stop, secondo indiscrezioni che assomiglia sempre di più al gioco
dello “scaricabarile”, si sarebbe avuto negli uffici regionali che
non avrebbero dato seguito agli invii  predisposti dal Comune.
E sempre a San Cipriano nel centro sociale in via Ada Negri per l’installazione
dell’ascensore sono già trascorsi sei mesi mentre per il Parco della
legalità, con annessa struttura sportiva, praticamente completato l’ingresso
è bloccato. La richiesta per la strada di accesso e per la pubblica
illuminazione è stata inoltrata sei mesi fa ma ad oggi non c’è ancora
niente. A San Marcellino nel Centro giovanile polivalente con i lavori
di ristrutturazione sono stati completati da un anno,il  trasferimento
del comando della polizia municipale al quale è stato destinato un
piano, sarebbe potuto avvenire già sei mesi fa ma l’amministrazione
comunale non ha ancora provveduto a fornirlo di linea telefonica.  

A Casal di
Principe nella villa Scarface ex proprietà del camorrista Walter Schiavone,
dove a giugno si è tenuta una mostra d’arte e contemporaneamente
un meeting  con il giudice Raffaello Magi e l’autore del libro
‘Questa Corte Condanna,’ storia del processo Spartacus grazie al
quale molti dei capi della camorra casalese sono finiti all’ergastolo,
la ristrutturazione è da calende greche. Fu confiscata nell’ottobre
del 1998 ma dopo pochi mesi l’intera struttura di ottocentocinquanta 
metri quadrati, su tre livelli con piscina esterna ed un giardino che
si estende per oltre duemila metri quadrati, venne completamente incendiata.
La nuova destinazione per fini sociali è del 2003. In progetto, la
realizzazione di un Centro sportivo riabilitativo per diversamente abili. 
È un’opera da due milioni di euro interamente finanziata dalla regione
Campania. 

  Completato
il primo lotto con la demolizione di alcune barriere architettoniche
il direttore dei lavori Grazia Gazzillo ed il responsabile del cantiere
Sergio Alfiero aspettano che la Seconda Università degli studi di Napoli,
in qualità di stazione appaltante, dia il via libera all’ultimazione.
Sei mesi fa la Facoltà di Architettura di Aversa ha consegnato 
il progetto esecutivo, l’ufficio tecnico universitario avrebbe dovuto
e potuto, dopo la conferenza dei servizi tenutasi a luglio, far partire
la gara, ma niente è stato ancora fatto. La Corte dei Conti nel 2005
richiedeva “la massima attenzione da parte di tutti i soggetti Coinvolti”
per “potenziare l’efficienza delle varie amministrazioni competenti”,
in modo da “incidere sulla procedura di gestione e sulle possibilità
di effettiva utilizzazione dei beni confiscati, non ultimi gli interventi
di vigilanza da parte delle forze di polizia per assicurare la conservazione
di ogni singolo bene confiscato, evitando che rientri nel circuito della
criminalità organizzata”. A Trentola Ducenta per quel che riguarda
il bene appartenuto a Francesco Biondino, oltre al ritardo c’è anche
dell’assurdo. La confisca è del 2002. La consegna del 23 febbraio
del 2006. Il 28 gennaio del 2008, Libera chiede di fare un sopralluogo
per verificare le condizioni della villa. A farlo sono Mauro Baldascino
referente dell’Osservatorio provinciale casertano sui beni confiscati,
Valerio Taglione responsabile di Libera Caserta, il sindaco del paese 
Nicola Pagano e alcuni agenti di polizia municipale in servizio. Il
gruppo arriva in via Degli Oleandri, il sindaco è accompagnato dai
vigili urbani.  

Pare che debba
essere  questione di pochi minuti ma non è così. I tentativi
per aprire il portoncino vanno a vuoto e così pure per il cancello
più grande. Nel frattempo una donna si accorge che il vigile non riesce
ad aprire e prova a dare  alcune indicazioni su come fare, si fa
passare le chiavi. Dopo alcuni tentativi non riusciti dice: “aspettate
vado a prendere le mie chiavi”. Era la mamma di Francesco Biondino. 
La casa fino ad un anno fa era evidentemente  ancora in uso alla
famiglia dell’ex proprietario. “Ad un anno di distanza da quell’episodio
-afferma Baldascino- nonostante le numerose richieste non siamo più
riusciti a fare il sopralluogo”. Ma di problemi non se ne trovano
solo nell’agro aversano. A Castel Volturno  che detiene il primato
provinciale del 26% di immobili confiscati l’azienda bufalina per
oltre un ettaro di estensione confiscata a Dante Apicella, in località
Masseria Piana nei pressi della Città dell’Uomo costruzione della
Mirabella spa,  è dal 2003 abusivamente  occupata da Crescenzo
Di Bona. Il bene è dell’Agenzia del Demanio che non ha ancora provveduto
allo sgombero. Il caso  va a conferma della stima nazionale secondo
cui il 30 percento dei beni sono attualmente occupati da ex proprietari
o da abusivi. I casi sono davvero tanti. I conti non tornano e a pagare
dovrebbero cominciare ad essere dirigenti ed amministratori, privati
di buone intenzioni da propaganda.

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